Strage di via Fani: ogni anno, il 16 marzo, l’inutile commemorazione del rapimento di Aldo Moro e della strage dei cinque uomini della sua scorta.
E’ un evento di cui oramai non importa a nessuno. Chiedete nelle scuole chi fosse Aldo Moro e avrete risposte fra le più bizzarre dagli alunni e pure dagli insegnanti più giovani.
Quest’anno s’aggiunge il lavoro della commissione parlamentare di inchiesta, presieduta da Giuseppe Fioroni, persona degna del massimo rispetto. Non di meno, la tracotanza con la quale il pregiudicato Valerio Morucci ha trattato la commissione nel corso della propria udienza, fa dubitare della competenza dei commissari a interrogare testi e vagliarne le dichiarazioni.
I lavori cominciarono tre anni fa con l’audizione di Ferdinando Imposimato, il quale dichiarò d’aver precipitosamente lasciato l’incarico requirente, dopo aver sentito Morucci e Faranda per mesi, per aver «ricevuto minacce gravissime… che hanno riguardato non solo me, ma anche altri miei familiari. Io ho dovuto interrompere le indagini, che sono state proseguite da altri.»
Ah, sì? Vieni minacciato e scappi? Dice, hanno minacciato anche i miei familiari! E quindi? Li fai scortare, mandi via loro e tu rimani, oppure rimangono con te, come accade ogni giorno a qualunque investigatore impegnato seriamente contro la criminalità. Oppure, chissà, forse è un bene che tu sia andato via.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Leggi pure questo: La Torre-Dalla Chiesa, trattativa Stato-Mafia[/cryout-pullquote]
Poi seguì la deposizione di monsignor Antonio Mennini, un prelato, annunciata come novità dai tromboni d’una stampa smemorata, ignorante che il prelato fu ascoltato dagli investigatori a giugno 1978, a gennaio 1979, a febbraio ’79 e a settembre 1986. Anche le commissioni parlamentari non erano una novità per costui: comparve davanti alla Commissione Moro il 22 ottobre 1980, fu trattato coi guanti, gli riconobbero volentieri di non essere stato per nulla “reticente”. Subito dopo la Segreteria di Stato lo collocò nel servizio diplomatico della Santa Sede, mandandolo in Uganda. Come mai così lontano? Mennini ha sempre negato d’aver incontrato Moro nel covo di via Montalcini, dove i criminali rinchiusero lo statista prima di ucciderlo. Il diavolo fa le pentole, non i coperchi. A ottobre 1990, le lettere di Moro ritrovate nel covo brigatista di via Monte Nevoso, dietro una parete di cartongesso, testimoniarono che Mennini aveva avuto con Moro qualche contatto ulteriore oltre a quelli da lui ammessi in precedenza. La Corte d’Assise lo ascoltò nel 1993 e s’accontentò della sua assicurazione di non aver ricevuto altre lettere rispetto a quelle da lui dichiarate in precedenza. Nessuno ha pensato di chiedere al Vaticano le relazioni che Mennini scrisse per la Segreteria di Stato; sono almeno quattro, custodite come il segreto di Fatima.
Imposimato se ne andò a Londra, Mennini in Uganda e la verità al diavolo.
Oggi si cerca la verità nell’autopsia o nella ricostruzione di quanto avvenne in via Montalcini.
Suggeriamo invece di ripartire da via Fani; ecco alcune delle ragioni.
Primo. La perizia balistica certifica che gli uomini sull’auto di Aldo Moro furono freddati da un solo tiratore abilissimo. Si lascia intendere che costui fosse Antonio Nirta, killer calabrese, perché fotografato fra la folla affluita in via Fani dopo l’eccidio e perché è di Nirta la mano che ha sparato per freddare Aldo Moro, secondo il giornalista investigativo Paolo Cucchiarelli.
Un conto è macellare una persona inerme, com’era nelle capacità di Nirta, altro è freddare due agenti in auto con Moro, senza fare neppure un graffio al presidente della DC. Costui era un professionista militare di altissima scuola. Chi era? A quale servizio segreto apparteneva? Come arrivò in via Fani? Come andò via?
Secondo. Perché l’’agguato si fa a un quadrivio, come accadde a via Fani? La risposta è univoca: per avere almeno tre vie di fuga nel caso giunga una minaccia inaspettata. Tale eventualità – si badi – non deve comunque pregiudicare l’operazione.
Per prevenire una tale evenienza, chi diresse l’operazione di via Fani (chi la diresse davvero?) dispose certamente dei nuclei armati a un centinaio di metri su ciascuna delle strade confluenti sul quadrivio. Tali nuclei erano pronti a sparare su chiunque potesse compromettere l’agguato. Per esempio, se una gazzella di carabinieri o un’auto di vigili urbani quel mattino si fosse casualmente diretta verso l’incrocio, gli agenti sarebbero stati neutralizzati, vivi o morti, più probabilmente morti stecchiti, visto il trattamento usato ai cinque della scorta. Questo è un dato di fatto operativo che non ammette discussioni ed eleva il numero di partecipanti all’agguato di almeno otto-dodici unità. Questi nuclei avevano necessariamente capacità operativa analoga a quella del superkiller che freddò i tre uomini in auto con Moro.
E’ pure rimasta nella nebbia la modalità con la quale arrivarono e poi andarono via i brigatisti di cui è nota la partecipazione all’agguato.
Valerio Morucci ha quindi dimenticato qualche dettaglio nel suo memoriale. Non è il caso di torchiare costui e i suoi compari, visto che hanno mentito?
Terzo. E’ quanto meno da sciocchi se non da complici, accreditare Steve Piekzenic, il “consigliere” statunitense, come una monade, inviata in Italia dal Dipartimento di Stato USA a dare una mano a Francesco Cossiga. Per di più si è preso per oro colato quanto disse in varie occasioni. Anche costui meriterebbe di essere torchiato a dovere, da un maresciallo alla maniera antica. Perché? Un personaggio del genere si muove solo se accompagnato, passo dopo passo, da una costellazione invisibile di agenti clandestini, in grado di mutare i rapporti di forza nel teatro operativo intorno allo stesso Piekzenic. Come si mutano i rapporti di forza? Con la forza, appunto. In altre parole col ricatto, la corruzione, la violenza. Che cosa ha davvero fatto Piekzenic e che cosa hanno davvero fatto i sui complici? Piekzenic e il suo compare Cossiga affermano di aver costretto i brigatisti a uccidere Aldo Moro. Bene. Con quali modalità operative? Rispondere, prego.
Quarto. Un’operazione di tale portata non si realizza senza complicità di pezzi importanti di tutti i servizi segreti incidenti sul teatro operativo; ovvero il SISMI e il SISDE, ma anche la CIA e, il servizio segreto militare sovietico, il GRU, ben più competente del KGB sulla vicenda Moro.
Quinto. Un agente del GRU, Sergey Sokolov sorvegliava Aldo Moro – lo riferì egli stesso – e alloggiava a Roma in via degli Orti di Alibert 8, in una casa di proprietà del Vaticano. Perché nessuno ha indagato su questo? Si direbbe che gli agenti sovietici stessero a Roma solo per gustare pizza e vino.
Sesto. Il piano per isolare e poi uccidere Aldo Moro fu avviato almeno un anno prima, nel 1977, guarda caso in coincidenza con la decisione politica di schierare gli Euromissili. Aldo Moro non avrebbe mai consentito di schierare gli Euromissili in Sicilia, nel feudo elettorale di Giulio Andreotti, sotto il controllo della mafia, con la quale Francesco Cossiga scese a patti.
Morto Aldo Moro, i missili furono dislocati a Comiso. La base di Comiso fu un enorme affare in forniture militari ma anche una cuccagna di appalti per le cooperative emiliane e di traffici d’ogni genere. Claudio Fava scrisse anni dopo: “Tutto questo, naturalmente, non è passato su Comiso e dintorni senza lasciare traccia: anzi; si è probabilmente avverata nel corso degli ultimi tre anni la “profezia” di Pio La Torre, il deputato comunista ucciso dalla mafia: «…Si vedrà presto a Comiso lo scatenarsi della più selvaggia speculazione, dal traffico di droga al mercato nero, alla prostituzione, con il degrado più triste della nostra cultura e della nostra tradizione»”.
Non bastasse, lo schieramento a Comiso fu sì un enorme affare ma fu anche alquanto discutibile proprio dal punto di vista militare.
Nel 1962, durante la crisi di Cuba, i missili furono schierati a Gioia del Colle, 40 chilometri a Sud di Bari. Comiso era 500 chilometri indietro di quanto fosse Gioia del Colle rispetto all’Unione Sovietica. Era dunque una scelta militarmente senza senso: un’arma strategica non rinuncia a una fascia di 500 chilometri, dov’è accertata la presenza di centinaia d’obiettivi remunerativi, compresa Mosca, la capitale. Gioia del Colle era una base attrezzata; Comiso invece dovettero costruirla da zero: piste, strade, case, hangar, magazzini, impianti… un fiume di miliardi, un fiume di droga, un fiume di potere per i Corleonesi, amici di Salvo Lima, a partire da quando? Quando si dice la coincidenza, dal 1977-1978…
Se Donald Trump e Vladimir Putin – troppo giovani per avere qualunque responsabilità – aprissero gli archivi sulla vicenda di Aldo Moro, scopriremmo come mai oggi certi “ex” del Partito Comunista Italiano e della Democrazia Cristiana – guarda caso quelli allora più intransigenti contro Moro – oggi si svelano genuflessi alla corte clintoniana. E, visto che ci siamo, scopriremmo pure come sono diventati straricchi.
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Gentile Dottor Laporta,
la buona creanza difetta piuttosto a chi offende gli altri in pubblico, come fa Lei.
Lei mi ha chiesto un appuntamento di punto in bianco, senza aver mai dialogato privatamente con me e senza conoscermi, con una email che diceva solo, ” è giunto il momento di incontrarci ” – senza un minimo di contesto, presentazione o chiarimento dello scopo e della natura dell´incontro.
Io ho annullato l´appuntamento previsto per il pomeriggio, non “poche ore prima “, bensì più di 8 ore prima, prima delle 7 del mattino, quando è assai difficile che Lei avesse già organizzato la giornata.
L´anonimato è un diritto, e va rispettato perché ha le sue ragioni.
Se poi la cautela è mancanza di coraggio, allora Moro era un vigliacco perché voleva rafforzare la scorta…
La ringrazio ugualmente di aver pubblicato le mie ” affermazioni alquanto discutibili ” , anche se avrei preferito risposte con argomenti e non con offese pubbliche.
A mai più risentirci,
Skep
Mi spiace, non volevo mortificarla, alla sua età.
Gentile Dottor Laporta,
vorrei oggi metterLa a parte di alcune risultanze di recenti ricerche, sia mie sia di altri, che a mio personale parere convergono tutte nel rafforzare la tesi che Moro fu rapito prima di via Fani, quasi certamente nella chiesa di san Francesco in piazza Monte Gaudio, o nelle sue immediate adiacenze e pertinenze. Grazie unicamente a Lei e al Suo sito, tali risultati possono essere oggi per la prima volta pubblicati tutti insieme, e si spera raggiungere un pubblico.
Anzitutto un altro argomento a favore del rapimento pre- e non post-strage : il 16 marzo 1978, Moro era di gran lunga il politico più carismatico e popolare d´Italia assieme a Berlinguer. Kissinger non poteva ucciderlo subito, perché la reazione popolare italiana e extraitaliana avrebbe rischiato d´esser violentissima e rinfocolare il già fortissimo antiamericanismo dell´epoca, sia a destra sia a sinistra sia al centro. Perché a differenza di oggi, moltissimi italiani di allora erano coscienti che c´era la cia dietro la strategia della tensione.I 55 giorni servirono anche a stemperare tale rabbia, a preparare la psiche collettiva alla morte di Moro con espedienti di psy-op tipo falso comunicato della Duchessa, con lo stillicidio dei falsi volantini attribuiti alle false br, etc. Pieczenik docet.
Quella mattina fatale e tragica per la nostra storia, il 16 marzo 1978, tra le 8.30 e le 9 del mattino, mentre Moro era in preghiera a San Francesco, successe qualcosa. Qualcuno di cui si fidava, quasi certamente cossiga, con o senza parlato e guglielmi, separò Moro dalla sua scorta fidata. Eleonora Moro testimoniò che il marito era pronto per uscire alle 8.30, e che il maresciallo Leonardi interruppe per questo una telefonata alla moglie che stava facendo da casa di Moro in via del Forte Trionfale 79.
Dunque possiamo essere ragionevolmente certi che Moro uscì di casa con Leonardi e poi incontrò il resto della scorta sotto casa, alle 8.30 da pochissimo trascorse.
Che poi si recò a San Francesco, a pochi minuti di macchina da casa sua, si evince da diversi dispacci e articoli di stampa delle primissime ore e dei primi 2 giorni, giovedì 16 marzo e il giorno dopo. La disinformazione di regime cercherà successivamente e fino ad oggi di obliterare San Francesco con Santa Chiara a piazza Giuochi Delfici, ma il parroco di quest´ultima ha smentito categoricamente che Moro vi andò quella mattina.
Quella mattina l´ordine di servizio per la scorta di Moro cambiò all´improvviso. Generalmente erano Moro e Leonardi a decidere l´itinerario del giorno all´ultimo momento – ma quel giorno qualcuno intervenne e fece loro cambiare programma.
Già da giorni il brigadiere Gentiluomo, espertissimo membro della scorta di Moro, era stato messo in ferie, come lui stesso testimoniò nel 2010 a un giornalista di Oggi :
” Ero un agente molto preparato a rispondere con decisione alle situazioni d’emergenza, con anni di militanza nella Celere. Eppure poco prima dei fatti di via Fani fui messo d’autorità in licenza.”
Era stato sostituito con il bravo ma inesperto Zizzi, al suo primo giorno con la scorta di Moro !! :
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2018/03/16/aldo-moro-la-scorta-trucidata-dai-brigatisti-in-via-fani-chi-erano_372d4924-87e7-4941-a6ee-a31f6f0ee199.html
Ma c´è di più.
Oltre alla scorta che lo accompagnava, il convoglio di Moro era solitamente preceduto da un agente esperto che ne “bonificava” il percorso : cioè, partiva qualche minuto prima e si accertava che non vi fossero stranezze lungo l´itinerario che di lì a poco Moro e la scorta avrebbero seguito.
Questo agente si chiamava Adelmo Saba. Quel 16 marzo 1978, di mattina presto, il suo superiore dottor enrico marinelli , dirigente del commissariato di Monte Mario, sospende di colpo la consueta operazione di bonifica quotidiana, esentando dal servizio senza preavviso l´agente Adelmo Saba.
Questo marinelli era già notorio per aver, nel 1968, intralciato le indagini del giudice Ottorino Pesce sul
” suicidio ” del colonnello Rocca.
Adelmo Saba fu audito per la prima volta, dopo 38 anni, dall´ultima commissione Moro, e rilasciò dichiarazioni sconvolgenti :
egli appunto svolgeva la sua ” bonifica ” quotidiana, precedendo di qualche minuto, in borghese, la scorta di Moro a bordo di un´auto civetta, insieme ad un collega. La mattina del 16 marzo, senza alcun preavviso, fu sollevato da questo incarico e messo in ufficio dal marinelli. QUINDI IL 16 MARZO LA BONIFICA NON VENNE EFFETTUATA.
Saba fu poi richiamato in servizio solo a strage avvenuta.
Saba aveva anche il compito di controllare i paraggi dell´abitazione di Moro, ma quella mattina marinelli gli impedì di farlo.
Avrò da dire molto di più sulla testimonianza di Saba nei prossimi giorni.
Per ora la saluto cordialmente,
Suo
Skep
Caro Skep,
entra da anonimo su questa pagina. Porge delle affermazioni alquanto discutibili.
Le chiedo un appuntamento. Lei accetta imponendomi condizioni alquanto bizzarre.
Accetto le sue condizioni. Lei annulla l’appuntamento poche ore prima quando già avevo organizzato la giornata.
Che difetti il coraggio, lo capisco. Un po’ meno capisco il difetto di buona creanza.
Gentile Dottor Laporta,
concordo con Lei che in ore concitate si dicano a volte sciocchezze – ma non necessariamente. Specialmente quando si tratta di atti terroristici false flag, come nel caso di Moro e della sua scorta, a volte è proprio nei primissimi dispacci che si può trovare un barlume di verità, prima che il regime stringa la rete informativa eliminando tutto quel che non è velina dai massmedia :
Ore 9:25 : ” Il primo organo d’informazione a dare la notizia fu l’edizione straordinaria del Gr di Radio 2 con l’inconfondibile voce di Gustavo Selva che alle 9.25 disse con un tono emozionato: “Abbiamo ricevuto ora una drammatica notizia che ha dell’incredibile e che, anche se non ha trovato finora una conferma ufficiale, purtroppo sembra vera: il presidente della Democrazia cristiana, on. Aldo Moro, è stato rapito poco fa a Roma da un commando di terroristi. L’inaudito, ripetiamo, incredibile episodio è avvenuto davanti all’abitazione del parlamentare nella zona della Camilluccia”. :
Qui siamo addirittura DAVANTI ALL´ABITAZIONE DEL PARLAMENTARE ! Nessuno ancora parla di via Fani e del massacro della scorta. Nessuno collega il rapimento di Moro al massacro della scorta.
Quel che voglio dirLe, sempre in ispirito di confronto di idee rispettoso e non dogmatico, è che non si può escludere matematicamente che Moro fu rapito prima di via Fani, e che questo primo accadimento sia in qualche modo, per quanto distorto, riflesso nei primissimi dispacci di selva e vespa e orefice tra le 9 e le 10 del mattino – pochi minuti dopo, il celebre servizio di quell´altro velinaro di regime, frajese, introdurrà nella narrativa di massa per la prima volta la versione ufficiale, che Moro era stato rapito in via fani DOPO e non PRIMA della strage. E da quel punto in poi, per 40 anni, pochissimi hanno messo in dubbio con solidi argomenti la vulgata. Nonostante l´assurdità totale, sul piano logico, che Moro possa essere uscito illeso da un inferno di fuoco incrociato di almeno 100 pallottole, senza nemmeno un frammento di vetro di finestrino in corpo, come attesta l´autopsia, senza prendersi un infarto per lo shock improvviso, niente. Chi lo voleva vivo, cioè in primis henry kissinger, (il vero mandante del sequestro Moro e della strage di via Fani) per inscenare tutto lo psicodramma dei 55 giorni e imprimere bene nella memoria collettiva che le cattive br eran le sole responsabili e che a questo porta il malvagio compromesso storico, e per estorcergli sotto tortura tutti i segreti di stato che poteva prima di ucciderlo, non poteva rischiare che Moro fosse ucciso da un errore di tiro, che può capitare anche ai supercecchini nato utilizzati.
Inoltre se Moro fosse stato in via fani, i suoi 5 fidi gorilla non si sarebbero fatti cogliere di sorpresa. Invece chiaramente non si aspettavano il blitz – perché Moro non c´era.
Nessun testimone credibile ha visto Moro trascinato via in via fani, e quelli che lo hanno affermato sono dei bugiardi di regime : le dò la prova con un esempio : il gioielliere Bruno Marocchini di via fani 8 è portato ad esempio di uno che vide Moro passare quella mattina nella 130, poco prima dell´agguato : ma se uno si va a leggere bene l´inchiesta di Oggi del 2010 dove la sua testimonianza è pubblicata, egli dichiara solo di averlo visto passare varie volte PRIMA del 16 marzo, e non IL 16 Marzo :
http://www.gerograssi.it/cms2/file/Moro19-2010.pdf
pag. 62.
Idem dicasi per gli altri presunti testimoni citati nell´articolo :
NESSUNO DI ESSI DICHIARA DI AVER VISTO MORO PASSARE IN VIA FANI IL 16 MARZO 1978 – essi narrano di averlo visto varie volte, ma PRIMA del 16 marzo.
Cordialissimi saluti,
Skep
Ecco il primo dispaccio dell´AGI :
https://www.agi.it/cronaca/moro_rapito_16_marzo_1978_documento_lanci_agi-3623648/news/2018-03-15/
“Alle 9:28 le telescriventi dell’Agi battono il primo, asciutto, lancio: “L’on. Aldo Moro è stato rapito. La notizia è stata confermata all’Agenzia Italia dal ministro degli Interni. Il fatto sarebbe avvenuto una ventina di minuti fa nei pressi dell’abitazione dell’on. Moro. Il capo della Polizia Parlato e il ministro degli Interni Cossiga si sono immediatamente recati sul posto”.”
Sia il primo giornale radio delle 9.25 a cura di gustavo selva, sia il primo tg1 edizione straordinaria di vespa, parlavano del rapimento di Moro come avvenuto vicino a casa sua, nei pressi di casa sua. Ora ciò è da intendersi come vicino, anche se non proprio sotto casa, ma certo non all´incrocio via fani/via stresa, che dista 5 o 10 minuti di macchina da casa Moro a seconda del traffico, e 10 o 15 minuti a piedi. Bisogna anche ricordare che il famoso comunicato su radio città futura di rossellini, delle 8.15, parlava del rapimento di moro e non della strage di via fani. Rossellini poi smentì di averne parlato, ma resta la testimonianza di un´ascoltatrice. Rossellini era uno ammanicato con la digos e coi poteri forti, anche come figlio del celebre regista.
L’incrocio di via Fani non dista granché dall’abitazione di Moro. In quelle ore concitate furono dette sciocchezze ben più gravi.
Gentile Dottor Laporta,
volevo dunque criticare in breve, e in ispirito di affabilità e benevolenza, la seguente Sua affermazione :
” Davvero? E come mai Alexander Dubček – che gli aveva quasi portato via la Cecoslovacchia – non fu ucciso mentre Moro sì? La tua è una congettura – come del resto la mia – ma sconnessa dai fatti. ”
Anzitutto per dire che anche affermare che Dubcek non fu ucciso è una congettura – come Lei sa, egli perì in un singolare incidente automobilistico, su cui sono legittimi i dubbi :
http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/11/12/Esteri/DUBCEK-E-STATO-ASSASSINATO_160300.php
Anche Moro non fu ucciso subito, anche se i piani per assassinarlo erano pronti dal 1964 ( piano Solo ) e dal 1974 ( Italicus ).
Dubcek non fu ucciso subito, nel 1968, perché non ve ne fu bisogno, in quanto fu tolto di mezzo politicamente dai carri armati, cosa che gli usa furono sul punto di fare anche con Moro nel 64 e nel 70, ma che per loro sarebbe stato impolitico e molto imbarazzante, perché avrebbe sputtanato per sempre il mito delle democrazie occidentali.
L´urss essendo una dittatura, non ebbe tali scrupoli con Dubcek nel 1968.
Anche Lennon non fu ucciso all´apice del suo consenso, nel 1971/72, ma la vendetta è un piatto che si serve freddo…e Kissinger lo servì a Lennon 9 anni dopo. Rimuovendo così l´ultimo ostacolo alla restaurazione capitalfascista di reagan/bush.
Spero che Lei vorrà accogliere queste mie brevi note critiche che nulla tolgono al mio apprezzamento per le Sue impostazioni analitiche, che vogliono anzi solo integrare e rafforzare, e che sarebbero liete di ricevere il Suo punto di vista e le Sue eventuali controrisposte.
A presto,
un cordiale saluto,
Skep
Dubcek è morto nel 1991. Sulla singolarità del sinistro stradale concordo. Dove non concordo è nel mescolare Moro a Dubcek, al Piano Solo e a Lennon. E’ un minestrone che va rancido presto.
Gentile Dott. Piero Laporta,
sono Skep, e vorrei anzitutto ringraziarLa per aver pubblicato il mio commento. In origine lo avevo indirizzato a Solange Manfredi, che non mi ha risposto sinora. E dovunque io avessi provato a pubblicarlo prima di scoprire il Suo sito, o non mi era stato pubblicato, o mi era stato cancellato poco dopo l´avvenuta pubblicazione pre-moderazione. Il mio ringraziamento nei Suoi confronti è dunque particolarmente sentito, perché appunto nessun altro finora mi aveva risposto o pubblicato.
Vorrei nei successivi commenti che sto per scriverLe, dire qualcosina su Dubcek, e poi tornare su Moro con maggiore approfondimento, e lo faccio volentieri sul Suo sito, non solo perché è l´unico che mi pubblica, ma anche e soprattutto perché condivido il 90% dei Suoi post e della Sua impostazione analitica generale.
Cordiali saluti e complimenti per il Suo sito,
Skep
Gentile Dottoressa Manfredi ,
mi chiamo Skep (nome d´arte, ma ci tengo molto a esser chiamato così ), e da qualche tempo ho preso a interessarmi del caso Moro. In breve sono arrivato alle stesse conclusioni cui Lei era già giunta nel 2009, data del video su youtube dove L´ho scoperta : cioè che Moro in via Fani non poteva assolutamente esserci – a meno che lo volessero prendere morto e non vivo.
Se dunque, come Lei conclude logicamente, Moro fu rapito prima, tra casa sua e via Fani, forse in chiesa, allora era stato separato dalla scorta con una scusa che gli deve essere apparsa plausibile, perché comunicata da qualcuno che conosceva e di cui si fidava : un improvviso cambio nell´ordine di servizio della scorta non sarebbe stato altrimenti accettabile. Forse tale cambio, consistente nel mandar via la scorta da sola lungo via Fani , con Moro affidato a un´altra ( falsa e traditrice) scorta, era stato addirittura comunicato segretamente a Moro la sera prima o ancor prima. Altrimenti non si spiegherebbe come tutto fosse pronto per l´agguato in via Fani , i cui esecutori erano certi che la scorta sarebbe passata di là.
La falsa scorta poi probabilmente, consegnò Moro rapito direttamente agli americani, che se lo portarono in qualche base extraterritoriale dove nemmeno un Varisco o un Dalla Chiesa sarebbero potuti entrare.
Ma vorrei proporre alla Sua attenzione critica altri elementi : i fori dei proiettili nei parabrezza che si vedono nelle foto, sono 1 nel parabrezza anteriore della 130, e 3 in quello posteriore dell´alfetta di scorta : tutti e 4 appaiono frutto di colpi sparati dall´alto – e comunque, di certo non da destra né da sinistra. Ma c´è un altro foro di proiettile che sicuramente proviene dall´alto : sta nel cofano dell´alfetta della scorta : è impossibile per chi spari dal piano strada, forare con tanta efficacia un cofano : a meno che non ci abbiano appoggiato il mitra da sopra, perpendicolarmente, il che è assurdo.
Non è necessaria perizia balistica per rendersi immediatamente conto che cecchini professionisti hanno sparato dall´alto, o da qualche tetto, o finestra/balcone, o da un velivolo. Ve ne dovettero essere almeno 2 : uno da davanti al convoglio, quello che fece il buco nel parabrezza anteriore della 130, sparo che dovette centrare il Ricci alla guida. E un altro, da dietro al convoglio, quello che fece i 3 buchi nel parabrezza posteriore dell´alfetta di scorta, che dovettero ferire o uccidere Iozzino e Rivera, e che mancò il bersaglio col colpo nel cofano ( in realtà vi è anche un secondo foro nell´angolo di piegatura del cofano, che non può che provenire dall´alto ).
Forse vi erano altri 2 cecchini appostati in alto, ai lati del convoglio. Questi 2 o 4 cecchini militari superprofessionali fecero il grosso della mattanza dall´alto. Poi, a un segnale convenuto, entrarono in azione i finti brigatisti, le cui divise da aviere, se è vera almeno questa parte della vulgata, servivano loro a rendersi ben riconoscibili ai cecchini per evitare friendly fire. A questo punto, a un segnale convenuto, magari tramite walkie-talkie coordinati da camillo guglielmi, i cecchini si eclissano, e i finti brigatisti ( li chiamo finti perché moretti, morucci, lojacono e casimirri almeno, sono tutti agenti di gladio/cia ) si avvicinano alle auto per dare il colpo di grazia ai 5 agenti.
Mi fermo qui, sarei onorato di una Sua opinione critica, e vorrei chiederLe gentilmente se Lei è certa al 100% che la chiesa dove si fermò Moro quella mattina era San Francesco d’Assisi a Monte Mario, in piazza di Monte Gaudio.
Ovvio che anche l´ultima commissione Moro non ha fatto che depistare, e la ricostruzione dell´agguato in 3D è una farsa, dato che omette di indicare le traiettorie dei proiettili dei parabrezza e finge di ignorare completamente il foro del cofano. Tuttavia, anche nella 3D vi sono traiettorie dall´alto verso il basso non spiegate, impossibili da attribuire agli ” avieri “.
La teoria pseudoalternativa che si sia sparato anche da destra è priva di senso, perché gli sparatori da destra e da sinistra si sarebbero ammazzati tra loro.
Soltanto 4 cecchini sparanti dall´alto in basso potevano sparare da 4 direzioni diverse senza correre questo rischio.
La ringrazio dell´attenzione, dell´aiuto e della critica che riterrà di darmi,
cordiali saluti e complimenti per il suo lavoro e le sue brillanti idee,
Skep
PS Se la mia linea di ricerca , che poi in parte coincide con la Sua, Le dovesse interessare, sarei felice , dato che io non ho queste conoscenze, se Lei, che è una giurista e quindi conoscerà periti balistici, potesse chiedere Loro da dove esattamente provennero i colpi sparati dall´alto e che forarono i parabrezza e il cofano. Infatti è estremamente probabile che i cecchini, muniti di fucili di grosso calibro con cannocchiale, siano entrati in azione dopo che la 130 e l´alfetta erano state bloccate allo stop, perché è più facile sparare a un bersaglio immobile che a uno mobile : dunque un balistico può in teoria calcolare il punto esatto dove si trovava il cecchino.
Ad avvalorare la tesi, la congettura clamorosa ma non tanto.. o come volete meglio definirla, che l’on. Moro potesse non essere presente in via Fani al momento della strage, anche la inspiegabile collocazione delle armi in dotazione agli agenti di scorta, nel bagagliaio delle auto. Condizione che si verificava unicamente quando gli stessi non erano, per cosi’ dire, in “servizio attivo” e non avevano nessuno da scortare.. Che risposta abbiamo in tal senso?
Ci sono anche molti altri quesiti…diciamo “irrisolti”.
Per esempio in commissione nessuno ha mai indagato su come abbia fatto L’On. Moro a rompersi le costole.
La vergognosa pantomima di PRODI sulla seduta spiritica e il nome Gradoli.
Potrei continuare per ore
Continui, la prego. Ha tutto il tempo e lo spazio che vuole.
La cosa più scandalosa, che vedo non raccoglie alcuna attenzione, è che la Mafia ha meticolosamente sterminato i comunisti appena rischiavano di sovvertire gli accordi di Yalta, mandandoli su tutte le furie. Poi quando d’Alema e compagnia sono andati al potere e hanno quindi potuto avere accesso a tali dossier, a quel punto si sono adeguati ai loro predecessori continuando a mentire. Altro argomento non toccato è come per una forza come le BR che avrebbe dovuto sovvertire il potere costituito, la notizia che veniva condotta una operazione nascosta, Gladio, ai danni del popolo, cosa che avrebbe dato forza alle loro posizioni, invece di essere diffusa, è stata meticolosamente nascosta fino alla fine della guerra fredda. Non si vuole ancora dire né chi sia la Mafia, né chi siano le BR!
Condivido in larga misura. Grazie.
Magari allora indaga.
Le indagini devono farle i magistrati.
I giornalisti posoono tutt’al più riferirle e commentarle, integrandole se non in misura minima.
Per cortesia leggi pure questo perché possa trasmetterti l’importanza che annetto agli euromissili.
E’ questo , purtroppo, uno dei problemi dell’Italia. Finchè c’è da dare addosso al furbo affarista abberluscone, cio’ è “in” , rende mediaticamente e non si corre alcun rischio. Cani e porci tra giornalisti e magistrati fanno a gara per far vedere quanto sono bravi ed integerrimi. Quando poi bisogna fare i veri interessi del Paese,contro i manovratori, allora coloro che sono responsabilmente incaricati tradiscono. Per codardia, ignavia, e molto spesso per soldi. Almeno tu Piero la tua parte la fai e questo ti fa onore. Altri dovrebbero fare la loro.
Quindi, facendola semplice, la “soluzione che nessuno cerca” sono gli euromissili? Perché con Moro non sarebbero stati dispiegati?
Non credo abbia molto senso.
Moro non aveva alcuna carica di governo e non era in grado di impedire alcunché che venisse imposto da oltreoceano.
Inoltre era già attiva la campagna di delegittimazione “Antelope Cobbler”, per tenere Moro sotto pressione.
Infine il presidente del Consiglio era Andreotti, decisamente più gradito e “atlantico”.
Il nesso con Moro è, in questi termini, incomprensibile.
A meno che lei non abbia altro da dire sul punto.
Io, mi perdoni l’ingenuità, a partire dal titolo mi aspettavo nientemeno che lo scioglimento del rebus di Via Fani.
Non tocca a me, grazie a Dio, sciogliere il rebus di via Fani. La questione dei missili è solo una, precisamente l’ultima, delle sei incongruenze da me additate. E’ molto tecnica; comprendo quindi la difficoltà di condividerla. Per cortesia legga pure questo perché possa trasmetterle l’importanza che vi annetto. Se tuttavia eliminassimo questa sesta tesi, le altre cinque certificano che gli investigatori del tempo e quelli di oggi furono e sono, diciamo così, alquanto distratti. Una ragione in più perché lei non mi accosti a costoro.
Moro è stato tolto di mezzo in quanto rischiava di mettere a repentaglio gli accordi di Yalta. La connessione era più stretta con la primavera di Praga che con gli euromissili.
Davvero? E come mai Alexander Dubček – che gli aveva quasi portato via la Cecoslovacchia – non fu ucciso mentre Moro sì? La tua è una congettura – come del resto la mia – ma sconnessa dai fatti.
bell’analisi a parte alcune affermazioni da prendere con le molle per esempio Cossiga e siamo da capo a 2 comunque—-
a proposito di Cossiga, leggi quanto afferma Jean in https://pierolaporta.it/?p=7149
Secondo Nicholas Butler, (Membro del CFR, Rettore della Columbia University e Presidente della Carnagie Endowment for International Peace, Presidente della Pilgrim’s Society, capo del British Israel e premio Nobel per la Pace 1931) il mondo si divide in tre categorie di persone:
1. un piccolissimo numero che fa produrre gli eventi
2. un gruppo un pò più grande che veglia alla loro esecuzione
3. e la vasta maggioranza che non saprà mai quello che in realtà è accaduto
Tutto ciò viene definito “democrazia”….
Noi certo siamo tra la vasta maggioranza che non saprà mai quello che in verità è accaduto, ma almeno c’è qualcuno che cerca di collegare i neuroni nel tentativo almeno di provare a capire, dati i tempi già questo ha in sè il germe dell’eroismo
Buonasera Dr. Laporta, volevo chiederle…cosa ne pensa lei dell’ipotesi secondo la quale Moro potrebbe essere stato rapito in un’altra zona, prima della strage di via Fani?
E poi una “curiosità”, se così possiamo chiamarla…mi è capitato recentemente di vedere il film di Costa-Gavras “Etat de siege”, in italiano “L’Amerikano”. È ambientato in Uruguay al tempo delle dittature sudamericane. Narra della vicenda di un funzionario americano, collaboratore del governo uruguaiano, rapito da un gruppo rivoluzionario.
Ebbene, tutte le fasi della vicenda…rapimento, luogo della prigionia, interrogatorio, consiglio tra i vari gruppi sull’ucciderlo o meno, trattativa rifiutata dallo Stato, fino al ritrovamento in macchina del cadavere seguono passo per passo i momenti del sequestro Moro. Vi è perfino una scena nella quale i militari vanno a fare un controllo nella casa in cui è custodito il prigioniero, ma vanno via dopo un controllo sommario…che tanto ricorda l’episodio dei carabinieri (o poliziotti, non ricordo…) che bussano alla porta ma vanno via non avendo ricevuto risposta.
La cosa più interessante di tutte è che il film è del…1972!!! Sei anni prima!
Cosa ne pensa? In realtà un’idea me la sarei anche fatta, ma sono interessato al suo parere.
Per chi fosse interessato questo è il film…
https://www.youtube.com/watch?v=fN4_ILPuz0M
Grazie.
mi pare solo una rispettabile congettura
Sempre eccellenti i tuoi articoli, grazie Piero.
Il male non ha mai cessato di esistere. E come i poveri,disse Gesù li avremo sempre… certo è tutto con il passo della corruzione a discapito del più onesto e del più debole