INTERESSE NAZIONALE E STRATEGIA

Vi sono principi a prima vista elementari, non di meno smarritisi nel vociare corrente, banalizzando concetti invece niente affatto chiari tanto alla gente comune come pure alle cerchie politiche.
Oggi sarebbe importante rispondere a una domanda: «Qual è la strategia più opportuna per l’Italia?» Oppure, mentre i dubbi incalzano: «Che cosa fare?»

Sarebbero domande sensate nel costrittivo scenario internazionale. L’incertezza politica è tuttavia ingravescente dal 1978, senza distinzione fra i governi succedutisi, tutti a vulnerare l’interesse nazionale a vantaggio di altri Stati e, ancor peggio, a vantaggio di privati: gruppi finanziari, industriali, organizzazioni non governative ecc. Sono entità cui è offerto il destro per approfittare della fragilità degli Stati nazionali per i propri scopi.
Questa indagine, inoltrandoci, esige parole ben definite, allo scopo di essere rigorosi.

Interesse Nazionale-IN

Che cos’è l’Interesse Nazionale? L’Enciclopedia Treccani[1] afferma:

«L’interesse nazionale è ciò che uno Stato non può evitare di perseguire senza creare un danno alla collettività. Spetta ai governi definirne il contenuto. Questi sono responsabili del loro operato di fronte ai Parlamenti e, in ultima analisi, ai cittadini.  […] Tra i fattori immodificabili e costanti nel tempo sono la collocazione geografica di un Paese, la sua storia, la cultura e la tradizione nazionale, la sua articolazione territoriale, le etnie che lo popolano, i livelli diversificati di sviluppo sociale ed economico.»

La Treccani, al vertice della cultura nazionale, ignora che cosa sia l’IN. Essa non dà infatti una definizione, peggio, parte da una tautologia

«L’interesse nazionale è ciò che uno Stato non può evitare di perseguire senza creare un danno alla collettività»

per poi sbrodolare in uno svarione, includendo fra “i fattori immodificabili e costanti nel tempo” dell’IN, elementi invece cangianti – come tutti possono osservare persino dalle cronache quotidiane – perché soggetti al mutare dei rapporti di forze, sia fra gli Stati, come pure fra questi ed entità non statali e transnazionali.
Basti osservare come siano mutevoli, anziché cristallizzati “la collocazione geografica d’un Paese, la storia, la cultura e la tradizione nazionale, la sua articolazione territoriale, le etnie che lo popolano, i livelli diversificati di sviluppo sociale ed economico”.
Sì, persino la “collocazione geografica” è mutevole, a dispetto della geografia, perché un paese si colloca a margine dei limitrofi attraverso la complessità degli interscambi, dell’estensione delle acque territoriali, del rispetto dei suoi confini marittimi e terrestri, cioè attraverso una rete di relazioni il cui punto di equilibrio è nei reciproci rapporti di forze. Per intenderci, la Finlandia, avendo aderito alla NATO, oggi è separata dalla Russia non solo dal confine geografico.
L’IN, a dispetto della dotta Treccani, è un dato molto concreto. L’IN è costituito da tre sicurezze concernenti i cittadini d’uno Stato: sicurezza sociale, sicurezza economica, sicurezza personale. Sono sicurezze interconnesse; esse danno legittimità allo Stato e ai suoi organismi. Se lo Stato non garantisce ai cittadini tali sicurezze, l’istinto di sopravvivenza induce i cittadini a cercare differenti forme statali. La secessione va quindi a costituire un nuovo Stato; la criminalità organizzata costituisce un anti Stato nell’insufficiente Stato.
Possiamo quindi dare la definizione: «L’Interesse Nazionale è costituito da tutte le risorse – materiali e immateriali – concorrenti alla sicurezza sociale, alla sicurezza economica, alla sicurezza personale.»
L’equilibrata gestione di tali risorse garantisce allo Stato il consenso, cioè la partecipata contribuzione dei cittadini alla realizzazione delle tre sicurezze. In altri termini, la contribuzione tributaria e il comportamento civico d’ogni cittadino manifestano il consenso. La fesa dell’IN ha quindi un duplice scopo verso i cittadini: 1) assicurare loro le tre sicurezze fondamentali, 2) per ottenere il loro consenso.

Azione di Governo – AdG

L’AdG è la gestione dell’IN. Le regole dell’AdG sono scritte nella Costituzione, il cui contenuto è costrittivo sia per i cittadini sia per gli altri Stati coi quali si entra in relazione. Se così non fosse lo Stato si smembrerebbe, in parte regionalizzandosi in parte consegnandosi a interessi allogeni ovvero alla criminalità organizzata. Interessi allogeni e criminalità organizzata sono quindi contigui e persino sovrapponibili.
Il Parlamento non è un organismo strettamente necessario per l’AdG. Sia le AdG autocefale, sia quelle semidemocratiche, come pure le sedicenti democratiche sviluppano AdG in grado di marginalizzare il Parlamento.
La genuflessione parlamentare all’AdG è più chiara in Italia, grazie al Covid-19; sarebbe tuttavia facile dimostrare che è un dato di fatto a partire da giugno 1981, quando privatizzarono[2] la Banca d’Italia, aggirando ogni mandato parlamentare. Così pure la partecipazione di forze armate italiane ai bombardamenti di Belgrado nel 1998[3] e della Libia nel 2012 avvennero senza mandato parlamentare e sono tuttora crimini perseguibili.
D’altronde i Paesi guida delle Nazioni Unite – Russia, Cina, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna -hanno istituzionalizzato la subordinazione parlamentare, come pure l’Unione Europea, la cui “Commissione”, priva di stigma democratico, prevale sul Parlamento europeo.

Così poca democrazia, esportandola come negli ultimi venti anni, non ne ha lasciato nulla nelle culle originarie.
In conclusione la Politica – le relazioni fra cittadini, organizzazioni, partiti e istituzioni – è oggi peggio che militarizzata. Le relazioni autoritarie in una caserma sono infatti soggette a norme scritte. La Politica è oggi invece priva di dialettica, improntata a garantire ai soggetti a-costituzionali e anti costituzionali un predominio abusivo, autoritario, istituendo una neo aristocrazia – una classe dominatrice privilegiata neppure giustificata dal diritto divino, come in passato – nefasta e ostile all’IN, per comprometterlo quando non svenderlo a proprio vantaggio.
Dopo aver demonizzato lo Stato-nazione, rilevanti porzioni della comunità internazionale dimostrano l’impossibilità di tenere in vita aggregazioni regionali oppure imperi, come l’Unione Europea e gli Stati Uniti, perseguendo quindi un cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale, NOM, il cui unico scopo è preservare i privilegi della neo aristocrazia, privilegi ottenuti rubando nelle casse degli Stati nazionali.
Puntiamo l’obiettivo sullo Stato italiano: esso si sfarina mentre le formazioni multinazionali cui ha consegnato la propria sovranità – NATO, UE, NU, OMS – non garantiscono, semmai compromettono l’IN, in attesa del NOM.

Strategia

La mutazione da Stato nazionale a particella d’una formazione multinazionale è definita “strategica” da molti autorevoli autori. Ma che cos’è “strategia”? È certamente una delle parole più abusate nel lessico politico, calcistico, medico, economico…
Nessuno ha sinora definito  che cosa sia strategia. Cerchiamo di giungere a una definizione operativa, attraverso i modi in cui la “strategia” si manifesta. Per il momento diamole un significato intuitivo. Essa, come fosse una donna velata, siamo certi che esista, non sappiamo però come sia. Proviamo quindi a toglierle il velo, per poi definire che cosa effettivamente “strategia”.

Un essere inanimato può fare strategia? Un sasso, un legno, un cadavere… possono essere soggetti d’una strategia? Di certo non possono compiere alcuna azione perché incapaci di adattare l’equilibrio interno-esterno.

Il “sommovimento interiore”, come lo definiva Popper, l’attività e la ricerca continua d’un equilibrio interno-esterno sono essenziali alla vita, caratterizzandola per informarla al destino essenziale: scegliere, quindi decidere e, attraverso le capacità di decidere/scegliere, momento dopo momento, affermare la propria esistenza.

Non tutti però la pensano così.

«Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, al contrario, è il loro essere sociale che determina la loro coscienza».

Secondo questo celebre brano di Karl Marx, un essere, sia pure pienamente consapevole, non esiste se non si pone in relazione coi simili, solo questo gli conferisce la misura di quello che egli è. Non è l’uomo che sceglie e decide, ma solo il “soggetto sociale”.

Questa riduzione dell’individuo a ingranaggio non è solo marxista.
Le relazioni industriali, l’economia, la sociologia, la scienza politica e l’arte militare fanno riferimento a macro aggregazioni piuttosto che al “soggetto uomo”. In apparenza l’individualità, anche la più intima, inclusa quella sessuale, è salvaguardata se si appartiene a un forte aggregato sociale.
Si dimentica così che la dignità individuale è una conquista cristiana.

Questa verità soccombe davanti all’esperienza quotidiana, quando l’aggregato di appartenenza, se è sufficientemente forte, consente e legittima comportamenti anche criminali, perseguiti severamente fino a poco tempo fa. La legittimazione si consegue mediante un atto autoritario, attraverso una semplice distorsione del linguaggio.
per esempio, sotto l’ombrello “utero in affitto” è possibile comperare bambini, del tutto legalmente come un tempo accadde al notabilato schiavista.
Oggi, “in nome della scienza”, è possibile imporre sperimentazioni di medicine e terapie forzate, come avveniva nei campi di sterminio nazisti.
Col trascorrere delle ore si percepisce un ingravescente furto di libertà, il cui peso intuiamo sia strategico. Nella prossima puntata vedremo perché è effettivamente “strategico” e che cosa questo comporti. (1- Continua)

[1] https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Interesse_nazionale.html

[2] https://bit.ly/3GEUC0e

[3] Aprile 1988. Belgrado fu colpita con bombe incendiarie, causando 16 morti.

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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