CHE COS’E’ LA STRATEGIA

Nella precedente puntata [cliccare qui] abbiamo definito l’«interesse nazionale», gestito con l’«azione di governo», i cui ambiti sono nella Costituzione. Nel processo di liberazione dai valori preindustriali, l’uomo è stato ridotto a irrilevante particella di sistemi trans e multinazionali, privi di stigma democratico. È paradossale che tale risultato sia conseguito per “liberarci” dalle dittature del secolo scorso: dalla padella delle dittature nazionali si può cadere nella brace d’una dittatura mondiale. Questi mutamenti sono definiti “strategici”. Perché?

Ogni commentatore, autorevole o meno che sia, definisce infatti “strategici” questi problemi, spesso senza sapere perché essi lo siano e che cosa comportino.
Nel prolungarsi di tale incertezza, i poteri si caratterizzano per la loro capacità interdittiva, del tutto differente dalle libertà che inebriarono il secolo scorso. Chiudono le attività commerciali; chiudono le industrie; chiudono le aree urbane; chiudono gli ospedali; interdicono le spiagge, il mare e il cielo; proibiscono la libera discussione sulle decisioni concernenti la salute, il lavoro, la difesa; bollano chiunque dissenta dal neo autoritarismo.
È ingravescente il furto di libertà, il cui peso intuiamo sia strategico. Perché tale situazione è “strategica”?

Il Problema Strategico- Premessa

Per superare un problema occorre capire e sapere quanto più è possibile di esso. È la fase preliminare, l’analisi. Si stabilisce un ciclo continuo: acquisizione dei dati informativi; analisi ed elaborazione; infine tentativo di soluzione. Si acquisiscono ulteriori informazioni, si fanno nuove elaborazioni, finché si verifichi che il problema rimanga (ir)risolto e allora si passa a fronteggiarne un altro, il quale può conseguire alla (non) soluzione del precedente.
È quindi intuitivo che se due entità, A e B, hanno interessi contrapposti, quella delle due che ha il dominio delle informazioni parte con molte lunghezze di vantaggio.
La massa delle informazioni può essere taciuta da A al suo avversario B? Non nel presente (Potrà però esserlo in futuro, per ora non approfondiamo).
Oggi è impossibile perché i poteri devono creare “consenso” per legittimarsi, come abbiamo visto nella scorsa puntata. I poteri devono quindi apparire democratici (si osservi la Commissione UE) pur senza esserlo, perché necessitano di umani collaborativi e consenzienti. I poteri quindi preferiscono inondare di informazioni – p.e. miliardi di notizie ogni giorno – fra le quali è arduo distinguere il vero dal falso (A questo si aggiungono tecniche disinformative più raffinate, sulle quali per ora sorvoliamo).
Se due entità – A e B – si fronteggiano, presentando soluzioni mutuamente contrastanti, possiamo postulare che il loro problema è “strategico” se è in gioco la sopravvivenza dell’una o dell’altra ovvero d’ambedue.
La “sopravvivenza” è peculiare al problema strategico di un’entità, indipendentemente da altri soggetti nel suo intorno.
Due entità – Alfa e Beta – dotate d’autonoma capacità di scelta/decisione, entrando in contatto fra di loro, devono necessariamente operare una peculiare strategia ai fini della propria sopravvivenza. Il sistema bipolare Alfa-Beta è il più semplice modello, utile a intuire che cosa accade in un sistema multipolare, per consentirci una definizione di strategia.
Alfa e Beta, incidenti nello stesso spazio/tempo, con mutua azione cognitiva, mutua valutazione, generano un reciproco legame, risultante effettuale di tale interazione. Se fosse in gioco la sopravvivenza d’una o ambedue, sarebbe una “relazione strategica”.
Postulato: “A e B sono autoconservativi”. Se infatti uno o ambedue non lo fossero, il problema di scelta/decisione non si porrebbe. La mutua relazione fra A e B fa quindi perno proprio sulla volontà di sopravvivere, peculiare e distinta (quando non opposta) di A e di B: A con/contro B e viceversa.
In conclusione, A e B agiscono secondo due distinte strategie, per la propria sopravvivenza entro uno spazio/tempo. Il mutuo combinarsi delle due peculiari strategie, ripetiamolo, costituisce la “relazione strategica”.
Le due strategie – di Alfa e Beta – quand’anche simili, fino a essere simmetriche, sono tuttavia distinte e contrastanti perché recate da soggetti differenti. Gli scopi, uguali e/o opposti, non attenuano né accentuano la distinzione fra le due strategie, in quanto condotte da soggetti diversi. In altre parole, la strategia si differenzia per lo scopo ma ancor più per la distinzione dei soggetti cui è peculiare.
Proviamo a capire quali possano essere le possibili combinazioni delle strategie fra A e B. Il soggetto A e il soggetto B possono decidere di “esistere” senza tenere conto dell’altro. Oppure possono decidere di “coesistere”, cioè temperare le proprie decisioni di conserva alle contingenze generate dall’esistenza dell’altro. Infine possono decidere di prevalere l’uno sull’altro, indipendentemente oppure in reciproca ostilità.
A e B operano secondo la propria inclinazione strategica, indipendentemente quindi l’uno dall’altro, con peculiare processo cognitivo/decisionale, soggettivo, mutevole e indipendente.
Se chiamiamo “esistere”, “coesistere” e “prevalere” le tre possibili strategie, indicandole con le rispettive iniziali, allora le tre strategie di A sono Ae, Ac, Ap; analogamente quelle di B sono Be, Bc, Bp.


Con due soggetti strategici – A, B – abbiamo nove possibili combinazioni strategiche. Se i soggetti fossero tre, le combinazioni sarebbero 27; con 4 soggetti, le combinazioni strategiche diventano 64, cioè il numero dei soggetti strategici elevato alla potenza di 3.
Osserviamo inoltre che su nove relazioni strategiche, ben cinque sono conflittuali, tre in equilibrio, una pacifica.
Se prendessimo due villaggi di 100 e di 1000 abitanti, essi darebbero luogo rispettivamente a un milione e a un miliardo di combinazioni strategiche possibili, senza tener conto delle strategie dei gruppi e dei sottogruppi che si possono formare in una comunità quantunque molto ristretta. Chi dubiti, pensi alle ulteriori formazioni possibili come “famiglia”, “partiti”, “parrocchie”, “sindacati”, “associazioni”, ognuna delle quali moltiplica esponenzialmente le combinazioni strategiche.
È, questa, la ragione per la quale i poteri entrano pesantemente nelle organizzazioni sociale e familiare, fino a eliminare la fonte della strategia, l’uomo.
Il passaggio dal semplice modello teorico di due/tre persone al sistema a mano a mano più complesso, con strutture sociali composite, con aggregati umani (e corredi animali e materiali) più svariati, certifica la vocazione anarchica dell’umanità.
Il sotteso anarchico delle relazioni strategiche è importante per comprendere come sia sfruttato – strategicamente – per disarticolare i codici che legano i soggetti strategici d’un sistema complesso.
Le strategie sono determinate dai soggetti in conseguenza di peculiari valutazioni, (in)dipendenti dalle analoghe valutazioni dell’altro soggetto. Il sistema, applicato alle moltitudini, diventa complesso, con sviluppi magmatici del tutto indipendenti dalla volontà dei singoli.
Per tale ragione entrano in gioco i codici di comportamento, le regole interne dei vari aggregati che limitano la quantità di combinazioni strategiche possibili, imbrigliando l’iniziativa strategica, mutando i codici a vantaggio dei poteri, facendo perno proprio sulla vocazione anarchica.
A questo punto saremmo anche in grado di dare una definizione di strategia più generale di quella data in precedenza. Prima tuttavia esaminiamo altri importanti aspetti.

Che cos’è la “strategia”?

“Esistere” senza alcun’altra relazione è una condizione limite di un’entità ideale, immutabile e coesa. Essa non ha componenti disgreganti né concorrenti ostili. Se li avesse, ognuno recherebbe una propria strategia e sarebbe una strategia diversa – perché peculiare a un soggetto diverso, svuotando la strategia “esistere” del soggetto che la contiene, portandola inesorabilmente verso “coesistere” oppure al “prevalere”.
In altri termini un soggetto strategico composto ha in sé medesimo un principio di disgregazione che ne altera l’essenza prima ancora che la disgregazione si manifesti. E’ la ragione per la quale gli imperi crollano?
La strategia “esistere” è una condizione sublime, peculiare a un’entità immutabile, senza spazio né tempo, senza limiti che derivino dall’uno, dall’altro e dal suo interno medesimo. È Dio. Questo non è un trattato di teologia, eppure l’assoluto “Esistere” è la strategia dell’Assoluto, al di sotto non rimane che l’oscillazione fra “coesistere” e “prevalere”, fra “equilibrio” e “guerra”. Le possibili combinazioni, viste in precedenza, sono quindi solo otto non più nove. Di queste, tre possono assicurare l’equilibrio, ben cinque sono vocate alla guerra.
Tutti gli esseri viventi, di qualunque specie e dimensione, oscillano fra equilibrio (coesistenza con gli altri soggetti strategici) e conflitto (prevalere sugli altri soggetti strategici). Queste sono le relazioni strategiche entro i soggetti viventi.
L’esistenza d’ogni entità strategica, semplice come gli individui A e B, o apparentemente più semplice come un branco di pecore, si consuma sull’oscillazione fra equilibrio e conflitto.
In un “modello a due” (semplificazione estrema) i soggetti strategici possono facilmente diventare come due cani, legati ai capi della stessa catena, scorrevole in un anello fissato sul muro. Il padrone ha collocato due ciotole di cibo lungo il muro, a distanza una dall’altra, tale che ciascuno ne abbia certamente una.
Il conflitto comincia, benché ogni cane disponga d’una ciotola, quando l’uno tira affinché l’altro non raggiunga il cibo che gli apparterrebbe. E degenera quando l’uno, raggiunta e divorata la propria ciotola, mantiene il vantaggio della catena più lunga e, aggirando, raggiunge l’altra ciotola.
Se la ciotola fosse unica e collocata a distanza tale che solo uno dei due cani possa raggiungerla, la vicendevole scelta aggressiva è obbligata.
L’aggressività d’una strategia non consegue quindi alla volontà di aggredire ma piuttosto di difendersi. Al contrario, la strategia apparentemente pacifica è peculiare a chi abbia già il predominio e voglia mantenerlo.
Il cane che difende la sua porzione di cibo dall’altro prepotente deve necessariamente usare un’aggressività almeno pari a quella dell’altro. Decisa la strategia, pianificate le azioni, queste devono adattarsi al divenire.
La mutevolezza nel dominio, entro il quale la strategia si sviluppa, ha tre caratteristiche. Primo. La mutevolezza è certa. Secondo. I peculiari parametri della mutevolezza altrui non sono esattamente percepibili dai due soggetti. Terzo. La certezza di percepire interamente la mutevolezza è sempre fallace.
In altri termini, della mutevolezza si può avere una percezione prossima al vero, probabilistica, mai determinata, indipendentemente dal volume di informazioni acquisibili. Infatti, le combinazioni strategiche possibili, come abbiamo visto, tendono rapidamente all’infinito, poiché un soggetto strategico interagendo con un altro, modifica l’attitudine mutua d’entrambi.
Più soggetti strategici, composti da vari sottosistemi, quando entrano in reciproca relazione mutano imprevedibilmente le reciproche attitudini nel tempo e nello spazio, per il solo fatto di interagire, decidendo momento per momento come sopravvivere.
È possibile quindi una definizione operativa: ”Strategia è l’arte di serbare la libertà di decisione”.                                 (Continua-2)

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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