Benedictus, insigne studioso, dà lustro a OltreLaNotizia – OLN con la propria collaborazione, caratterizzata da profonda e amorosa conoscenza della Chiesa. Gliene siamo molto grati.
😉 No, non è Lui, il lettore si tranquillizzi, il Benedictus nostro amico, Gli vuole tuttavia molto bene. 🙂
«La fede non può essere che una; poiché essendo ella invisibil compagna della verità, siccome la verità è una, così non può essere che una la fede» Sant’ Alfonso Maria de Liguori “Dell’autorità de’ concilj generali” Storia delle Eresie (381, 73)
Papa Benedetto XVI alla “Festa delle Testimonianze”, 2 giugno 2012 a Milano, nell’Incontro mondiale delle Famiglie, risponde alla famiglia ARAUJO (brasiliani di Porto Alegre)
MARIA MARTA: «Santità, come nel resto del mondo, anche nel nostro Brasile i fallimenti matrimoniali continuano ad aumentare.
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Mi chiamo Maria Marta, lui è Manoel Angelo. Siamo sposati da 34 anni e siamo già nonni. In qualità di medico e psicoterapeuta familiare incontriamo tante famiglie, notando nei conflitti di coppia una più marcata difficoltà a perdonare e ad accettare il perdono, ma in diversi casi abbiamo riscontrato il desiderio e la volontà di costruire una nuova unione, qualcosa di duraturo, anche per i figli che nascono dalla nuova unione.»
MANOEL ANGELO: «Alcune di queste coppie di risposati vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa, ma quando si vedono rifiutare i Sacramenti la loro delusione è grande. Si sentono esclusi, marchiati da un giudizio inappellabile.
Queste grandi sofferenze feriscono nel profondo chi ne è coinvolto; lacerazioni che divengono anche parte del mondo, e sono ferite anche nostre, dell’umanità tutta.
Santo Padre, sappiamo che queste situazioni e che queste persone stanno molto a cuore alla Chiesa: quali parole e quali segni di speranza possiamo dare loro?»
Papa Benedetto XVI:
«Cari amici, grazie per il vostro lavoro di psicoterapeuti per le famiglie, molto necessario. Grazie per tutto quello che fate per aiutare queste persone sofferenti. In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio.
Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio, affinché le famiglie non siano mai sole ma siano realmente accompagnate nel loro cammino.
E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati.
Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede.
Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno.»
Impossibile pareggiare la scienza storica e religiosa di Benedictus, meglio tentare una sintesi significativa.
Se si scorre l’elenco delle guerre combattute in Europa e nell’area mediterranea negli ultimi mille anni si scopre che almeno 8 su 10 sono state guerre tra religioni e tra chiese o, almeno, in tal modo giustificate il che avrà una ragione.
Ma se si parte dalla rivoluzione francese per arrivare alla prima guerra mondiale si scopre che c’è stata solo una sola guerra, anche se spesso apparentemente incoerente, da parte della massoneria contro il potere temporale della Chiesa Cattolica e l’origine divina del potere da essa amministrata attraverso re ed imperatori.
Una guerra spesso incoerente poiché chi venne incaricato di renderla operativa (per esempio Robespierre e Napoleone) pensarono di mettersi in proprio.
Il nostro Risorgimento, con Casa Savoia, Cavour, Garibaldi e Mazzini notoriamente massoni, tolse all’impero asburgico cattolico le pianure lombarde, allo stato Vaticano il resto d’Italia rinchiudendolo dentro Roma, eliminò il regno delle due Sicilie anch’esso cattolico, poi Lamarmora, massone, rinchiuse il Papa dentro le mura vaticane….il potere temporale cattolico veniva così limitato all’impero asburgico. Antecedentemente alla conferenza di pace di Parigi al termine della prima guerra mondiale ci fu’ il convegno mondiale della massoneria che stabilì le condizioni della pace: l’impero asburgico smembrato, l’impero ottomano smembrato e l’Africa divisi con la riga e la squadra tra Inghilterra e Francia, l’Islam ridotto a folklore, la chiesa Ortodossa cancellata con il bolscevismo-comunismo in un solo paese (la Russia) finanziandone la corrente Lenin-Stalin, la rivoluzione francese poteva dirsi conclusa…..gli accadimenti del dopo vanno divisi in due tranches: fino al 1973 e dopo, ma questa è politica contemporanea.