Il governo di Giuseppe Conte può conseguire tre obiettivi concreti e rapidi: fornire denaro liquido all’Italia, fare chiarezza sulla storia patria e sistemare i rapporti con la Conferenza Episcopale Italiana. Obiettivo strategico: recuperare “sovranità”, senza mettere in discussione la UE.
In quanto al primo, chi scrive additò fin dal 12 agosto 2017 [leggi qui] la bizzarria dei governi italiani, dal Trattato di Maastricht sino ai giorni correnti, di impedire la completa convertibilità delle Lire in Euro, determinando un’ingiustificabile sottocapitalizzazione dell’Italia, come non bastassero le già numerose difficoltà monetarie createci dalla UE.
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Quasi tutti i paesi europei – Germania in testa – possono converire le vecchie monete. L’Italia ha scento di non convertire una massa enorme di Lire: non meno di 5mila miliardi. Perché?
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A tutt’oggi non risultano convertite in Euro quantità indeterminate e tuttavia enormi di Lire; non meno di 5mila miliardi di Lire, secondo l’avvocato Luciano Faraon di Venezia, il quale ritiene plausibile che possano esserci anche multipli non ancora accertabili di tale cifra. D’altronde tutto lascia pensare che fu inattendibile per largo difetto il computo delle lire, operato da Bankitalia nel 1992, per il Trattato di Maastricht.
Mentre nella maggior parte dei paesi UE – Germania in testa – la convertibilità delle divise nazionali è tuttora aperta senza limiti di tempo, il governo di Mario Monti a dicembre del 2011 decretò l’immediata cessazione della convertibilità della Lira, altrimenti prevista fino al marzo successivo.
La Corte Costituzionale esecrò il decreto di Monti: «…sebbene si presenti formalmente diretto a ridurre il termine di prescrizione in corso, in realtà estingue ex abrupto il diritto a cui si riferisce, senza lasciare alcun residuo margine temporale per il suo esercizio» definendolo «grave e intollerabile». Non di meno Pierluigi Padoan e Ignazio Visco hanno finora fatto muro di gomma contro chi ha chiesto la convertibilità.
Come si è detto, la convertibilità del Marco in Euro è del tutto aperta e lo sarà in perpetuo, con grande soddisfazione dei bene informati che acquistarono Marchi a solo 750 Lire nella torbida estate del 1992. Oggi costoro possono convertire con discrezione piccole somme, esenti da tasse e senza dare nell’occhio. I risparmiatori italiani in Lire hanno invece contro – sinora – la Banca d’Italia e il governo.
Giuseppe Conte ha la possibilità di arricchire l’Italia con non meno di 2miliardi di Euro e, allo stesso tempo, introitare una tassa sulla convertibilità, alta quanto voglia, poiché tutti saranno ben felici di pagarla, pur di liberarsi delle Lire altrimenti carta straccia.
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Matteo Renzi ha decretato la declassificazione dei documenti su Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna e rapido 904. Ma tutto è rimasto lettera morta. Se Renzi e ai suoi burattinai conviene il segreto, certamente all’Italia conviene che Conte apra davvero quegli archivi.
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In quanto al secondo obiettivo, il 22 aprile 2014, Matteo Renzi firmò la direttiva per declassificare i documenti su Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna e rapido 904.
La presidenza del consiglio suonò la grancassa ma tutto è rimasto lettera morta. Il governo Renzi ha pubblicato solo documenti di scarso rilievo. «Ministeri e servizi segreti hanno sabotato le procedure per declassificare gli atti sulle Stragi di Stato», dichiararono due anni fa le associazioni “Familiari delle vittime”. Dimenticavano, i presidenti di queste associazioni benemerite, che “ministeri” e “servizi segreti” dipendevano da Renzi, che aveva firmato la direttiva. Insomma, fu una turpe commedia sulle stragi, sulle vittime, sulle loro famiglie e sulla storia italiana.
Giuseppe Conte farebbe molto bene a esigere e controllare la pubblicazione di quelle carte e, in più, aprire una volta per tutte gli archivi sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Ciò che non conviene a Renzi e ai suoi burattinai, sinora, è certamente conveniente per l’Italia e per il governo Conte. Gli addetti ai lavori cercheranno di terrorizzarlo, ma confidiamo che l’uomo non sia incline a questi giochi.
Infine i rapporti con la Conferenza Episcopale Italiana.
A fine giugno 2017, l’allora sostituto della segreteria di Stato, Angelo Becciu, ospitò a pranzo Paolo Gentiloni, Massimo Minniti e papa Francesco. L’incontro, tenuto segreto, consolidò l’intesa sulla politica immigratoria fra Italia e Vaticano, senza informare il Parlamento italiano.
Fra un manicaretto e l’altro, furono accreditate alcune ONG presso il governo italiano, in particolare la Comunità di Sant’Egidio, la quale disporrebbe d’un conto presso lo IOR. Si concordò di costituire una quantità di centri d’accoglienza in Africa settentrionale, dai quali far confluire in Italia ottocentomila profughi ogni anno. Gli agenti segreti vaticani furono inviati in nord Africa per realizzare gli accordi prima coi negrieri trafficanti e poi coi governi. In Italia fu contattata una grande impresa specializzata nella costruzione per l’Esercito di basi logistiche all’estero.
Il progetto non fu condiviso dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, non per caso assente a quella tavolata. Le elezioni hanno però modificato il quadro.
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I ricchi vescovi italiani non possono essere in affari con l’immigrazione clandestina e allo stesso tempo criticare il governo italiano che la contrasta. Non possono predicare il soccorso per i poveri africani, creando povertà fra gli italiani e allo stesso tempo esigere di non pagare l’IMU su tutti gli edifici ecclesiastici.
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Parolin ha fatto trasferire Becciu ad altro incarico, privandolo d’ogni influenza sulla politica immigratoria del Vaticano. Parolin è consapevole che Becciu ha lasciata scoperta la Segreteria di Stato nei rapporti col nuovo governo italiano e sta cercando di rimediare. Quanto le cose siano cambiate sembra tuttavia ignorato dalla Conferenza Episcopale Italiana e da monsignor Nunzio Galantino, fedelissimo di Becciu.
È necessario quindi ricordare ai ricchi vescovi italiani che tutto ha un costo. Costoro non possono essere in affari con l’immigrazione clandestina e allo stesso tempo criticare il governo italiano che la contrasta. Non si può predicare il soccorso per i poveri africani, creando povertà fra gli italiani e allo stesso tempo esigere di non pagare l’IMU su tutti gli edifici ecclesiastici. I ricchi vescovi italiani imparino dunque a coniugare, col verbo “avere”, anche il verbo “dare”, per rimediare ai loro vuoti di memoria su quanto è dovuto a Cesare e quanto a Dio. © www.pierolaporta.it
Vero che per far ripartire l’Italia ci vuole molta liquidità, ma la convertibilità delle lire non risolverebbe nulla, come un secchio d’acqua nel mare, nulla. Servono almeno 200 MILIARDI ci sono 2 libri Hoepli e Micromega “La soluzione per l’euro” e “La moneta fiscale gratuita” scritti da 12 autori, dei professionisti dell’economia, non dei professori ignoranti, che spiegano come fare e che lo Stato e non le banche, può e deve creare moneta, cose che si fa in ogni angolo del Mondo e non si crea inflazione (vedi Cina, Giappone…) solo in Occidente i politici corrotti hanno permesso che le Banche coniassero moneta, ovvero, danno in prestito dietro interessi denaro che non hanno.
Lo Stato deve coniare moneta a credito per iniziare a sbloccare l’Italia: crediti fiscali, pagare lavori pubblici, pagare debiti pubblica amministrazione… 200 MILIARDI così sì che ripartirebbe la nazione
Infine, la convertibilità delle lire è un doveroso impegno etico verso i cittadini che da fiducia nello Stato, che altrimenti viene percepito come un meschino truffatore.
Non ho detto che risolvo il debito pubblico: vorrei fossero recuperate le migliaia di miliardi di lire lasciate per strada
Buongiorno.
Può dare qualche fonte circa l’incontro segreto in Vatcicano?
Grazie e cordiali saluti, Edoardo.
per ora no