Battaglia in Vaticano sulla dottrina? Certo, ma anche sui quattrini. Bergoglio predica la povertà? Certo, ma, secondo i bene informati, chiusi i microfoni e spente le telecamere, i maneggioni della finanza hanno campo libero. Nello Ior? Neanche per sogno.
La «banca del Papa» oggi non nasconde nulla, se non altro perché nei nove mesi che intercorsero fra la defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi e l’arrivo del suo successore, il tedesco Ernst von Freyberg, una quantità considerevole di fondi fu girata su banche estere, in maggior parte connesse con Goldman&Sachs e Jp Morgan.
Tutto questo è ormai preistoria. L’Istituto per le opere di religione oggi è ligio alle norme internazionali di trasparenza e tracciatura del denaro che entra e che esce. È tutto a posto, quindi?
Un religioso – che non vuole far sapere né il rango né altri dettagli – a febbraio ci offrì una previsione: «Vincerà Donald Trump, ma non lo scriva. È controproducente togliere loro le illusioni; meglio che si confondano ulteriormente. Può scrivere invece che l’Fbi entrerà in gioco». A febbraio scrissi effettivamente sul mio blog che Hillary Clinton avrebbe avuto contro l’Fbi (www.pierolaporta.it/doppiostrike-contro-hillary-clinton/).
«Se avesse vinto Clinton non le avrei riferito quanto sto per dirle. La vittoria di Trump scombina le posizioni».
Il «pretino» – firma i suoi messaggi con questo ironico appellativo, ma la scorza è durissima – mi dà appuntamento con precauzioni da smaliziato 007. In borghese, l’aspetto non lascia sospettare chi sia davvero.
Dall’8 novembre, dice, la Curia vaticana è in subbuglio. Erano certi che la Clinton trionfasse. Sicuri a tal punto da spingere Bergoglio a entrare in campagna elettorale. «Trump non è cristiano», rispose Bergoglio a una domanda preparata ad arte. La dichiarazione fece il giro del mondo. I sondaggi di Trump precipitarono. Avrebbe sicuramente vinto la Clinton, come dubitarne?
Il Pontefice oggi è furioso con chi lo ha mal consigliato e tuttavia s’illude di recuperare peso negoziale con Trump, aizzandogli contro l’opinione pubblica, sulla quale, ne è proprio convinto, presume di avere un controllo a tutta prova. È un illuso, ma deve guadagnare tempo mentre le elezioni presidenziali lo lasciano scoperto, perché «la finanza vaticana ha avuto un ruolo al servizio di Hillary Clinton e delle sue guerre e questo Trump lo sa», sostiene il pretino, che stigmatizza la Clinton con parole durissime.
Com’è possibile? Per comprendere che cosa accade bisogna fare un passo indietro.
Prima del conclave, monsignor Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico a Washington, entrò in contatto coi cardinali elettori del Nordamerica e del Sudamerica. Spiegò loro che cos’era successo col precedente segretario di Stato, Tarcisio Bertone; illustrò gli scandali amministrativi; sottolineò la necessità di trasparenza sia delle gestioni ordinarie sia dello Ior. Taluni sostengono che proprio da allora la stella di Bergoglio abbia cominciato a brillare. Insomma, i cardinali americani giunsero al conclave come un solo uomo.
Su Bergoglio poi confluirono anche le preferenze dei tedeschi. Il resto è storia. Oggi i rapporti fra Bergoglio e l’episcopato statunitense sono tesi, ma questa è un’altra storia.
Nei mesi successivi al conclave la finanza vaticana è stata sottratta progressivamente al controllo dei prelati italiani. Normale, vien fatto di pensare: Bergoglio è americano sia pure argentino e i suoi grandi elettori, come abbiamo visto, non furono italiani. D’altronde i due celebri libri di Gianluigi Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi, centrati sulla corruzione che dilagherebbe fra i prelati italiani della Curia, sono stati puntualissimi ad accompagnare la riforma della finanza vaticana. Giusto dunque che Bergoglio si sia rivolto ad altri.
Questo spiegherebbe l’insediamento del cardinale tedesco Reinhard Marx al vertice del Consiglio per l’economia, con il compito di «sorvegliare la gestione economica e vigilare sulle strutture e sulle attività amministrative e finanziarie dei dicasteri della Curia romana, delle istituzioni collegate con la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».
In tale prospettiva, altrettanto comprensibile appare l’investitura del cardinale australiano George Pell, a guidare la Segreteria dell’economia, alle dirette dipendenze di Bergoglio. Scelte eccellenti, comunque la si pensi sui due porporati.
Tale altissimo livello di qualità non sembra tuttavia rispettato con l’irruzione dei prelati provenienti da Malta nei rimanenti gangli della finanza vaticana. La «banda dei maltesi», com’è simpaticamente definita Oltretevere, fa capo al marchese Joseph Zahra, una vera celebrità nell’isola del Mediterraneo, così come a Messina e nel New Jersey. Maltese è pure monsignor Alfred Xuereb, spina nel fianco di Pell, nella Segreteria per l’economia, nonché membro della segreteria particolare di Bergoglio.
Potere solo ai maltesi? Ma no, anche al Lussemburgo la sua fettina. Bergoglio nominò presidente dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria della Santa Sede, il lussemburghese René Brülhart. Un laico sbucato dal freddo con solidissime amicizie nel New Jersey e, nientemeno, nel Liechtenstein, nonché nella solita Messina. Era dicembre 2011. Brülhart cambiò la legge antiriciclaggio voluta dall’onestissimo cardinale Attilio Nicora, già presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) e fino al 2014 presidente dell’Autorità di informazione finanziaria. Inoltre Brülhart pose l’Aif sotto il controllo della segreteria di Stato: come mettere la Banca d’Italia sotto Matteo Renzi. E il paragone è più calzante di quanto si possa supporre.
Molti si chiedono perché Bergoglio, predicatore incessante della povertà, abbia defenestrato l’integerrimo e cattolicissimo Ernst von Freyberg, dalla professionalità smagliante, per poi affidare alla «banda dei maltesi» l’economia del Vaticano. È un dato di fatto sconcertante e senza giustificazioni.
Non basta che il cardinale Pell, un mastino, alquanto prevenuto verso chiunque non sia anglosassone, sia la bestia nera dei maltesi. Anzi, questo genera ulteriore confusione: poiché i maltesi sono stati designati tutti direttamente da Bergoglio, circola la bufala d’una contrapposizione fra l’australiano e l’argentino. Bergoglio cerca di barcamenarsi con un improbabile «divide et impera»?
Il «pretino» aggiunge: «I maltesi non sono stati scelti da Bergoglio ma impostigli da Washington. Le metodologie sono state le medesime con le quali infiltrarono gli agenti che hanno complottato contro il Papa emerito». Bergoglio genuflesso all’imperatore, quindi.
Qualcuno potrebbe osservare che dopotutto Pell e Marx sono il rimedio di Bergoglio alla penetrazione clintoniana in Vaticano. Se così fosse, qual è il ruolo di Bertone, l’ex segretario di Stato? È apparentemente solo, dopo che persino monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della segreteria di Stato, lo ha scaricato. Proprio Bertone aveva insediato Becciu a maggio 2011.
Secondo i canoni pauperisti di Francesco, Bertone dovrebbe quindi essere in esilio da un pezzo: ha un patrimonio personale miliardario, vive in un attico lussuoso e vasto oltre ogni immaginazione, rammodernato con una controversa raccolta di fondi.
Il vessillifero della povertà, Bergoglio, oramai celebre per la facilità con la quale esilia i cardinali sgraditi, mantiene non di meno l’imbarazzante presenza di Bertone all’interno delle Mura leonine. Non è imbarazzato affatto, evidentemente. Anzi, tutti gli uomini di punta di Bertone, dentro e fuori del Vaticano, sono rimasti al loro posto. Al contrario, quanti gli si contrappongono, come monsignor Carlo Maria Viganò, cadono in disgrazia.
Infine, attraverso Bertone passano relazioni strategiche con le autorità politiche italiane. L’allora segretario di Stato e le istituzioni controllate dai suoi uomini sostennero Mario Monti alle elezioni. Oggi essi sono impegnati alacremente per il Sì al referendum, negli ospedali, nelle cliniche, negli ospizi, ovunque siano irradiati. Inutile nasconderselo, Bertone è nel pieno dei suoi poteri e Bergoglio non può non saperlo, anzi lo gradisce.
Il «pretino» è categorico: «Bergoglio, Bertone e i cardinali tedeschi condividono un segreto finanziario di enorme portata. Quale? Penserà Trump a metterli a posto. D’altronde egli sa bene che costoro hanno finanziato la campagna elettorale della Clinton».
Questa Chiesa dei poveri appoggia i personaggi fino a ieri assidui nello Ior, oggi sgomitanti nelle stanze di un altro organismo finanziario, apparentemente residuale, l’Apsa. Anzi, lo scontro, tanto silenzioso quanto acerrimo, fra Pell e la banda dei maltesi fa perno proprio sull’Apsa. Perché?
L’Apsa, non tutti lo sanno, ha un patrimonio liquido immenso, fondatosi con il contributo che lo Stato italiano versò al Vaticano, con i Patti Lateranensi, quale indennizzo per gli espropri fatti dopo l’Unità d’Italia.
Le grandi istituzioni bancarie, in testa Goldman Sachs e Jp Morgan, disertano oggi lo Ior e preferiscono Apsa, presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, guarda caso fedelissimo di Bertone.
Il segretario di Calcagno, monsignor Mauro Rivella, apre le porte dell’Apsa ai nuovi rampanti della finanza internazionale, come Oscar D’Intino. Che cosa accade?
Il «pretino» sorride: «L’Apsa non amministra solo i palazzotti affittati al notabilato romano. L’Apsa ha cumulato sul patrimonio iniziale derivato dai risarcimenti degli espropri, trust, lasciti, enormi ricchezze, tesori distribuiti in tutto il mondo: centinaia e centinaia di miliardi. Ha una liquidità immensa. L’Apsa riceve ed emette liquidità senza bilanci, senza rendere conto ad altri se non a chi ne assume il controllo. La sala trading dell’Apsa è di gran lunga più vasta di quella Ior. Occorre tuttavia osservare che se Bertone è in questo sistema significa che egli è portatore di un interesse finanziario ulteriore e differente da quello dell’Apsa e dei tedeschi».
È una povera Chiesa più che una chiesa dei poveri. Cerchiamo di capirne di più. L’Apsa era composta di due sezioni una ordinaria e l’altra straordinaria. Quest’ultima per statuto «amministra i beni mobili propri e quelli ad essa affidati da altri enti della Santa Sede», in altre parole montagne di denaro contante, gran parte del quale è depositato a Francoforte in una miriade di depositi: «Centinaia e centinaia di miliardi, ancora più incontrollabili dopo la riforma voluta da Bergoglio, il quale ha unificato le due sezioni e i rispettivi patrimoni», assicura il «pretino», «miliardi incontrollabili, molti dei quali erano diretti verso il più politically correct dei paradisi fiscali, Cuba. Con l’arrivo di Trump il piano scricchiola e i vessilliferi della povertà sono molto preoccupati».
L’Apsa potrebbe ricordare i fasti dello Ior ai tempi dell’americano Paul Marcinkus?
«Solo le diocesi tedesche hanno una ricchezza paragonabile a quella dell’Apsa e altrettanto pericolosa. Cifre incontrollate di centinaia di miliardi sono un pericolo per l’umanità. Il pericolo è ancora più complesso, perché i tedeschi operano al di fuori del sistema bancario vaticano, attraverso la Pax Bank, la cui unica filiale italiana è a due passi dal Vaticano, ma ben lontana dal suo controllo».
Dicono che i tedeschi aiutino molto le missioni in Africa.
«È vero», conferma Pretino, «anzi è stato più vero in passato. Da qualche tempo i biglietti per trasmigrare dall’Africa in Italia sono lowcost. Qualcuno ha deciso di svuotare le Chiese africane di energie vitali. La prospettiva di un papa africano, ricorrente ai tempi di San Giovanni Paolo II, oggi è labile. Lasciamo in pace il povero Paul Marcinkus, morto in vera e vissuta povertà. Lo Ior di Marcinkus era criticabile, certo, ma lavorava solo per fini istituzionali. Marcinkus non ha mai genuflesso la Chiesa a gente dello stampo dei clintoniani e di Goldman Sachs, né ai loro servi mitrati. Marcinkus è morto davvero povero e non nascondeva centinaia di miliardi. Quella Chiesa non predicava la povertà a chiacchiere, ma la combatteva coi fatti. Ecco perché per costoro Trump è un terremoto più aspro di quello che ha devastato il Centro Italia». www.pierolaporta.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”99%”]Pubblicato 25 Novembre 2016 con altro titolo su La Verità, diretto da M. Belpietro [/cryout-pullquote]
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Is there a battle going on at the Vatican on doctrine? Of course, but also one about money. Begoglio preaches poverty? Sure, but according to well- informed sources – strictly off the record – finance hucksters have free reign. At the IOR (The Vatican Bank)? No way!
The “Pope’s Bank ” today hides nothing, if only because in the 9 months that passed between the firing of Ettore Gotti Tedeschi and the arrival of his successor, the German Ernst von Freyberg, a considerable amount of funds was transferred to foreign banks – most of them connected to Goldman Sachs and J.P. Morgan.
All this is now ancient history. The Institute for Religious Works today complies with accepted international standards of transparency and the tracing of money entering and leaving the institution. All is right then?
A religious person – who declines to provide his rank nor other details – in February made a prediction for us: «Trump will win, but please do not write it. It would be counter-productive to wipe out their illusions; best that they be confused further. You can write instead that the FBI will come into play.” In February I actually wrote in my blog of the anti-Clinton role the FBI would play. (https://pierolaporta.it/doppio-strike-contro-hillary-clinton/ ). (double strike against Hillary Clinton)
“If Clinton had won I wouldn’t have said what I’m about to tell you. The Trump victory upsets the positions.»
“Little Priest” – signs his posts with this ironic appellation, but the skin is tough – he gives me an appointment with 007-type experienced precautions: in plain clothes, and an unsuspecting appearance about who he really is.
Since November 8th, according to him, the Vatican Curia is in turmoil. They were confident that Clinton would have triumphed. Sure to such an extent that they pushed Bergoglio into the campaign. «Trump is not a Christian» Bergoglio responded to a question artfully prepared for him, and which went around the world. Trump’s polls nosedived. Clinton would surely have won; how could anyone doubt that?
Today, Bergoglio is furious with those who ill-advised him, and yet he is under the illusion of recovering his negotiating weight with Trump, inciting public opinion against him, and over which, he is convinced, he presumes to have an unwavering control. He deceives himself, but must buy time while the presidential election has left him out in the open because: ” Vatican finances played a role at the service of the murderess and her wars,and Trump knows it.“ says Little priest, stigmatizing Hillary Clinton with harsh words.
How is this possible? To understand what is happening let’s take a step back.
Before the conclave, monsignor Carlo Maria Viganò, Nuncio in Washington, contacted the cardinal electors of North and South America. He explained to them what had happened with Bertone, described the administrative scandals, and stressed the need for transparency both in day-to-day activities and in the administrations of the IOR. Some argue that it was at that moment that Bergoglio’s star began to shine.
In short, the American Cardinals arrived at the conclave as one man. Additionally, the preferences of the Germans also converged on Bergoglio. The rest is history. Today, the relations between Bergoglio and the US Episcopate – which also finds itself targeted by Obama – are tense. But this is another story.
In the months following the conclave, control over the Vatican financial apparatus was progressively taken away from Italian prelates. Normal, one would think: Bergoglio is American – albeit Argentinian – and his great electors, as we have seen, were not Italians. Besides, the two famous books by Gianluigi Nuzzi and Emiliano Fittipaldi, centered on the presumed rampant corruption among the Italian prelates of the Curia, punctually accompanied the reform of Vatican finance. It was right, then, for Bergoglio to look to others.
This would explain the seating of German Cardinal Reinhard Marx at the Council on the Economy, with the task of “overseeing the economic management and monitoring the organization and administrative and financial activities of the Roman Curia Departments, of Institutions linked with the Holy See and of the Vatican State”.
With that in mind, the investiture of Australian Cardinal George Pell to lead the Secretariat of the Economy, directly under Bergoglio, appears equally understandable. Excellent choices, whatever one might think about the two Cardinals.
This high level of quality does not, however, seem to have been maintained with the irruption of Malta’s priests in the remaining ganglia of Vatican finance. The “the Maltese gang”, as it is kiddingly alluded to on the other side of the Tiber, is headed by the Marquis Joseph Zahra, a true celebrity in Malta, as he is in Messina and in New Jersey. Maltese is also Monsignor Alfred Xuereb, thorn in the side of Pell, in the Secretariat for the economy, in addition to being a member of Bergoglio’s personal Secretariat.
Power only to the Maltese? No; even Luxembourg gets its slice. Luxembourg’s Rene Brulhart was appointed by Bergoglio as President of the FIA, the Financial Information Authority of the Holy See. A layman come in from the cold, with rock- solid friendships in New Jersey and, no less, in Liechtenstein, and, as the usual, in Messina. It was December 2011. The money laundering law strongly endorsed and put in place by the very honest Cardinal Attilio Nicora was changed by Brulhart, who also placed the FIA under the control of the Secretary of State: just like putting the Bank of Italy under Matteo Renzi. And the comparison is more appropriate than one might suppose.
Many wonder why Bergoglio – incessant preacher against poverty – removed from office the very honest and extremely Catholic Ernst von Freyberg, a dazzling professional, to then entrust the Maltese gang with the economy of the “poor” Vatican. This is an baffling fact, without justification.
It is not enough that Cardinal Pell, a veritable mastiff, rather biased toward anyone not an Anglo-Saxon, is the bête noire of the “Maltese”. In fact, this generates further confusion. Since the “Maltese” have all been appointed directly by Bergoglio, there are rumors circulating of some kind of confrontation between the Australian and Argentinian. Is Bergoglio trying to scrape by with an unlikely “divide and conquer” scheme?
Little Priest adds: “The Maltese were not chosen by Bergoglio but imposed on him by Washington. The methods seem to have been the same with which infiltrated the agents who have plotted against Pope Emeritus Ratzinger”. Bergoglio genuflecting in front of the Emperor, then.
Some might observe that, after all, Pell and Marx are Bergoglio’s response to the Clinton penetration of the Vatican. If so, what is the role of Tarcisio Bertone, the former Secretary of State? He is apparently alone, after even Bishop Angelo Becciu, deputy for General Affairs in the Office of the Secretary of State, abandoned him. It was Bertone had appointed Becciu in May 2011. According to the poverty ideals espoused by Bergoglio, Bertone should have already been in exile for a while: he has a personal fortune estimated in the billions, lives in a luxurious penthouse, vast beyond imagination, and refurbished with a controversial fundraising.
The poverty standard-bearer Bergoglio, now best known for the ease with which he exiles unwelcome Cardinals, keeps Bertone’s nonetheless embarrassing presence within the sacred walls. He is not embarrassed enough, obviously. Indeed, all of Bertone’s men, in and out of the Vatican, have remained at their places. On the contrary, those who oppose him, as monsignor Carlo Maria Viganò has done, end up in disgrace.
Finally, strategic relationships with Italian political authorities pass through Bertone. He and those institutions controlled by his men supported Mario Monti during elections. Today they are busily engaged in support of the “Yes” vote in the upcoming referendum, in hospitals, clinics, hospices, wherever they are located. Useless to ignore it, Bertone is at the height of his powers and Bergoglio knows it. Actually, he likes it.
Little Priest is categorical: “Bergoglio, Bertone and the German Cardinals share a large-scale financial secret. Which one? Trump will fix them all. Besides, he knows that they have financed the election campaign of Clinton.”
This church of the poor supports the characters who until yesterday were at the IOR, today elbowing themselves into another financial institution, only apparently second-rate, the APSA (Administration of the Patrimony of the Apostolic See). Indeed, the clash, quiet as it is bitter, between Pell and the Maltese gang, hinges precisely on the APSA. Why?
APSA, not everyone knows, has huge liquid assets, derived from the contribution that Italian State paid to the Vatican as a result of the Lateran Pacts, such as compensation for the expropriations after the Italian unification.
The big banks – Goldman Sachs and J.P. Morgan’s at the forefront – today are deserting the IOR in favor of APSA, headed by Cardinal Domenico Calcagno, who, coincidentally, is loyal to Bertone.
Calcagno’s secretary, Monsignor Mauro Rivella, is opening APSA’s doors to the new “go-getters” of international finance, such as Oscar d’Intino. What is happening?
Little priest smiles: “APSA does not administer only the buildings rented out to Roman notables. APSA, to the wealth derived from the initial compensation of expropriations, has added trusts, bequests, enormous wealth, and treasures located worldwide: hundreds and hundreds of billions. It enjoys immense liquidity; APSA receives and emits liquidity without budgets, without accountability to others, only to those who take control of it. The trading room of the APSA is far more extensive than that of the IOR. However, it should be noted that if Bertone is in this system it means that he has a financial interest ulterior and different from that of the APSA and of the Germans.”
It is a poor church more than a church of the poor. Let’s try to find out more. The APSA is composed of two sections, “ordinary” and “extraordinary.” The latter, by statute, “administers its liquid assets and those entrusted to it by other agencies of the Holy See”, in other words, mountains of cash, much of which deposited in Frankfurt in a myriad of deposits: “hundreds of billions” assures the young priest “uncontrolled and uncontrollable billions, many of which were headed to the most politically correct of the fiscal havens, Cuba. With the arrival of Trump the floor creaks and the standard-bearers of poverty are very worried. ”
Might today’s APSA bring to mind the glories of the IOR at the time of the American Paul Marcinkus?
«Only the German dioceses have a wealth comparable to that of APSA and just as dangerous. Uncontrolled hundreds of billions are a danger to humanity. On the other hand, the danger is even more complex because the Germans operate outside the Vatican banking system, through PaxBank, whose only Italian branch is a few steps from the Vatican, but very far from its control.”
They say that the Germans are helping the missions in Africa.
“It is true” according to Little Priest “In fact it was more true in the past. For some time now tickets for transmigration from Africa to Italy are low cost. Someone decided to empty the African churches of vital energies. The prospects of an African Pope, which were consolidated at the time of Saint John Paul II, are now weak. Let’s leave alone poor Paul Marcinkus, who died in genuine and documented poverty. The IOR of Marcinkus was criticized, certainly, but it worked solely for institutional purposes. Marcinkus never caused the Church to genuflect before the Clintons and Goldman Sachs, nor before their mitred prelate servants. Marcinkus died truly poor and did not hide hundreds of billions. That Church did not preach poverty with empty talk, but fought it indeed. This is why for these people Trump is an earthquake more destructive than that which recently occurred in central Italy.» www.pierolaporta.it
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Pingback: Qual è l’aspetto peggio di questo pontificato? – Il fumo di Satana
articolo memorabile. Grazie Piero.
grazie a chi ha la pazienza di leggermi
Dopo un mese,a causa di una severa operazione chirurgica,rivedo il sole della Liguria e gli scritti di Piero Laporta,e scusate se è poco..
Bene bene bene, questo sono le notizie che allietano. Buon Natale!
Mi riferisco al riferimento di Oscar che afferma che Marcincus era un membro dell’ordine del s. Sepolcro di Gerusalemme. Non so se e’ vero, ma se lo fosse, cosa dovrebbe significare?Che era un mafioso e che tutti i cavalieri del s. Sepolcro sono mafiosi? Io ne conosco di cretini, ma da qui a confonderli con Gelli, Calvi, et similia ce ne passa. L’ordine in questione e’ una cosa seria che fa cose serie.
Caro Piero, che storia complessa. Tanto complessa che mi accade di perdermi nello sforzo di ricercare, in tali vicende, sempre le finalità ultime e di individuare un quadro dell’agire coerente dove, sovente è l’incoerenza ad animare le pedine del gioco.
Spigami: se il pretino sapeva da quel tempo che avrebbe vinto Trump suppongo che avesse avuto modo di avere fonti non solo ben informate, ma anche in grado di determinare i fatti. Una roba che non si può fare da soli, nelle segrete stanze, dove – comunque – doveva esserci anche il pretino. Allora, come mai una altrettanto potente fazione di cattivoni (non è detto che i buoni siano stati gli altri)continuavano ad investire sulla campagna Clinton? Tutti babbioni?
Ho troppi dubbi su tutta questa storia e dunque la pianto qui. concedimi solo una chiosa finale.
Marcinkus, membro dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, sarà anche morto povero ma il suo potere è stato indiscusso. Non stiamo parlando di una mammoletta. Le lettere di patronage per Calvi sono state alla base della triste vicenda dell’Ambrosiano e Sindona e Gelli furono della partita insieme con lui. Questa è storia certa! Non aveva messo da parte nulla per se? ….può darsi. Vuol dire che fu poco previdente. In Sicilia, terra che non gli fu sconosciuta, dicono che cumannà è meglio che fotte!
Il Signore acceca chi vuole perdere: avevano avuto in Vaticano tutte le previsioni favorevoli a Trump ma hanno preferito le opposte. Che possiamo farci? D’altronde Pretino l’ha azzeccata con l’Fbi. A me bastano le notizie; non mi interessa come Pretino le abbia avute e perché me le confidi. Aggiungo che tutti i sondaggi anonimi hanno dato TRUMP come favorito con distacchi significativi sulla Clinton. Ricorderai che Trump era dato per spacciato sin dalle primarie (il partito repubblicano lo ha osteggiato dal primo istante) eppure travolse ogni avversario. Mons. Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico a Washington, è stato avvicendato il 12 aprile 2016 su pressione della Clinton. Il 18 febbraio Bergoglio, come ho ricordato, entrò nella campagna elettorale: “Una persona che pensa solo a costruire muri e non a costruire ponti, non è cristiano“. Il nunzio nei suoi dispacci aveva dato costantemente per certa la vittoria di Trump. Saper guardare la realtà e saperne interpretare i segni è un carisma, ma è pure conseguenza dell’onestà intrinseca d’una persona. Pretino ce l’ha, te l’assicuro, e ha azzeccato la previsione doppia, in pieno.
Marcinkus ha finanziato Solidarnosc: questo è tuttora imperdonabile per molti.
Caro Piero
Complimenti per l’articolo, così dettagliato e documentato.
Certo, un conto è la politica cosiddetta spicciola, riportata sui quotidiani, quasi sempre mediocrizzata da giornalisti pennivendoli. Un’altra cosa è quella relativa agli eventi ,non filtrati, come si svolgono realmente ed abilmente celata dalle varie Segreterie governative.
Mi vien da pensare ai soliti servizi segreti, italiani e vaticani ed altri, protagonisti al contrario di intenzioni politiche che poi non sanno neanche imaginare.
È così via…..
Caro Pierpaolo,
un conto è che tale doppiezza sia peculiare a un politico ordinario, altro è se un religioso – quale che sia il suo rango – predica la povertà di giorno e accumula denari di nascosto. Aspettiamo il tonfo.
Caro Piero, l’inquietudine che ci pervade tutti non puo’ che aumentare esponenzialmente. Ormai per tutti tenete il conto degli eventi e dei loro collegamenti e’ impossibile.
Certo, se Bergoglio vuole dare una svolta vera alla barca di Pietro deve fare presto e deve farlo vedere anche a chi non mastica di strategia. Poi, quel che avviene delle finanze della S. Sede/Vaticano/Chiesa Cattolica e’ difficile capirlo e ancor piu’ spiegarlo: anche le finanze del Papa sono trine e incomprensibili come il mistero della Trinita’!!!
Il problema e’ anche questo, anzi e’ soprattutto questo: i tre soggetti di diritto pubblico internazionale prima citati e il pontefice che e’ l’ad di tutti e tre! Anche Papa Francesco, come i predecessori, fa il gioco delle tre carte!
La storia e’ vecchia; il potere temporale/finanziario/speculativo non va d’accordo con quello spirituale!
La chiesa deve essere povera e deve “fare una fondazione” che la sostenga. Ma la fondazione non la deve gestire il Papa ne’ alcun uomo di chiesa!
Questo non avverra’ mai, temo. Non ci sono speranze. Occupiamoci di altro. Mi spiace dirlo, ma questo modo di pensare la Chiesa cattolica non regge piu’ e le favole non le ascolta piu’ nessuno.
Faccio molto affidamento su un’altra trinita’ che raddrizzera’ o fara’ sparire le altre: Trump, Putin e il grande turco!
Sandro
Articolo complicato e difficile da verificare per chi non appartiene a quella casta che fa produrre gli eventi e a quelli che devono vigilare sulla loro esecuzione, noi siamo tra quelli che si chiedono cosa mai sia successo e cosa mai stia accadendo.
Si possono mettere in campo ipotesi e anche cercare di trovare le prove, ma il compito resta arduo.
Piero, tutti gli uomini devono imbarcamenarsi più o meno contro meccanismi perversi simili a quelli evidenziati nell’articolo. Sono quelli di questo Mondo votato al Male. Esso agisce perchè deve trovare il modo per screditare il Bene sulla Terra… e gli uomini, specie quelli di Chiesa spesso, ostacolano e non favoriscono più o meno consapevlmente i progetti di Dio…ma alla fine dopo lunga , lunghissima battaglia sarà Lui a vincere. Anzi ha già vinto ! Sta a noi scegliere ora da che parte stare ! La vera speranza cristiana é questa certezza. Non è una probabilità !! Poi ognuno darà conto delle proprie responsabilità e dei propri errori colpevoli, finalizzati all’affermazione del Male. Quindi, si continua a combattere, nel dove e nelle situazioni di vita proprie, senza illusioni soprattutto sugli uomini di Chiesa.
Le illusioni su Bergoglio sono morte e non da oggi.
Caro Piero, è stato un piacere leggerti su l’argomento dei quattrini della povertà francescana, che non è quella di San Francesco, pure su LA VERITA’, il nostro quotidiano.
Rimango sorpreso che le “firme” che stimo e che leggo, prima o poi, intingono la penna per scrivere su questo fastidiosissimo foglio per la Casta renziana filo Logge Anglo Americane. Che però è musica per la nostre orecchie.