Paolo Savona il 14 giugno ha tenuto il primo discorso come Presidente della Consob in occasione dell’incontro annuale con il mercato finanziario. Gran parte dei commentatori ne hanno stravolto i contenuti strumentalizzandoli per le loro opinioni personali.
Qui vogliamo separare quanto “non ha detto” dalle parole veramente pronunciate. Chi voglia può verificarlo, godendosi il video del discorso del presidente della Consob.
Savona non ha mai detto che il nostro debito pubblico potrebbe arrivare senza problemi al 200% del PIL. Ha invece detto che se i cittadini avessero fiducia nello Stato, investendovi il loro risparmio fino a coprire la quasi totalità del debito, come avviene in Giappone, anche se si superasse il 200% nel rapporto con il PIL non succederebbe niente come appunto in Giappone.
Ha aggiunto che, purtroppo, dei quasi 4.500 miliardi del loro risparmio flottante o mobiliare che dir si voglia, gli italiani ne investono nel debito pubblico solo 150: il resto, una grande ricchezza pari al doppio del debito stesso, è sottratto alla nostra economia tenuto in contanti o in fondi internazionali.
Sempre a proposito di debito, ha posto due paletti. Primo: non si deve sperperare la ricchezza del paese per ridurre il debito. Secondo: il debito può si crescere ma meno della crescita del PIL.
Possiamo ricordare che il secondo paletto, in Italia, è stato rispettato solo dagli anni ’60 agli ’80. Dopo di allora, a causa degli obblighi europei che ci hanno sottratto la sovranità monetaria e imprigionati nei cambi fissi del Sistema Monetario Europeo o SME, embrione dell’Euro, non è più avvenuto.
Savona non ha detto di creare un fondo “immobiliare” garantito dai beni dello Stato per ridurre il debito, sarebbe stato in contraddizione con se stesso: al contrario ha proposto un fondo che raccolga risparmio privato allo scopo di “sviluppare la produzione”, ossia rimettere in piedi l’industria Made in Italy.
Sulla stessa linea ha concordato con il progetto allo studio della Commissione Europea di “safe assets”, emessi dalla BCE (ossia degli Eurobond) da offrire al mercato privato che cerca un risparmio non speculativo ma garantito e sicuro, quello che oggi si rivolge ai Bund tedeschi e per la parte eccedente all’area del dollaro, utilizzando i capitali così resi disponibili per lo sviluppo dell’economia europea e sostituendo i Bund anche come riferimento dello Spread.
Le proposte di Savona non comportano più spesa, ma riduzione del rapporto debito/PIL e recupero di capitali da destinare allo sviluppo economico in Italia e in Europa.
La politica avrebbe il dovere di rispondere rendendo operative tali proposte oppure dimostrando che sono un impraticabile Lectio Magistralis puramente accademica. Stravolgere il senso di quanto ha detto Savona non è una risposta, non è un servizio alla verità, tanto meno lo è al paese.