Dialogo? Con chi? Come, in queste stagioni di morti, di attacchi alla legge, di sentimenti distanti dalla ragione?
Dialogo! Dialogo! Dialogo! La ratio del mondo “civilizzato” ha perso qualcosa nel corso dell’analisi/confronto fra Corano, società, legge e valori culturali?
Dialogo! Dialogo! Dialogo! Oppure c’è un diabolico trascolorare del Potere verso sfumature rassicuranti in apparenza e velenose negli effetti?
Dialogo! Dialogo! Dialogo! Resta irrisolto intanto il nodo fra cittadino e ordine costituito, fra valore e legge, fra coscienza e società. Il Potere è vanesio – altrimenti a che serve, se non a esibirlo, esibirsi? – così infine mostra il suo volto nero, malcelato dietro la maschera luminosa e lo sguardo misericordioso.
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La cosiddetta società civile occidentale, adagiatasi nel placido stagno del “dialogo”, costruisce teosofie utili ai massacri “individuali”, di ordine personale, sociale, razziale, religioso, ecc. Nello stesso tempo se non sei “antiqualcosa” non esisti. Se ti opponi agli abusi del Potere, sei affetto da “fobia”, da “razzismo”, oppure “non sei cristiano”. Aggettivo sempre negletto, cristiano, e inopinatamente riportato in auge per uccidere socialmente chi non s’adegua. Quanti fino a ieri non perdevano occasione per esecrare Inquisizione e roghi, oggi entusiasticamente plaudono inquisitori e boia.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Attivare la funzione “suono” per udire la colonna sonora[/cryout-pullquote]
Cacciata dalla coscienza l’Entità superiore – quel fastidio che i cattolici chiamano Dio Trinità – vi rimane un pervertimento, la base autentica dell’odierno laicismo. Vietato quindi dire “Sia lodato Gesù Cristo”, i mussulmani potrebbero dolersene. Se ne dolgono pure i protestanti, figuriamoci, e l’Anticristo ha una sua sensibilità da rispettare.
Dio è morto: dobbiamo farcene un altro, il quale ci governi secondo le nostre leggi. Dai libri sacri si può dedurre tutto quello che si vuole, siano essi cristiani, siano essi islamici, siano essi provenienti da una cosiddetta rivoluzione che in Francia dette la stura alle irrazionalità che hanno sempre accompagnato le rivoluzioni “laiche” successive, non prive di aspetti carnascialeschi, tanto più impossibili da dissimulare oggi: dall’applauso ai funerali, ai matrimoni di prostitute/i in abiti verginali, al dimenare di terga variopinte sui carri allegorici dell’orgoglio.
A sua volta, il sistema laico/religioso, abbandonata la coscienza (secondo i fastidiosi cattolici, illuminata dalla ragione che ha in Cristo la misura del proprio essere e della propria azione) per seguire se stesso, cioè gli interessi in ordine sparso di ciascuno, all’ombra del Potere. Il vincolo fra uomo e uomo non è quindi la solidarietà (non di meno sbandierata) bensì la complicità, edificata sull’interesse ed effimera tanto quanto la comunanza dell’interesse medesimo.
I progenitori romani ammonivano “homo homini lupus”, consapevoli che l’interesse univa apparentemente la società in nome della legge (repubblicana o imperiale) ma allo stesso tempo divideva in nome dell’interesse particolare, all’ombra del potere imperiale/repubblicano.
Il rimedio era una scala sociale – i cui membri avevano margini di libertà dai più ampi (i patrizi) ai più ristretti (gli schiavi) – nella quale la negazione dell’uguaglianza era il cemento unificante. Se io domino e tu sei il dominato, la mia preoccupazione è conservare il potere, la tua ossequiarlo.
Da allora la battaglia contro l’uguaglianza contraddistingue i ritorni di fiamma del paganesimo, pur sotto varie mentite spoglie.
Il borghese è da tempo cooptato in questa cerchia neopagana, il cui alibi, mentre fa terra bruciata dei valori, è l’affrancamento dalla religione cattolica, a causa della quale, a suo dire, l’uomo non è libero. Ci libererà chi, invece?
La violenza terroristica islamica è un ottimo appiglio per costoro, ben rappresentati dalla capigliatura di Ernesto Galli della Loggia, secondo il quale la religione (specie se monoteista, come la cattolica) è origine della violenza sociale. Se almeno avesse letto Benedetto Croce, borghese intelligente, laico e intellettualmente onesto, ricorderebbe che la ragione fine a se stessa, senza alcuna controparte valoriale, produce mostri.
D’altronde le stragi della Comune di Parigi, della repressione di Carlo X, delle guerre mondiali, degli Stalin, degli Hitler, dei Pol Pot, dei Mao e delle guerre coloniali non ebbero connotazione monoteista, idolatra semmai, ma è altro dire.
La storia delle invasioni islamiche, se solo posiamo lo sguardo sull’ossario dei Santi Martiri di Otranto ci fa dire che c’è una religione monoteista, cristallizzatasi ai primordi, del tutto inconfrontabile con la civiltà delle rimanenti due che hanno in Abramo un’origine comune. E stendiamo un velo sulle stragi in corso – non quelle islamiche, scontate – ma le laicissime stragi dell’Occidente che fa le guerre ma non fa più prigionieri. Guantanamo non serve più, non si fanno più prigionieri e nessuno tuttavia si domanda come e perché.
C’è un ulteriore punto sul quale il borghese tace imbarazzato: l’alleanza fra luteranesimo e islam, substrato delle stragi correnti, pantografata da quella tra nazismo e islam. Questa, accostata alle stragi politiche elencate in precedenza, lascia a noi il monoteismo maomettano nella sua luce vera e cupa, sordo alla ragione lungo tutti quei “dialoganti” momenti del passato e correnti.
Per superare questa contraddizione il borghesuccio s’aggrappa all’islam moderato, come una prostituta disperata al pappa. Non di meno le stragi proseguono e l’imbarazzo è senza rimedio… a meno che tu non abbia la barba di Della Loggia, che propone le sue trovate al parrucchiere. Questa ha funzionato: metto sotto accusa le religioni monoteiste. Il barbiere dapprima è disorientato. Tutte? Certo, tutte senza distinzione – sorride il prof – è più prudente.
Intanto così – gli spiega – non rischio una coltellata e accusando il “monoteismo”, evito di dire di quale parlo, anche se ho un occhio sugli splendori delle città d’arte e un altro sulle rovine di Palmira.
Domanda per il codardo borghese: dove mai hai visto un Corano sottomesso alla penosa liturgia della rappresentatività individuale?
Pur di non rispondere sul punto, il borghese e il vescovo sventolano il “dialogo”, un turibolo dal fumo tossico soprattutto per la dottrina cattolica. Fu scritto e ripetuto: «Convertitevi!», mai «Dialogate!». Non di meno i presbiteri stupidi, quando non complici, spacciano per dialogo la loro genuflessione al mondo.
Dia-logos, “discorso fra”. Perduto il valore del logos, cioè della logicità fra persone, fra società, fra culture. In una parola: fra valori.
Laicismo, la mancanza di valori condivisi, percezione intestina di qualcosa di grande che manca, negato, eppur vivente. Laicismo, negazione della viva umanità. L’attuale Europa, paradigma e nemesi.
Per quale motivo stiamo insieme? Per i soldi che vanno nelle tasche tedesche, per avvantaggiare quanti hanno leggi a noi sconosciute; per modelli di società che negano il valore della coscienza individuale e s’affidano alle forze violente dei numeri. Ci tengono insieme per addomesticarci e depredarci con l’imminente TTIP.
Stiamo insieme per cancellare l’uguaglianza. Dà fastidio persino il simulacro zoppo di uguaglianza creatosi fra le due guerre mondiali e, in qualche misura palleggiato fra democrazia occidentale e democrazia popolare fino al 1989. Sconfitto il comunismo, la democrazia ebbe un’evoluzione orwelliana, neppure nascosta sotto la biacca del liberismo.
Paradosso uno. Sconfitto il comunismo, i cosiddetti liberali lo fanno rimpiangere.
Paradosso due. L’Europa in nome del liberismo perseguita l’anima cattolica; la Russia ricostruisce se stessa intorno all’ortodossia cristiana.
Paradosso tre. Gli ex comunisti, già ex fascisti ovvero figli di fascisti, oggi tifano Islam. Chi dissente è “islamofobo”. Confidano che la scimitarra dia loro la rivincita per il 1989. Se il Califfo arriva davvero, ci si diverte.
Il modello dellaloggesco di società felice è un hotel di lusso, nel quale fatica, sudore e sangue sono nei sotterranei o al più nel sottotetto, come usava nelle case gentilizie. Fatica, sudore, sangue, tre disvalori lasciati al popolo, purché non se ne lamenti né si dolga di subire la concorrenza di milioni di disperati, il cui arrivo è favorito in tutti i modi perché «è una risorsa» irrinunciabile. Difatti il liberista dice al popolo: ”Attenti potreste diventare come loro se non vi contentate”. Si va boldrinianamente oltre: cominciate a leggere il Corano, così salvate la vita se vi acchiappano; prima o poi vi sarà utile.
Se il popolo si duole, è dellaloggescamente “razzista”; se l’immigrato rifiuta l’integrazione è dellaloggescamente “fondamentalista”, mentre l’uno e l’altro vanno chiedendosi se Della Loggia è fesso o fa il fesso per fottere ambedue. La signora Boldrini torna a porgere il Corano, libro di pace, come certifica Bergoglio della Loggia.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Dedicato a Renato Farina e a Benedictus[/cryout-pullquote]
Il Potere pur d’autopreservarsi ha rinnegato – in una sola generazione – tutti i propri capisaldi culturali. Marx è diventato un cardinale che nottetempo officia matrimoni omosessuali. Freud e la madre non scopano più nemmeno in sogno, non vogliono sentir parlare di Lorentz e dell’imprinting, mentre la checca lacrimevole e ricca fotte il neonato della madre povera. Il socialismo illuminato e i decantati modelli scandinavi trascolorano in “quote immigrati”. La moral suasion è orwellianamente perfetta allo scopo di uccidere socialmente la cellula infetta in cerca di libertà. Se non basta l’uccisione sociale, arriva il Califfo e la porta all’ultimo effetto.
Il “terzo stato” lamenta disagi ulteriori, impostigli in nome del dialogo? Non c’è dubbio: è affetto da populismo. Dellaloggescamente gli si nega il diritto a mettere in discussione il Potere, gli è negato un sano senso comune, quello che, nel suo più profondo, gli dà la consapevolezza di chi è e di che cosa vuole, al di là delle fatiche del quotidiano arrabattarsi non soltanto per vivere, ma per trasmettere una civiltà nella quale si crede e nella quale si investe con convinzione per un futuro desiderato, sperato, ragionato.
Laicismo: lager culturale, sodomizzatore di coscienze a premessa di distruggerle. Avvenire radioso senza un sole, dove la tenebra della confusione pretende di governare secondo un appeasement senza valori (legge, società, cultura, massa-individuo…). La forza dei consensi irrazionali determina le leggi del vivere comune, avvolgendoli nello straccio dei numeri. Un anticipo di inferno.
Laicismo: la malattia che pretende di essere terapia, come disse Karl Kraus della psicanalisi, senza immaginare che era solo uno stadio embrionale di patologia, neppure un secolo fa. Laicismo, tomba del futuro, dove il Potere si autocompiace e si frammenta fra i suoi adepti, infischiandosene delle generazioni che verranno. Un segmento di vita posto fra la devastazione finanziaria e la guerra incessante viene spacciato alle vittime mediante la sollecitudine “climatica”: ti prometto un pianeta meno caldo e più pulito, ma intanto non ti garantisco l’esistenza sufficientemente lunga e dignitosa per goderlo. Anzi, andiamo alla guerra, sii verde e felice. Preoccupandosi del clima appaiono solleciti, non è vero? Intanto si va alla guerra. Tre mesi fa, la NASA annunciò:”sarà l’estate più calda del secolo”, lo ricordo mentre chiudo la finestra alla brezza. Un’enciclica benedice tali luciferine sodomie.
Monologo della iena morente
Laicismo: nel suo nome voglio la pace. La guerra è colpa dei produttori di armi. Assiomi bergogliani e dellaloggeschi, biascicati e risputati dai presbiteri castrati, al mio servizio: sono io, l’orco che uccide i vostri figli, il predatore della vostra dignità, prima ancora che del vostro denaro. Voglio la guerra e voglio le armi, nonostante biasimi l’una e le altre. Controprova? Non rinuncio alla scorta, alla protezione, alla violenza per difendere me stesso. Voglio la polizia sotto casa, la voglio dappertutto, voglio la violenza a mio favore. Voglio uccidere se mi piace e se mi conviene: uccido tutti anche la polizia, tanto troverò altri per servirmi. Adesso amo Erdogan, è un grande. Amo il Potere, lo adoro.
Laicismo, un retropensiero: non ho bisogno del vostro futuro. Devo essere ricco per vivere al meglio possibile la mia esistenza, la mia; devo essere ricco abbastanza per me stesso; le tasse, le vostre tasse, sono una cosa bellissima e io canto la sobrietà e la povertà, le vostre, ovvio. I nostri figli? Che si fottano, specie quelli altrui per non parlare di quelli del popolo. Vogliono un giardino? Se lo creino essi stessi, il loro giardino, e non mi scassino l’anima, circa i miei desideri.
Sono morente, è vero, ma lasciatemi morire in pace coi miei perversi sogni laici e senza ragione, senza valori: vivo per il mio cazzo, per il mio culo, per la mia pancia, per il mio potere. Vivo e vi uccido, tutti se necessario o se mi piace. Ciò che serve è dialogare, cioè trovare il modus operandi, col quale a me, beninteso, rimanga il potere a voi la fatica e la morte, da eroe, se volete.
Questo ci porta alla guerra? Ci siamo già quasi…? Io sono pacifista appassionato, lo sono come le vecchie mummie del Politburo di Mosca negli anni ’80. Anch’esse predicavano la pace. Sono più che tranquillo: sono pacifista, come no; guardo le guerre altrui e ne traggo profitto, sempre. Se tuttavia capiterà qui, la guerra, in vero molto probabile, la faccio fare ai giovani, no; io no, io oramai sono troppo vecchio per imbracciare il fucile e andare al fronte.
Dellaloggescamente mi autocompiaccio, amo la mia immagine, che bravo il mio parrucchiere, importante almeno quanto la mia biblioteca davanti alla quale mi espongo alla tivvù. Lasciatemi godere, ho avuto una trovata geniale: dialogo, dialogo, dialogo. Anatema alle religioni monoteiste. Abbracciamoci tutti, almeno quasi tutti, sì, tutti quelli che mi sono utili. Sono un genio, figuriamoci: vi ho fottuti tutti. Ghigno, ghigno, ghigno e poi vado a dialogare sul lungomare di Nizza.
Toh, un Tir a quest’ora, che cosa ci fa qui?
Ha collaborato Benedictus
dialogo dialogo dialogo dialogo dialogo dialogo dialogo dialogo
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https://pierolaporta.it/dialogo-della-iena-lungomare-nizza/
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https://pierolaporta.it/dialogo-della-iena-sul-lungomare-nizza/
Fu Hobbes a enunciare il Principio “homo homini lupus” posto a base della sua filosofia “sociale”. I Romani basavano la convivenza nella Civis sul basilare brocardo “Neminem ledere”.
Tutt’altro mondo!.
p.s.:speriamo anche che si risvegli la vera germania,oltre alla vera italia e alla vera europa!
Grazie, davvero, caro Trevia.
egregio la porta,sono le 2,15 di notte e ho rotto il “digiuno web”che da tempo mi sono imposto come penitenza:solo e-mail e spengo!oltre all’articolo che leggo e di cui ringrazio,ho avuto la bella sorpresa della settima sinfonia di beethoven.qui ,anche qui,sta quella forza che avremmo,se non rinnegassimo le nostre radici!!!!!dipende da noi,ma mi viene in mente quando bergoglio disprezzò,nei primi mesi di pontificato,un concerto beethoveniano che gli volevano offrire in suo onore…..e capisco tanto,credo,di cio’ che sta avvenendo ora:siamo senza guida!!!!!io,comunque,porto avanti i miei studi musicali anche per avere la forza di combattere,nel mio piccolo;è una esigenza,non tradire quella bellezza che fonda la nostra civiltà’,e non tradendola,nonostante tutto e tutti,rimanessi solo al mondo,lotto!non solo pregando…..e non passi lo straniero!!!!!!
Che fantastico articolo…
Mi fa piangere di rabbia e mi convince sempre di più che occorre battersi per la nostra civiltà millenaria, perché i nostri figli e i nostri nipoti non siano vittime completamente sacrificali alla pazzia satanista che alberga e si sviluppa nei Parlamenti occidentali e nello stesso Vaticano.
Usare la mente per batterli è ormai inutile. Utilizziamo la via del Cuore. Rivolgiamoci allo Spirito Santo: che ci pensi Lui a guidarci. Chiediamo all’Arcangelo Michele, ormai dimenticato dal clero, di organizzare le Sue Schiere contro i Fratelli delle Tenebre, proprio qui nel pianeta. Cerchiamo la Forza con i Sacramenti e i Sacramentali, a cui la maggior parte del clero non crede più. Alla fine della Grande Persecuzione avremo la vittoria.
Grazie caro Giorgio