Ebola, la politica si preoccupa di trovare gli untori e salvare se stessa. Una cronaca semiseria.
Ebola, Eboli. Il virus più temuto parte male pure col nome; richiama il topos critico della separazione nord-sud. Eboli piacque a Cristo e vi sostò – intemerava Bossi, quand’era mangiapreti prima del coccolone – ma a noi no, concluse sprezzante. Le cose cambiano e ora la Lega va a Eboli e Sapri per spigolare voti, senza fortuna.
E va bene, Eboli non piace. Però Ebola, suvvia, è lemma altrimenti gentile, leggero e sinuoso, persino grazioso come una laticuda semifasciata, purtroppo altrettanto velenoso, anzi di più, non solo per le nostre frattaglie condannabili a sanguinare senza posa.
Dal 1976, quasi mezzo secolo, Ebola anfibola il pensar politico, già confuso di suo; se ne dubitate guardate l’Angelino Alfano.
Lorsignori sono nel panico ma dissimulano: ebola spertugia nella comunicazione meglio d’una arvicola nel formaggio. Ier l’altro prima d’avantieri gli esperti gorgheggiavano rassicuranti “Ebola?Tutto sotto controllo”. Passa neppure un terzo di settimana e la litania sale di due ottave “Non c’è pericolo”. Adesso agitano la battola, simulando la disinvolta stanchezza dei chierici che non vedono l’ora di chiudere la chiesa e tornare a casa: “Niente panico, non ce n’è motivo”.
* * *
Sì, ma Noisignori, Noi che abbiamo la responsabilità delle sorti del Paese, se si scatena a chi diamo la colpa? A noi stessi? Eh, no! Un politico sa sempre di chi è la responsabilità dei disastri. Finché l’avete bevuta, abbiamo dato la colpa agli astri, persino con l’aiuto degli intellettuali, vedi Metastasio. Ma ora con la tecnologia, come si fa? Anche la mia portinaia ammazza il tempo col compiuterre in guardiola:”Dottò, ha visto ‘sta Ebola?”. Eh, l’ho vista, eh come, non l’ho vista?!? Ma guarda tu, pure la portinaia…
Oggi siamo silenziosi; giorni fa qualche tono è sfuggito più acuto del dovuto, come avessero schiacciato inavvertitamente la piva, col suono passante al bordone per l’inconsulto movimento dello zampognaro nervoso. Un peto privo d’alcuna armonia musicale, con l’unico pregio di certificare l’imperizia dello zampognaro: non sa che fare, s’agita e gli accade di schiacciare il sacco senza volerlo, manco fosse al governo ancora Berlusconi.
Brutto viatico per noi politici ed esperti. Oddio gli esperti che prevedono gli eventi avvenuti: i terremoti, le alluvioni, le frane, le bombe d’acqua, le nevi invernali e le calure estive, persino le bolle immobiliari e le derive monetarie.
Adesso gli esperti eboleggiano impavidi dalla trincea del “niente allarmismi”, con l’occhio a quella di “la prevenzione è eccellente”, pronti a zompare nella ridotta di “era tutto previsto da noi”, come dopo il prevedibile imprevisto del terzo alluvione di Genova. Oh, gli esperti…
“D’altronde sotto la lanterna, gli esperti ci hanno anticipato un po’ di caos eboliano da centro Africa, un allenamento, si direbbe” si compiace “però un colpevole lo abbiamo trovato” e torna ad accanirsi sul foglio; rassicuranti pensieri s’avvicendano.
Il sindaco Marco Doria, che non è Andrea né lo diverrà, contabilizzando raffiche di ceffoni vaevvieni in mezzo al fango, può assicurarci quanto più agevole sia sdottorare sul “virus più pericoloso del secolo”, non facendo un beato nulla piuttosto che governare una città, già.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”25%”]racconto pubblicato su Monsieur, Novembre 2014[/cryout-pullquote] Tutto sommato gli esperti dell’ebola fanno proprio come Doria, con la differenza di farlo meglio enessuno se ne accorge, né li prendono a schiaffi, per ora. Intanto Ebola cigola, gramola membra, per ora lontane, mentre qui – fra le tappezzerie della presidenza del consiglio più costosa del mondo – ci consultiamo con reti straprotette, addirittura facciamo squadrette segrete segrete di esperti al servizio dei servizi più segreti.
Adesso sono qui, riunito con questi fessi attorno al tavolone, acqua minerale, caffè, pasticcini, penna stilografica; nessuno di noi sa che cosa fare, nessuno di noi però lo ammetterebbe, neppure sotto tortura.
“Professore che mi dice?” tono vago, l’ho imparato da De Mita, come chiedessi le previsioni del tempo.
“Dobbiamo affrontare il problema secondo i cerchi concentrici” suadente questo furbacchione di scienziato, cognato del fidanzato del sottosegretario; il titolo accademico fra i più accreditati, secondo la conventicola di Palazzo. Alle sue stupidaggini pertanto non crediamo neanche un po’, ma fingiamo entusiasti l’opposto. Che fatica, la politica.
Eppure da qualche tempo i cerchi concentrici rassicurano il caravanserraglio, lo vedo.
La concentricità ha una propria essenza semplice, convincente: entraci e rimani, nel cerchio centrale, accada quello che accada. Tutti gli altri cerchi – dal più esterno, dalle parti dell’Angola, al penultimo, più o meno dove Ignazio Marino si trastulla in zetattielle, possono eboleggiare quanto vogliono, ma sia chiaro: Ebola o non Ebola, qualsivoglia cerchio più esterno ha la missione, anzi la mission di proteggere quello più interno, in attesa che la produzione di vaccino decolli su vasta scala, per poter fare solo due cerchi, quello degli sfigati fuori, quello di Noisignori dentro. Nel frattempo il biciclabile Marino divide la città in tre, è un genio: il cerchio più interno di Noisignori, quello intermedio che dà sicurezza, quello più esterno degli sfigati. La scusa è sempre la stessa, il traffico. Bello e semplice, toh, questo a me, questo a te e questo al popolo, toh.
“Professore, il vaccino non è stato messo a punto a Napoli?” gliela butto là, così, senza farla pesare, ma quello sgama.
“Sì” abbottonato, l’accademico, annusando insidia.
“Allora in quale cerchio mettiamo i laboratori del Ceinge (Centro di Ingegneria Genetica, ndR) di Napoli?”
“Il problema è all’esame coi colleghi di Chicago”.
Chi e che cosa c’è a Chicago? La domanda serpeggia ma nessuno osa chiedere, paventando figure da rincitrullito.
Va be’, lasciamoli discutere fra di loro. Più che di sanità e pandemie, sono esperto a ramazzare voti e imbastire anagrammi. Adesso posso solo confezionare tortuosità lessicali.
“Ministro parla” divenne “amorali sprint”, stimmatizzavo la velocità per favorire il trombamico del politico col culo in fiamme. Pochi minuti dopo lo mutai in “a roma li sprint”, quando l’evento sembrava partecipato dai miei tirapiedi nella capitale; infine trascolorò in “no mi straparli” avvedendomi della fregatura alle viste. Drizzo le orecchie.
Un viceprefetto illustra il “Piano AXK-014”. La sigla non significa nulla ma il piano è semplice: se la pandemia arriva a Eboli, “tutte le autorità indispensabili ad assicurare la regolare attività del Paese e del Governo dovranno prepararsi a essere trasferite con non più di 36 ore di preavviso”. Arieccoli i cerchi concentrici. Ebola si fermerà a Eboli? Dove sarà la nuova sede del governo?
“Sono in corso le consultazioni con le capitali europee”. Uhm, la Merkel ci farebbe entrare? Altra domanda senza voce.
È dunque più importante che mai rimanere in sella, sennò come potremmo mai essere “le autorità indispensabili ad assicurare la regolare attività del Paese e del Governo. D’altronde” me lo ripeto da tempo “l’opposizione non serve a nulla dal 1992 ed Ebola aiuta; un’emergenza ci fa sempre bene, o no?” lo ricordo eccome “ ma sì, certo, me lo diceva pure Bertolaso”.
I pensieri volano.”Ci servirà un untore!?!” Dai banchi del liceo riaffiora Gian Giacomo Mora, il barbiere che fece le spese della peste a Milano, giustiziato sulla ruota, la casa rasa al suolo per edificarvi la colonna infame.
“Be’ non era la ruota della fortuna” me lo ripeto più volte, sghignazzando “Eh, sai che ti dico? Mora è nome predestinato da untore. Se arriva Ebola, non disperiamo, troveremo un altro Lele Mora colpevole di tutto”.
Ho un ultimo dubbio. ”Ma se arriva Ebola, che facciamo? Ci affidiamo alla servizio sanitario nazionale?” Sono interdetto, guardo il foglio degli anagrammi: “Morire di parto con la sanità italiana, figurarsi di Ebola”. Medito…
“Ecco un anagramma difficile, degno di me; forse senza soluzione“.
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Ma avete già dimenticato cinque anni fa l’influenza Virus A/h1n1 ? Bel nome anche : quella era “suina” !! Diceva , l’Oms: “Vaccinatevi Influenza si diffonde rapidamente, la pandemia ha finora raggiunto tutti i Paesi europei ed ha ucciso nel mondo 6.171 persone …” (Eh già più o meno quante ne uccide ogni anno l’influenza normale in Italia…)
Continuiamo a farci paura, a dimenticare i veri problemi e a facilitare i guadagni colossali delle case farmaceutiche.
Centratooo!!!!!
E’ esattamente cosi!
L’autolimitazione ci sarà. Ma non sappiamo ne quando, ne come, ne a che prezzo.
uhmm… il prezzo è alle viste 🙂
Caro Piero, l’informazione fermerà Ebola. Basta tener nascoste le cose. Sai niente dei casi sospetti in osservazione in Italia? Una notiziola buttata là e poi il silenzio. Siamo già stati scelti come lazzaretto: Base di Vicenza docet. Altro che cerchi concentrici. Intanto continua “mare nostrum e vostrum”, dove veniamo continuamente rassicurati sul fatto che non può costituire veicolo di diffusione del morbo (balla colossale). Mi potrei diffondere su questo, ma il discorso sarebbe troppo lungo e complesso. E poi adesso interverrà direttamente l’Europa, nel senso che continueremo ad occuparci noi del problema sotto diverso nome. Per fortuna Ebola si autolimiterà da solo (lo sanno bene i proff. interpellati) secondo una curva di crescita nota agli esperti di pandemie. Certo, i contagiati ci saranno, … chissà quanti!
Gente che viene e ti può portare l’Ebola; gente che va e si porta via le pensioni! Sì, proprio le pensioni! Si è saputo più nulla dello scandalo delle pensioni INPS erogate a extracomunitari e loro familiari in Italia e continuate a percepire all’estero essendo gli stessi rientrati in patria? Anche qui una notiziola e via, nessuno ne parla. Silenzio stampa, altrimenti la gente si incazza! Potenza dell’informazione: il problema non esiste se nessuno ne è a conoscenza. Provasse oggi un italiano a chiedere la pensione per gli stessi motivi per cui è stata concessa a quei furboni.
Ebola avrà molto più buon senso e si autolimiterà!
Ebola si è già autolimitato, se non ricordo male, almeno quattro volte dagli anni ’70, quando se ne individuò il primo focolaio. Non sono un epidemiologo ma ho l’impressione che si faccia conto proprio su questo fenomeno, d’altronde molto simile alla virulenza di un incendio: se in una direzione ne favorisco l’espansione (il virtuale e non virtuoso isolamento dell’Africa Occidentale) sapendo che da lì non andrà oltre e in un’altra lo fermo con una striscia brulla (le brusche limitazioni agli ingressi negli Usa, soldati compresi) possiamo concludere, come tu dici, che dovrebbe arrivare l’autolimitazione.
C’è un’incognita. Centinaia di migliaia di cinesi sono in Africa e da lì vanno e vengono con le merci in tutto il mondo.
Qualche allarme sotto traccia per questa situazione incontrollabile serpeggia, ma presto secondo me gli effetti veri si sentiranno. La prossima tarda primavera, azzardo un’ipotesi.