La Fratellanza Islamica non origina in tempi recenti, come tanti erroneamente credono.
La Fratellanza Islamica radica nelle epoche delle “incertezze”, è sempre stata la culla storica degli acefali, di quanti cioè si son fatti una scuola interpretativa del corano, siano essi gli “hashishin” (assassini, prodotti dell’hashish) del XIII-XIV secolo, le orde di Salah-‘u’Ddin, e quante altre variazioni di ordine etnico (mongoli, Timur-i Lenk et al.), sociale (califfato spagnolo-marocchino) e culturale (con gli splendidi dervisci e altre variazioni). Se ne trovano più tardi tracce importanti nelle forze scatenatesi dalla rivolta dei Giovani Turchi[i], poi invadendo la ‘umma’ sino ai giorni nostri nelle forme più varie, da Nasser ad Al-Morsi.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”25%”](*) Benedictus è autorevole personaggio che non intende svelarsi[/cryout-pullquote]
I Giovani Turchi hanno distrutto il califfato, e con esso la legittimità dell’Amir al-Muminim, della sua autorità.
Al ‘servo dei credenti’ (il sultano, l’emiro) è succeduto il custode delle sacre moschee, il sacrestano Saud. Il sultano turco era il custode d’una civiltà plurietnica (anche se oberata dalla tassa sui dhimmi!). I sacrestani di Mekka e Medina – i Saud – sono custodi d’una rigida e irriformabile confraternita, non di meno trasudante petrodollari, alle cui fortune è connessa la sorte della sagrestia stessa.
La fine del sultanato della Sublime Porta ha generato differenti Islam, per se stessi indipendenti e irriformabili.
In Persia si è sviluppata già dal IX secolo una variante “eretica” (?) – sostanzialmente isolata, in autodifesa, con poca propensione ‘missionaria’, quanto piuttosto espansionistica – del complesso storico-devozionale-giuridico, lasciato dal genero di Maometto.
Altra cosa è l’eredità di Baghdad-Istanbul (650-1905), tuttora recante gli originari segni cultural-religiosi aggressivi della conquista, della sottomissione altrui, del ‘territorio’.
Sono mille e cento anni di pensiero compiuto coi quali occorre confrontarsi per poter dare risposta.
Dal sunnismo sono nati troppi estremismi: dagli hashishin, ai wahhabi, ai fratelli mussulmani, per ricordarne solo i più celebri. Di tale ‘estremo’ empito coranico se n’è contagiato in questi ultimi quarant’anni anche lo shi’ismo, a causa della miopia anglosassone. Ad essa si deve l’eresia khomeinista, sebbene gli ultimi sviluppi facciano sperare in un raffreddamento dei bollori iniziali.
Comunque si osservi il quadro, urgono difficili risposte.
I margini dell’affabulazione umana a vantaggio dell’ideologismo religioso sono ristretti irreparabilmente? Difficile negarlo.
È l’altra faccia di un neo paganesimo, il culto della violenza, sdoganato mediante l’ideologismo religioso? Non di meno, si fa strada una storiografia molto ben documentata negli ultimi tempi, secondo la quale l’impero arabo potrebbe esser nato prima della religione islamica così come la conosciamo oggi. Occorre chiedersi se i testi coranici raccolti da Caterina II di Russia (gelosamente custoditi all’Ermitage e di difficilissima consultazione!) siano stati “confezionati” ben dopo cinquant’anni dalla morte di Maometto.[ii]
È, questo, un cammino analogo a quello già visto col comunismo? Si vuol dimenticare il primo Lenin e il Lenin nuovo czar? E le giravolte ideologiche, con le immancabili manipolazioni dei testi, operate dall’agente dell’Okrana, Josip Vissarionovic Dzhiugasvili? Fare la storia come la si vuole, non com’è stata?
La via della strumentalizzazione dell’Islam
L’Islam, a causa delle proprie carenze istituzionali (vds. “Islam e Laicismo: binario casuale?”) è sguarnito di istanze di (auto) analisi in grado di correggere dall’interno le deviazioni.
Questo DNA malato agevola la strumentalizzazione politico militare – già visibile ai tempi dell’Unione Sovietica – oggi aggravata dalle critiche misconoscenze dell’intelligence occidentale, segnatamente quella statunitense. Lo testimonia l’infezione ingravescente – a tratti critica – manifestatasi più volte negli ultimi venti anni.
L’Islam è costretto di volta in volta a rispondere a pressioni ‘esterne’, in carenza a tutt’oggi d’un elemento ‘sacro’ di un’alterità. L’interlocutore deve infatti entrare nella ‘umma’ per avere ascolto, ma non per questo identità. Se rimane all’esterno, lo si tratta come un problema di natura amministrativa, mai per via di intrinseca legittimità.
In altre parole: persona, libertà, diritto, diversità, ecc. non hanno collocazione, sono lemmi vuoti nell’Islam. Non di meno “persona, libertà, diritto, diversità…” sono concetti tanto complessi quanto necessari, apoditticamente necessari, nelle basi del giusnaturalismo, sebbene una stupida tradizione viscerale assolutamente non razionale li passi per “accomodamento politico”. Essi sono – lo sanno anche quanti lo negano – una necessità pre-politica.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”25%”]Nasser – per un certo periodo compagno di strada dell’Unione Sovietica – è monumento alla libertà, al confronto delle odierne, corali giaculatorie clintoniane dei sacrestani cattoluterani e di quelli islamici[/cryout-pullquote]
Non ha dunque senso evocare un Islam moderato giustapposto, quando non contrapposto, all’Islam radicale. Non esiste né l’Islam moderato (le parrocchie cattoliche hanno vissuto drammi simili, al contatto con le violenze dell’ideologia storica, e non pare che la fase sia terminata…), né l’Islam radicale. Esiste l’Islam, che contiene in sé elementi ‘dottrinali’ di violenza, analogamente all’Antico Testamento e, per altre vie, al Nuovo[iii], seppur tenute sotto la spada della legittimità da una gerarchia sinora efficace.
Quando nella storia vi fu una autorità (l’Amir al-Muminim) capace di dirigere l’interpretazione dei testi sacri, a seconda delle convenienze storiche specifiche, la violenza fu controllata per fini chiari e legali, creando una società, per quanto possibile, ordinata, anche se sempre propensa all’espansione violenta. Ora che prevalgono gli interessi dei ‘sagrestani’ (Saud), tutto è possibile, sebbene sia sempre più evidente che essi non possono controllare altro che il flusso del petrolio e, negli ultimi anni, anche il mercato del greggio sembra sfuggire loro di mano.
I sagrestani non hanno alcuna politica religiosa, né sociale, né culturale. Gestiscono e basta, a seconda delle evenienze e dei diktat wahhabiti di un clero che disconosce il divenire storico e lo combatte. Non ci sono elementi certi di alterità, quanto piuttosto contingenze da contenere e da manovrare.
È inevitabile che nelle loro mani (e dei loro sodali non necessariamente islamici, quando non agnostici e laicisti) l’Islam sia in profonda crisi. Cresce quindi l’imbarazzo di dover riconoscere che la crisi dell’Islam, così impostata, è un grave elemento – locale e internazionale – di disturbo politico, militare, sociale, culturale e, soprattutto, religioso.
I sagrestani, incapaci di “gestire” il Corano, iniettano nell’Islam incertezze e violenze, peraltro legittimate da ‘teste calde’, regolarmente retribuite, come gli imam connessi a tale ‘disordine’ istituzionalizzato. Non si combatte più, come faceva la Sublime Porta, un’alterità della legittimità. Oggi un qualsiasi sagrestano islamico, autocefalo, aduna la sua mandria di fedeli per diffondere il verbo del Profeta che a loro piace. A distanza di tempo si scoprono vantaggi collaterali per i sagrestani della Mecca e per i loro fratelli di borsa.
È utile a questo punto chiedersi perché la Repubblica italiana necessiti d’un artefatto “Islam moderato”, istituzionalizzato, asservito, ufficiale.
La rappresentatività agonizza in Occidente mentre è abortita nell’Islam
L’impossibilità evidente che l’Islam stesso possa dichiarare chi lo rappresenta, svela il preoccupante – e ulteriore parallelo – con la nostra società, la cui capacità elettorale è svilita e – non basta – svilite sono pure le istanze religiose, attraverso una dottrina cattolica annacquata da prassi luterana, progressivamente funzionale a poteri tanto distanti quanto misterici.
È dunque giusto domandarsi se in capo a tali congerie di sacristi prezzolati non vi sia un sistema strategicamente articolato per governarne le interazioni, da quelle più telegeniche a quelle più violente. Dopo tutto, la capacità delle intelligenze artificiali di governare le complessità finanziarie più impensabili[iv] perché non dovrebbe riversarsi anche sulla politica e sulla strategia, per gestire a proprio vantaggio un legittimo desiderio religioso, anche se disordinato?
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È singolare che tale aspetto non risulti indagato da alcuno dei pensatoi strategici così prodighi di analisi dell’ovvio.
Torniamo al terribile binario. Le leggi determinerebbero la legittimità. Le leggi italiane, create ed approvate da un corpo eletto dal popolo, che tiene conto della cultura e delle tradizioni del medesimo? Il corpo legislativo italiano non conosce le fonti del diritto islamico, e con esso vorrebbe confrontarsi per darne legittimità “italiana”. Appare un controsenso, un’allegra passeggiata sul precipizio dell’inconciliabilità delle fonti del diritto.
In una vasta porzione dell’Islam si osserva la carenza di protezione della persona e delle minoranze, mentre si castra sul nascere una possibile maggioranza democratica: “un uomo, un voto” arretra davanti alla legislazione “discesa dall’alto”.
In concomitanza, in Italia è istituzionalizzata la tutela d’una nuova aristocrazia politico burocratica, la quale spaccia per patto sociale le proprie guarentigie, salvo poi andare allo scontro coi magistrati, le cui guarentigie costituzionali diventano un disturbo per i neo sagrestani.
Absit inura verbis, inoltrandosi in tali paralleli, sale il rimpianto persino per l’originario mortadellume ideologico, post Tangentopoli[v]. D’altronde chi poteva immaginare che sarebbe evoluto in una sorta di figliastro islamico della democrazia stuprata e morente?
Se vorremo proseguire nella riflessione storica, nel parallelo fra “ieri” e “oggi”, non dimenticheremo che le ‘teste calde’ dei giovani turchi provocarono i peggiori pogrom contro gli armeni cristiani, contro i caldei cristiani, contro i greci ortodossi e gli ebrei. Erano xenofobi assoluti: nella dottrina, nella prassi, nell’azione politica, nell’ideologia trasmessa(ci). Storicamente, sono gli eredi impregnati del nichilismo tedesco del XIX secolo, proveniente anch’esso (guarda caso) dalla Comune di Parigi.
Con tali radici, la Turchia odierna (l’Islam più prossimo a un confronto con l’Occidente) tradisce grande tensione nel prendere atto di non essere più il centro del mondo…
Dai Giovani Turchi hanno tratto spunto i Fratelli Mussulmani, rompendo gli equilibri socio-politici coi copti egiziani e, per un certo tempo, innalzando barriere contro l’imperialismo, divenendone, poi, vittime volenterose e liete, d’altronde come tanti ex comunisti italiani.
Non stupisce a questo punto che l’Impero oggi s’avvalga tanto dell’involuzione collaborazionista dei Fratelli Mussulmani quanto di quella dei neo catari cattoluterani.
Nasser – per un certo periodo compagno di strada dell’Unione Sovietica – è monumento alla libertà, al confronto delle odierne, corali giaculatorie clintoniane dei sacrestani cattoluterani e di quelli islamici.
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[i] Movimento politico della fine del XIX secolo, nato come “Giovani Ottomani”, ispirato dalla mazziniana Giovine Italia, alla quale è accomunato dai sussulti neo borghesi di fronte a un corpo politico elitario in disfacimento, l’impero ottomano, autocratico e inefficiente. Il movente politico originale dei Giovani Turchi era una Costituzione, sorretta da un esercito modernamente addestrato ed equipaggiato.
[ii] Ulteriori incertezze hanno recentemente arricchito il quadro: “Birmingham Koran Carbon Dating Reveals Book Is Likely Older Than Prophet Muhammad” in The Huffington Post UK, 01.09.2015
[iii] La lettura del Nuovo Testamento patisce tuttora tentativi di contaminazione attraverso la c.d. “teologia della liberazione” e, più recentemente, mediante il neo catarismo dommatico
[iv] P.Laporta “Le transazioni ad alta frequenza sono oggi in grado di orientare i listini dei titoli dove meglio si crede” in ItaliaOGGI 23.12.2011
[v] Nostalgia aleggiante verosimilmente su quanti hanno di recente propiziato l’ascesa di Piercamillo Davigo alla presidenza dell’ANM.
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Esiste il mussulmano moderato ma NON l’Islam moderato. Questo soffre di un limite genetico : nasce in seno alle povere società tribali di quei deserti , di certo non emancipate sotto il profilo culturale e sociale. Non è una religione perché origina dalle parole di un profeta, ovvero da un essere umano. Il cristianesimo è il frutto della parola di Dio sceso in Terra con il Verbo della S.S. Trinità. Non è un caso che l’obiettivo più odiato e dissacrato sia proprio Cristo.
Teologicamente assume posizioni di assolutismo teologico senza alcuna considerazione per l’ originalità dell’ uomo e la straordinarietà della sua esistenza.
L’Islam ha avuto qualche importanza all’epoca dell’ Impero Ottomano, multietnico e multi confessionale, che assorbiva e/o reprimeva spietatamente ogni radicalismo . Alla sua scomparsa sono nati capetti, rais e piccoli sultani di mediocre statura intellettuale e politica e privi di leadership. Nulla di paragonabile a Mehemet II o Solimano I il Magnifico.
Il mondo mussulmano continua a non avere una superpotenza di riferimento ! Infatti non riesce a fare ordine in se stesso e scarica le proprie frustrazioni politiche sul sempre odiato occidente cristiano.
Non solo, l’Islam non ha un suo Papa e non possiede un Clero . Tutto è affidato alle mani di mullah per lo più impreparati dottrinariamente e indipendenti sotto il profilo della prassi apostolare, nonché alle madrasse dove il Corano è imparato a memoria (per chi ne ha…!).
P.S. : Al Liceo le mie preferenze andavano a Tacito e alle sue “ardite sintesi” …!
Grazie, del tutto condivisibile. Devo sollecitare Benedictus a intervenire ancora.
Perché la Repubblica italiana ha bisogno dell’artefatto “islam moderato”? Perché permette di non farsi domande scomode e di non darsi risposte ancora più scomode. Meglio mettere la testa sotto alla sabbia come gli struzzi.
Quanto al culto delle violenza dobbiamo prendere atto che è una componente insopprimibile della natura umana, prova ne sia che per scatenarlo basta a volte una banale partita di calcio o una manifestazione di piazza. Le motivazioni religiose possono ovviamente scatenare detto culto nel modo più devastante.
Temo che oltre la dialettica culturale non ci potrà essere pace tra Islam, Cristianesimo e laicismo. Prima o poi lo scontro avverrà – pure con un Isis morto e risorto con nuove sigle. La mia preoccupazione è che noi non possiamo opporre una spiritualità occidentale a quella musulmana, poiché siamo così immersi in una materia che inizia e finisce, come il nostro corpo fisico da questa formato. Prevedo che molti diverranno musulmani, sia per convenienza, sia per fede. Il Corano contiene parti esoteriche reali e intermedie, quindi maggiormente comprensibili, mentre i Vangeli viaggiano spesso su piani astratti incomprensibili. Nel Corano la violenza è prospettata in determinate condizioni. Noi dobbiamo invece amare i nostri nemici… Ma non è un sentimento umano. E’ solo una tecnica per distruggere un nemico che ti odia ed è più in basso di te, che non lo odi e che quindi non assorbi il basso flusso dell’odio. Il quale, prima o poi ritornerà da chi lo ha emesso e lo distruggerà.
articolo di ampiezza e profondità tali che ho faticato non poco a comprenderlo (ed a godermi ogni parola). Raramente ho avuto l’opportunità di leggere una sintesi così chiara sull’Islam, segno che Benedictus è veramente un esperto di religioni, non solo della Chiesa Cristiana. Il quesito angoscioso che emerge è: come potremo mai noi della civiltà giudaico cristiana legittimare, per metabolizzare, un Islam “moderato” che non esiste? E di conseguenza come potremo relazionarci con i diversi Islam che hanno in comune una carica espansiva terrificante?
Come fare con l’Islam? Come fecero i nostri padri: da credenti, al resto provvidero dall’alto.
Apprezzo molto il suo dubbio, specie se giustapposto al rifiuto di un altro generale, sedicente esperto di Islam, di confrontarsi con Benedictus.