La guerra per la libertà è antica quanto antica è la Chiesa: «per sua natura un uomo non è destinato a usare un altro uomo come un fine» disse San Tommaso nella Summa Teologica, scritta oltre otto secoli fa, dando corpo definitivo alla dottrina cattolica contro la schiavitù e aprendo la strada alla dottrina sociale della Chiesa. Il magistero di S.S. Pio XII è uno dei più autorevoli esempi dell’era moderna.
I cicisbei di Mummydem ripropongono oggi quanto accadde alla fine del XVIII secolo. Queste lordure politiche hanno nuovamente ripristinato il distacco fra verità, opinione e urgenza del bisogno. Le nobili classi abbienti convertirono la verità in opinione, lasciando libero spazio alla collera legittima di chi non aveva né verità né opinione, ma solo necessità di rappresentanza. Era, quella ribellione, l’originale voce di Dio inscritta nel cuore di ogni uomo. La Rivoluzione francese non volle riconoscere la divinità di Dio in quella voce primordiale.
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S.S. Pio XII ebbe una visione precisa di quanto accadeva e soprattutto del ruolo della Chiesa in Cina, cui dedicò la sua penultima profetica enciclica Ad Apostolorum Principis, il 29 Giugno 1958, festa di San Pietro e Paolo; è un’enciclica tuttora squillante come una tromba apocalittica.[/cryout-pullquote]
La crimencrazia odierna non sopporta quindi le nitide posizioni cattoliche antecedenti il Vaticano II. Come insopportabile è ai servi stupidi di Mummydem il Defensor Civitatis, S.S. Pio XII, l’unico capo di Stato al mondo che prima, durante e dopo la guerra impegnò tutte le risorse personali nonché quelle umane e materiali del Vaticano per il bene di tutti, senza discriminazioni. Chi rilegga quanto S.S. Pio XII predicò ripetutamente, comprende quanto egli vedesse con estrema chiarezza il disordine in agguato: «L’ultimo Nostro Messaggio natalizio esponeva i principi, suggeriti dal pensiero cristiano, per stabilire un ordine di convivenza e collaborazione internazionale, conforme alle norme divine. Oggi vogliamo soffermarCi, sicuri del consenso e dell’interessamento di tutti gli onesti, con cura particolare e uguale imparzialità sulle norme fondamentali dell’ordine interno degli Stati e dei popoli. Rapporti internazionali e ordine interno sono intimamente connessi, essendo l’equilibrio e l’armonia tra le Nazioni dipendenti dall’interno equilibrio e dalla interna maturità dei singoli Stati nel campo materiale, sociale e intellettuale. Né un solido e imperturbato fronte di pace verso l’esterno risulta possibile di fatto ad attuarsi senza un fronte di pace nell’interno, che ispiri fiducia. Solo, quindi, l’aspirazione verso una pace integrale nei due campi varrà a liberare i popoli dal crudele incubo della guerra, a diminuire o superare gradatamente le cause materiali e psicologiche di nuovi squilibri e sconvolgimenti.» [S.S. Pio XII, Radio messaggio in occasione del Santo Natale 1942, a tutti I popoli del mondo]. Questo radio messaggio fu diramato solo in italiano, spagnolo e portoghese, alle genti cattoliche.
S.S. Pio XII sviluppò analoghe idee nella sua ultima enciclica, il 14 luglio 1958, anniversario della Rivoluzione francese: «Ma se esaminiamo con animo pensoso le cause di tanti pericoli, presenti e futuri, facilmente vediamo che le decisioni, le forze e le istituzioni degli uomini sono inevitabilmente destinate a venir meno, qualora l’autorità di Dio – che illumina le menti con i suoi comandi e i suoi divieti, che è principio e garanzia della giustizia, fonte della verità e fondamento delle leggi – o venga trascurata, o non collocata al suo giusto posto, o addirittura soppressa. Ogni casa, che non poggi su una base solida e sicura, crolla; ogni intelligenza, che non sia illuminata dalla luce di Dio, più o meno si allontana dalla pienezza della verità; sorgono le discordie, aumentano, si accrescono, se la carità fraterna non infervora i cittadini, i popoli e le nazioni. Orbene, soltanto la religione cristiana insegna questa verità piena, questa giustizia perfetta, e questa carità divina, che elimina odi, animosità e lotte; essa sola, infatti, le ha ricevute in custodia dal divino Redentore, via verità e vita (cf. Gv 14, 6), e con tutte le forze deve farle mettere in pratica. Non vi è dubbio allora che coloro i quali vogliono deliberatamente ignorare la religione cristiana e la chiesa cattolica, oppure si sforzano di ostacolarle, misconoscerle, sottometterle, indeboliscono per ciò stesso le basi della società, o ve ne sostituiscono altre, che assolutamente non possono reggere l’edificio dell’umana dignità, libertà e benessere. È necessario pertanto ritornare ai precetti del cristianesimo, se si vuole formare una società solida, giusta ed equa. È dannoso, è imprudente venire a conflitto con la religione cristiana, la cui perenne durata è garantita da Dio e provata dalla storia. Si rifletta che uno stato, senza la religione, non può avere dirittura morale, né ordine. Essa, infatti, fa sì che gli animi siano formati alla giustizia, alla carità, all’obbedienza delle giuste leggi; condanna e proscrive il vizio; induce i cittadini alla virtù, anzi regge e regola la loro condotta pubblica e privata; insegna che la miglior distribuzione della ricchezza non si ottiene con la violenza e la rivoluzione, ma con giuste norme, talché il proletariato, che non abbia ancora i mezzi necessari e opportuni di vita, può essere elevato a una più decorosa condizione, con felice soluzione delle contese sociali; in tal modo essa porta un validissimo contributo al buon ordine e alla giustizia, benché non sia stata istituita unicamente per procurare e accrescere gli agi della vita.» (Let. Enc. Meminisse Iuvat)
S.S. Pio XII ebbe una visione precisa di quanto accadeva e soprattutto del ruolo della Chiesa in Cina, cui dedicò la sua penultima profetica enciclica Ad Apostolorum Principis, il 29 Giugno 1958, festa di San Pietro e Paolo, un’enciclica oggi tuttora squillante come una tromba apocalittica: «Allora fummo costretti a levare la voce accorata per esprimere il Nostro dolore per l’ingiusta persecuzione, e, con la lettera enciclica Cupimus imprimis del 18 gennaio 1952, avemmo cura di ricordare, per amore della verità e nella consapevolezza del Nostro dovere, che la chiesa cattolica non può considerarsi estranea, e tanto meno ostile, ad alcun popolo della terra; che essa, nella sua materna sollecitudine, abbraccia in un solo amplesso tutti i popoli; e non cerca potere o influenza terreni, ma, con tutte le sue forze, dirige gli animi di tutti al conseguimento del cielo. Soggiungevamo che i missionari non curano gli interessi di un particolare paese, ma, venendo da ogni parte del mondo e uniti come sono da un unico divino amore, hanno di mira solo la diffusione del regno di Dio; la loro opera, quindi, lungi dall’essere superflua o nociva, è benefica e necessaria per aiutare lo zelante clero cinese nell’apostolato cristiano. Nella successiva enciclica Ad Sinarum gentem del 7 ottobre 1954, di fronte a nuove accuse rivolte contro gli stessi cattolici cinesi, proclamavamo che il cristiano non è, né può essere, secondo a nessuno nel vero amore e nella vera fedeltà alla sua patria terrena. E poiché si era diffusa nel vostro paese l’ingannevole dottrina detta delle «tre autonomie», Noi in virtù del Nostro universale magistero, ammonimmo che essa, sia nel significato teorico, sia nelle applicazioni pratiche, che i suoi fautori sostenevano, era inaccettabile per i cattolici, in quanto mirava alla separazione dall’unità della chiesa.» Enc. Ad Apostolorum Principis (29 Giugno 1958)
Parole insopportabili per quanti, messi da parte Nikita Kruschev e John Kennedy, sfruttano il popolo da Est a Ovest, da Nord a Sud, utilizzando l’equilibrio del terrore, le guerre arabo israeliane per elevare il costo del barile e delle materie prime, per costruire il neocolonialismo, per irreggimentare i popoli, manipolarne il consenso, per imporre il dominio della moneta sul lavoro, per schiavizzare le persone col consenso dei vescovi, anche mediante una cosiddetta pandemia o piuttosto un pandemonio.
Pochi furono i prelati che compresero S.S. Pio XII; d’altronde troppi sono da tempo quelli impegnati a elemosinare il compromesso con le parti avverse. I mendicanti del cattocomunismo, gli accattocomunisti, fanno incessantemente cantare il gallo. L’accattocomunismo non ha nulla del grande pensiero cattolico, non ha neppure l’ombra delle grandiose sintesi marx-leniniste. È solo una flatulenza parafilosofica, priva d’una solida base di pensiero (pensiero debole, dissero), incapace di garantire il futuro, utile a legittimare la crimencrazia e foraggiare qualche filosofo da strapazzo. Da allora l’esito è evidente, nonostante i borghesucci italiani, sedicenti comunisti, impegnati a plaudire i loro miti di cartapesta, accostati ai democristiani più corrotti, tutti insieme intenti a infangare S.S. Pio XII.
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