L’Inquisizione, sempre richiamata a sproposito, oggi è davvero tornata. Renato Farina ne ha scritto su Tempi con altro titolo.
Ci mancava l’agente provocatore bergogliano. Un giornalista, Ersilio Mattioni, ha deciso di denunciare i parroci e i frati che non sono ligi al supposto corso rivoluzionario di Papa Francesco. E’ andato a confessarsi dai curati dei borghi ritenuti più leghisti, dai francescani di Busto Arsizio, e nel Duomo di Milano. Erano finte confessioni. In esse, da penitente fasullo, parlava male del Papa, fingeva schifo per i gay e i migranti per capire che risposta dava il prete. Ha così fornito elementi perché “li superiori” provvedano a dare al curato fuori quadra una strigliata o, come è successo in certe diocesi, sospenderlo a divinis. Non so se il giornalista sia cattolico. Può essere. Deve essersi sentito animato dal fuoco purificatore, disposto a tutto, anche a farsi scomunicare, pur di tenere alta la fiaccola del progressismo teologico, e poi di abbassarla per bruciare la sottana dei dissidenti.
Risultato: nonostante i resoconti odiosamente proposti, molti ministri di Dio ascoltano con pazienza, comprendono, invitano alla serenità, dicono che non è il pensiero del Papa ma dei giornali, e assolvono chi ha dubbi o non capisce. Mattioni elogia i frati francescani – di manica larga secondo la vox populi per i peccati “di braghetta” – inflessibili contro l’omofobia e chi prova a non pagare le tasse.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”left” width=”33%”]prestarsi a raccogliere e offrire ai lettori il letame dell’inganno premeditato sotto l’altare, è una operazione indegna[/cryout-pullquote]
Come si nota, la sto prendendo con molta calma. In realtà si tratta di una cosa spaventosa. Il sacramento della confessione o penitenza o riconciliazione è stato depredato come l’ostia dal tabernacolo per una messa nera. Il tutto al fine di esaltare la figura del Papa regnante, ovviamente ignaro e strumentalizzato ignobilmente dai suoi finti adepti. In questi casi ci sarebbe la scomunica, ma è possibile che si alzi qualcuno a dire “chi sono io per giudicare?”, imitando grossolanamente Francesco che intendeva tutt’altro.
Impressiona che due giornalisti i quali, comunque la si pensi, sono tra i migliori in circolazione – Peter Gomez che ospita l’articolo su Fq-Millennium, da lui diretto, e Marco Travaglio, che ne ha pubblicato l’anticipazione sul “Fatto quotidiano” – si siano prestati a questa infamia. E’ una specie di ricettazione di un furto sacrilego. E’ possibile che uno non creda, oppure ritenga superate e sciocche le norme del diritto canonico. Ma qui c’è la violenza a un uomo che in quel momento è disponibile ad ascoltare e perdonare “in persona Christi”. In buona fede si siede vicino al Crocefisso per aiutare chi corre da lui. La finzione contro quest’uomo è abominevole. E qui non parlo dell’inganno a Dio, che sa tutto e si arrangia Lui, ma dello stupro alla mente e al cuore di chi inerme si piega a caricarsi dei peccati di un altro, così come fece il Nazareno.
Non so di Gomez, ma Travaglio è un cattolico di educazione e pratica sacramentale. Gli chiedo: perché fai così? Finché impali l’agente Betulla ogni due per tre, questo fa parte dei tic professionali, e forse è persino un’opera di misericordia. Ma prestarsi a raccogliere e offrire ai tuoi lettori il letame dell’inganno premeditato sotto l’altare, è una operazione indegna. Spero solo tu fossi in ferie.