4 gol a zero per Papa Francesco, è il bilancio della visita di Obama a Roma. Ha giustamente osservato Antonio de Martini (leggi qui): Obama “non è venuto a Roma ma è venuto a Canossa”. E’ stata, la tappa romana di Obama, il quarto gol di Papa Francesco, la fase finale di una partita; 4 a zero a favore del piccolo Stato pontificio contro la massima potenza globale.
Il gol precedente fu segnato con la battaglia sulla libertà religiosa, condotta vittoriosamente dal Nunzio apostolico, l’adamantino Carlo Maria Viganò, il quale ama sottolineare: il Papa è il capo del più popoloso Stato del mondo, uno Stato di eguali. Viganò nella sua azione di nunzio è pienamente appoggiato da Papa Francesco (leggi qui).
Monsignor Viganò ha sollevato un fronte compatto di opposizione cattolica contro il tentativo di Obama di imporre aborto e contraccezione ai cattolici. Alla fine dei giochi l’opposizione cattolica è oggi la punta di lancia di un fronte più vasto, che mette la Casa Bianca e il suo inquilino in una posizione alquanto traballante. Questo è stato dunque un gol importante, un gol davvero pesante.
Il penultimo gol, il terzo, il gol partita, inaspettato e terribile, s’è avuto con la netta presa di posizione di Papa Francesco contro la guerra in Siria, mobilitando anche la Chiesa Ortodossa, dopo il lungo silenzio compiacente della Segreteria di Stato, dal 2011.
Il gol più divertente è stato tuttavia il primo, un autogol come oggi si può osservare alla moviola. Carlo Maria Viganò arrivò a Washington grazie a un complotto tutto statunitense, giocato dagli spioni all’interno delle Sacre Mura, per costringere Benedetto XVI a ritirarsi. Gli spioni utilizzarono alcune lettere di Viganò, allora segretario del Governatorato, sottratte dalla scrivania di Benedetto XVI e date in pasto alla tivvù.
Mal gliene incolse allo spione statunitense perché Viganò fu trasferito a Washington, come Nunzio apostolico. Poi sopravvennero le dimissioni di Benedetto XVI e arrivò Papa Francesco, sulla cui elezione gli USA influirono quanto il Principato di Monaco, anzi meno.
Risultato finale, due pontefici in piena sintonia invece di uno solo e, per di più, Obama ha potuto constatare che fra Papa Francesco e monsignor Viganò l’intesa è perfetta: il Nunzio è una soave arma letale nella destra di Papa Francesco. Lo spione statunitense fallito pare sia stato assunto dai nostri servizi. Ci pare adeguato.
A Washington non avevano capito nulla. Sembra di vederli, mentre complottavano nella Stanza Ovale, sghignazzando:”Quanti droni ha il Papa?”, sicuri che un vecchietto inerme e disarmato come Ratzinger era alla loro mercé e con lui la Chiesa intera. Non potevano immaginare che la stessa apparente debolezza del Sacro Avversario sarebbe stata la Sua arma più efficace.
Speriamo che Obama abbia appreso la lezione, come le apparenze sembrano indicare. Il problema vero tuttavia sono coloro che tirano le fila dalle centrali finanziarie, petrolifere e militari industriali. E’ difficile che costoro capiscano ma il problema è solo loro. Dopo tutto, “Non praevalebunt”.
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