La polizia, la politica e il sindacato non sanno più controllare l’ordine pubblico. Che cosa accade? #poliziaallosbando
Angelino Alfano, ministro dell’Interno, ha riferito in Parlamento sugli incidenti a Roma nel corteo dell’AST – Acciai Speciali Terni, rimanendovi feriti alcuni dimostranti e quattro agenti.
L’intervento della Polizia non risulta ancora chiarito e la polemica non s’è attenuata. Il presidente del Consiglio ha incontrato i sindacati dei metalmeccanici, ma lo sciopero generale di 8 ore a novembre non è stato scongiurato.
Renzi ha assicurato che saranno fatte delle verifiche sugli incidenti e vi saranno “atti conseguenti”, mentre chiede un confronto serio sul tema lavoro.
I sindacati di polizia, hanno fatto sentire la loro voce. Il Segretario Generale del Coisp (Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle Forza di Polizia) Franco Maccari: “Basta a queste manifestazioni senza regole e senza garanzie. Se ogni volta i colleghi devono andarci di mezzo allora è meglio che non presenzino in occasione delle proteste. Noi facciamo il nostro dovere, ma politica e istituzioni devono fare il loro. Queste continue manifestazioni devono essere regolamentate in maniera diversa e più severa, creando precisi limiti ai ‘guastatori’ che scendono in strada per fare danni”.
qualcosa è cambiato in peggio
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”25%”]Raffaele Vacca, calabrese di Vibo Valenzia, è generale di divisione dei carabinieri, in pensione dopo prestigiosi incarichi. Segue da presso le vicende delle polizie e della cronaca su www.attualita.it
[/cryout-pullquote]Le forze dell’ordine, dal dopo guerra (cito, tra i vari numerosi episodi, l’attentato a Togliatti, nel ’48 e i fatti del luglio 1960, quando per i gravi disordini cadde il Governo Tambroni), sono state unico presidio di legalità a tutela dei cittadini, come lo sono ancora oggi.
Con il loro comportamento fermo, vigile e consapevole, hanno evitato più volte l’insorgere di situazioni che avrebbero potuto essere molto più gravi.
Ma questa azione di tutela dei cittadini si è verificata, in particolare, nella seconda metà degli anni ’70, nel fronteggiare il cosiddetto “movimento del ’77” come anche le contrapposizioni di piazza di destra-sinistra, veri prodromi di guerra civile attuata con precise tecniche di guerriglia urbana armata.
Durante l’autunno caldo (1969/’70), invece, un grosso supporto al mantenimento dell’ordine nelle manifestazioni e nei cortei fu offerto dai sindacati che, d’intesa con le questure, svolsero un’attenta azione di vigilanza curando la sicurezza delle zone d’interesse come anche l’individuazione di eventuali infiltrati provocatori; ma oggi, probabilmente, tale dispositivo non si può realizzare per minore forza di rappresentatività e credibilità degli stessi sindacati nel mondo del lavoro.
Unico incidente di rilievo, in quel difficile periodo, denominato appunto “autunno caldo”, fu quello in cui rimase ucciso l’agente di PS Antonio Annarumma, a Milano, il 19 novembre del 1969 , con il cranio fracassato da un tubo Innocenti, lanciatogli contro da un dimostrante durante le manifestazioni per la casa[1]. A seguito di ciò, la politica accordò al comparto sicurezza la cosiddetta “indennità Annarumma”: 15 mila lire, notevole per quei tempi, per tacitare soprattutto i reparti Celere della Polizia che protestarono giustamente, però sempre nel rispetto delle regole.
Quanto accade oggi nella sicurezza delle manifestazioni ha ben altro significato rispetto a quegli anni pure difficili.
Dopo lunghi anni di tagli lineari, la Politica discute di riforme strutturali; però allarma che il dibattito sia circoscritto al tema che cinque Forze di Polizia siano troppe e costose…. Quindi, si ipotizza di sciogliere e accorpare.
Quello che invece andrebbe finalmente adottato è un sistema che abolisca modelli di dirigenza di vertice antiquati e ridondanti; organici abnormi decisi in tempi in cui l’informatizzazione era lontana a venire, soprattutto nei settori amministrativi e burocratici; strutture arcaiche e pesanti con addirittura sei livelli gerarchici di comando; un comparto che, per quanto riguarda la dislocazione dei presidi di Polizia/Carabinieri sul territorio, fa riferimento agli anni ’60, soprattutto nelle grandi città.
Va affermato, con decisione, che le Polizie non vogliono sottrarsi al proprio dovere, ma va aggiunto che sono ben consapevoli che il loro lavoro non è uguale a quello degli altri lavoratori.
Quello che non si può accettare è che la Politica da decenni non tenga nella giusta considerazione i sacrifici umani e professionali a cui tale categoria è esposta, in una struttura che giunge persino a non riconoscere il merito.
La politica deve soprattutto tenere conto che per la stragrande maggioranza degli Italiani laboriosi e onesti i tutori della Legge assicurano, con coraggio e generosità, la difesa della persona e degli averi con rischio della vita. Questo, al di là di qualsiasi inopportuna retorica, perché dove c’è un Carabiniere, un agente di Polizia, un Finanziere o comunque una divisa di un Corpo armato dello Stato, c’è proprio lo Stato, oggi per altri ambiti istituzionali sempre più evanescente….
[1] Secondo la ricostruzione della magistratura, da un vicino cantiere edile alcuni manifestanti raccolsero dei tubi d’acciaio e li lanciarono contro la polizia. Un tubo colpì l’agente Antonio Annarumma, penetrandogli nel cranio, causandone la morte istantanea; il mezzo che guidava, senza controllo, andò a urtare contro un altro. Vi furono forti proteste tra gli agenti di polizia. Mario Capanna, presentatosi al funerale per avallare l’estraneità del movimento studentesco all’omicidio, si salvò a stento dal linciaggio dei colleghi del defunto.
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