Renzi e Mattarella contro la Merkel

renzi mattarellaMatteo Renzi ha spinto Sergio Mattarella nel Quirinale. Siamo sorpresi da questa eccezione, abituati da tempo a politici telegenici e telecomandati.

Finirà il “teatrino della politica”? Ne ironizzò Berlusconi, tuttavia frequentandolo assiduamente fino al ruolo di comparsa. Errore degli errori: ha sottovalutato Matteo Renzi, il quale ha manovrato come insegna il suo concittadino Nicolò Machiavelli[1], affondando con un solo colpo finti amici e deboli nemici.
Berlusconi chieda ragione dei suoi guai a La Rochefoucault:«Non ci rassegniamo a essere ingannati dai nemici e traditi dagli amici, più spesso ci soddisfa esserlo da noi stessi». Lo confermano le stupidaggini propalate dal Cav prima, durante e dopo l’elezione di Mattarella.
Al brillante Matteo Renzi s’accosta dunque Sergio Mattarella, e svetta.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”20%”]Dalle Ardeatine un avvertimento: Germania, tedeschi, assumetevi le vostre enormi responsabilità.[/cryout-pullquote]Il presidente, percepito da tanti come “grigio”, mentre il suo nome circolava nei corridoi parlamentari, già dai primi minuti di presidenza ha confermato che volerà certamente a bassissima quota, come un siluro.
Non s’è mai verificata una simile combinazione: un presidente del consiglio giovane e spumeggiante, accanto a un presidente della repubblica, riservato e timido, tuttavia esperto e tenace, leale e limpido, come non è mai accaduto con alcun altro politico italiano. Non posso fare a meno di ricordare un episodio alquanto lontano.
A fine gennaio del 2000 Mattarella partecipò a quella che oggi è la “Munich Security Conference”, nella capitale bavarese[2]. Le stelle della manifestazione erano soprattutto due: Henry Kissinger, vecchio e scaracchiante, tuttavia lucido e cinico come sempre; l’altra, il segretario alla difesa statunitense, Donald Rumsfeld[3], “un bastardo”, secondo i suoi stessi collaboratori.
Era previsto un incontro bilaterale, un faccia a faccia di trenta minuti fra Rumsfeld e Mattarella, il quale era ministro da nemmeno quaranta giorni.
Come al solito, fu approntato un dossier per consentire al ministro la necessaria preparazione sui temi dell’agenda, concordata dagli staff italiano e statunitense, centrati su “chi pagava che cosa” nelle missioni internazionali e quante risorse impegnare.
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La macchina del fango gira a vuoto.
A corto di argomenti contro Sergio Mattarella, un partito trasversale ventila sue presunte responsabilità per i bombardamenti su Belgrado nel 1999.
Le operazioni della NATO cominciarono il 24 marzo 1999 e si conclusero il 10 giugno successivo.
In Italia vigeva il primo governo di Massimo D’Alema (21.10.1998 – 22.12.1999), il cui ministro della Difesa era Carlo Scognamiglio Pasini con quattro sottosegretari: Fabrizio Abbate, Massimo Brutti, Paolo Guerrini e Giovanni Rivera.
Sergio Mattarella fu ministro della Difesa nel secondo governo D’Alema, a partire dal 22 dicembre 1999. Coi bombardamenti quindi non ha nulla a che fare.

[/cryout-pullquote]Il responsabile del dossier faceva il lavoro sempre nel miglior modo possibile. Il dossier tuttavia non lo consegnava mai prima di due giorni dalla riunione, perché i mutamenti d’agenda erano incessanti. D’altronde fino a quel momento mai, proprio mai, un ministro aveva prestato attenzione al dossier, se non una fugace scorsa nell’imminenza degli incontri.
Il dossier fu consegnato la sera e, con grande stupore, la mattina successiva tornò indietro con una quantità di quesiti. Mattarella aveva studiato il dossier, non letto, studiato durante la notte; non c’era altra spiegazione.
La sorpresa maggiore arrivò durante l’incontro col “bastardo”.
Fino a quel momento sempre avaro di parole, sottotono e a denti stretti, Mattarella divenne improvvisamente facondo con Rumsfeld e, imponendo all’ottimo interprete la traduzione in cascata, invece della simultanea, raddoppiando così il tempo disponibile per rispondere allo yankee, questi fu sorpreso dalla capacità del ministro italiano di ribattere punto per punto ai suoi assalti, scortecciandolo con la dolcezza e l’irreparabilità di chi pela una banana, con un’ironia lieve, implacabile, mandarina.
L’incontro durò dieci minuti in più della mezz’ora prevista. Poco mancava che Rumsfeld risalisse “…in disordine e senza speranza le valli discese con orgogliosa sicurezza”.
Quella sera l’ufficiale americano, che nel dossier per il “bastardo” aveva descritto Mattarella come timido e inoffensivo, probabilmente passò un brutto quarto d’ora. 
Mi sono ricordato di quel giorno, osservando Mattarella rendere omaggio alle Fosse Ardeatine.
L’avvertimento che parte dalle Ardeatine è inequivocabile (per chi sa pensare in siciliano): Germania, tedeschi, assumetevi le vostre enormi responsabilità.
Le Ardeatine hanno un significato sinora rimasto in ombra. I poveri martiri, liberati dai detriti delle esplosioni con le quali i carnefici volevano occultare l’infamia, sono stati soffocati con la retorica.
La retorica dell’antinazismo, la retorica dell’antifascismo, la retorica dell’Olocausto, stratificatesi non solo sui morti delle Ardeatine, oscurano le responsabilità, le enormi responsabilità delle stragi e dei genocidi. Le stragi si ascrivono alle ideologie: un espediente miserrimo, se prima non sono ascritte agli uomini e alle donne, ai militari e al popolo tedesco, tutto insieme coi suoi capi, i quali hanno catturato, imprigionato e massacrato milioni di inermi, ebrei, cattolici, ortodossi, zingari, omosessuali, disabili e disgraziati di tutte le specie.
Quando si “scarica” ogni responsabilità storica sul “nazismo” e, peggio ancora, si fa una grossolana equiparazione tra nazismo e fascismo, di fatto si restringe la responsabilità delle stragi a una entità astratta – l’ideologia – come se il popolo tedesco con la sua storia, i suoi costumi, la sua eresia dominante, la sua recidivante ferocia, la sua ostentata aggressività non abbia e non debba portare le responsabilità dei capi che il popolo volle con libere elezioni, sostenne e seguì.
Le stragi sono tornate, mutatis mutandis, con le guerre provocate nei Balcani, con le innumerevoli morti, le povertà, i suicidi, le ruberie, le terribili tensioni che il popolo tedesco impone al resto dell’Europa dal momento della sua Riunificazione e, per certi aspetti, da ben prima. La vicenda degli Euromissili fu giocata cinicamente –  senza alcuna volontà compositiva con l’Unione Sovietica – soprattutto se non unicamente a vantaggio della Germania, iniziando la stagione del malaffare in grande stile che oggi ci affligge, come appresero a loro spese Dalla Chiesa, La Torre e il fratello del Presidente.
Gillian Tett, in un recente articolo sul Financial Times[4], descrive la sorpresa in un simposio svizzero dei banchieri centrali europei, quando Benjamin Friedman, prestigioso storico dell’economia, ricordò loro che la Germania ha un debito con tutta l’Europa e anche con la Grecia, visto che per ben quattro volte (1924, 1929, 1932 e 1953) il suo debito è stato azzerato.
In realtà i soccorsi sono stati cinque: i quattro menzionati dalla Tett e l’onerosa “riunificazione”, pagata in maggiore misura dall’Italia e poi dalla Russia e dalle politiche di rapina ai danni della Grecia e dei nuovi arrivati nella UE.
La Storia ha un senso se insegna almeno un minimo di quanto potrebbe. L’inaspettato omaggio del presidente Mattarella alle Ardeatine è un garbato e fermo richiamo a fare i conti con la Storia prima che quelli con le tasche dei cittadini europei; in tal modo tali conti riusciranno sicuramente più equi.

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[1] «[…] uno signore prudente, né debbe, osservare la fede, quando tale osservanza li torni contro, e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E se li uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono…» N. Machiavelli, Il Principe e Discorsi, Feltrinelli, Milano, 1984, p.72

[2] Allora era nota come “Internationale Wehrkunde-Begegnung”, più o meno “incontro internazionale dei fruitori della difesa”, una sorta di Bilderberg militare, inventato dai tedeschi nel 1963 e, col pieno sostegno statunitense, mirato a gerarchizzare culturalmente e psicologicamente i rapporti militari all’interno dell’Alleanza atlantica, offrendo una spiccata preminenza alla Germania.

[3] Iniziò la carriera politica con Nixon. Nella cerchia dei Bush era la punta di lancia del progetto conservatore  ”Project for a New American Century”. Disprezzava l’Europa e in particolare l’Italia; per lui esisteva solo la Germania, da cui originava la sua famiglia.

[4] GillianTett “A debt to history?” FT Magazine January 16, 2015

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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9 risposte a Renzi e Mattarella contro la Merkel

  1. Vittoria scrive:

    Quest’uomo mi dà fiducia. Continuo a diffidare di Renzi e sono curiosa di vedere come se la caverà Mattarella, che dalla sua ha la serenità di un patriarca come non se ne vedono molti.
    In questo la Sicilia migliore potrebbe essere un esempio per il suo senso della famiglia, la cristianità, la riservatezza.

  2. Sigmund scrive:

    Come andranno le cose…. si vedrà. Devo però fare un appunto, dato che gli elogi sono sempre serviti poco, a tutti, compresi i titolari degli stessi.
    L’appunto riguarda il voler accomunare tutto il popolo tedesco nella responsabilità per quello che è accaduto nel corso della recente storia tedesca. Il popolo non sa, in genere, assolutamente niente, viene rimbambito dalla propaganda e non può nemmeno prestare troppa attenzione perché impegnato a cercare di sopravvivere.
    Attenzione anche perché questo può essere usato anche da chi ritiene responsabile in blocco un intero popolo per le azione nefaste di una piccola minoranza…. come è accaduto con gli ebrei sempre nel secolo scorso…. attenzione alle parole e ai messaggi.

  3. Giovanni scrive:

    Sinceramente non conoscevo questo aspetto del Presidente Mattarella. Mi sorprende positivamente. Spero che sia un cambiamento di rotta alla politica. Del resto un Presidente che nasce da un Parlamento eletto da una legge incostituzionale, come sancito dalla Corte Costituzionale, di cui anche lui era membro, ha valido motivo di dover sanare la sua incostituzionalità per rendersi credibile.

  4. Federico Dezzani. scrive:

    La verità, come ha acutamente intuito Ida Magli, è che la Germania faccia saltare l’euro e torni libera ed indipendente, ecco perché ovunque è rispolverata la retorica tedesco=nazista=stupratore di donne belghe. Per la finanza mondialista angloamericana sarebbe una disfatta storica.

  5. Fedro scrive:

    Matteo in un colpo si è liberato dell’abbraccio soffocante della signora Krasner. Tanti anni di scuola a Pankow.

    Ora lui dovrà affrontarne la reazione. E Sergio gestire l’uscita dall’euro, liquidato dai tedeschi come ha spiegato esemplare Federico Dezzani.

    Il quale pure sarà sorpreso di come Matteo si sia girato contro quelli che lo hanno costruito.

    Lo Spirito soffia dove vuole.

  6. Fedro scrive:

    Matteo si è per un istante liberato dei suoi padroni. Descritti in azione dal grande Federico (Dezzani).

    Adesso se la vedrà con la signora costruita a Pankow, Ddr. E con i suoi capi. Sergio dovrà gestire l’uscita dall’euro, appena liquidato dai tedeschi. E la ritrovata libertà.

    Lo Spirito soffia dove e come vuole.

  7. Massimo Dal Piaz scrive:

    Aver fatto il Capo Ufficio Politica Militare con Mattarella sembra essere stata una esperienza positiva. Mi piacerebbe saperne di più sul soggetto. Bel pezzo Piero! In linea con le tue sensibilità.

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