Matteo Renzi e i tripudi internazionali. Il Fainanscialtaims scomoda Il Principe di Machiavelli per dipingere Renzi e giustificarne i tradimenti. Sul Tamigi trascurano tuttavia un altro motto del Nicolò: «Ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei». E Renzi teme che tutti s’accorgano ch’egli è la sua faccia: il compagno di classe che sibila risposte sbagliate quando la professoressa ti interroga. Prima faceva ridere, ora un po’ meno perché ha un padrone forte.
«Siamo pronti a collaborare con Renzi» comunicò Washington, a cadavere caldo, Enrico Letta appena trafitto. Il comunicato va letto bene:«Renzi è prontissimo a collaborare con noi, altrimenti non avremmo fatto tutto questo casino per portarlo a palazzo Chigi». Chi dubita chieda a Mr. Friedman, Mr. Monti, Mr. De Benedetti e Mr. Prodi perché nei giorni scorsi hanno messo con le spalle al muro re Giorgio. Reo d’aver coperto Letta troppo e troppo a lungo?
Le manovre anti Berlusconi da sole non reggono lo stato d’accusa. Una persona prudente tuttavia ricorda quanto accadde nel 2011, a cominciare dalle finte primavere mussulmane, con lo zelante collaborazionismo del Consiglio Supremo di Difesa, cui s’aggiunsero puntualissime speculazioni contro i Btp, senza dimenticare il cancan della trattativa Stato-mafia. Insomma un caos furibondo, apparentemente incontrollabile, adatto tuttavia a far partire un precisissimo colpo vagante, magari un’altra piccola rivelazione d’Oltreoceano.
Così da un momento all’altro ti trovi a gambe per aria, con la carriera politica infangata e stroncata, come accadde al povero Giovanni Leone, poi mummificato, riabilitato e commemorato dopo trent’anni, proprio da re Giorgio, uno dei più accaniti suoi accusatori di quel tempo. E che io posso fare la stessa fine? Mai! Ragionò il quasisavoia.
«Enrico, dimettiti!» Certi ordini s’odono quantunque insonori. Obbedì. Enrico nipote rimase con la forchetta per aria, mentre pregustava Finmeccanica ed Eni svendute agli arabi. Che volete farci, è la Diccì, sono fatti così, favoriscono gli amici; ché poi gli amici sono riconoscenti. Stavolta l’hanno bloccato. Enrico nipote come Andreotti in sedicesimo, bloccato sulla soglia del Quirinale. Occorse una bomba. A Enrico nipote bastò una bomba carta di giornale.
«Ce l’abbiamo fatta, siamo pronti a collaborare con Renzi» commentarono Oltreoceano, poi nel comunicato è rimasta solo la seconda frase.
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