8 Settembre festa nazionale

La-firma-a-Cassibile-1000x600         https://pierolaporta.it/?p=117498 Settembre, una sorta di contro festa nazionale, ripropone il dubbio: italiani migliori dei governanti?

Convinzione diffusa, da indagare tuttavia per capire il distacco fra governanti e governati, mentre signor Tradimento e signora Menzogna, coi figlioli, Falso e Mistero, passeggiano nella nostra storia, recente e lontana. Quanto lontana? Secondo taluni è l’8 Settembre 1943 origine oscura di tutto. Oscuro… come Enrico Cuccia, sotto la tenda di Cassibile, notaro rogitante del legato dell’affarismo fascista – ingozzatosi di soldi della guerra perduta – alla democomunisteria bancaria e industriale, la quale tuttavia oggi vien fatto di rimpiangere. L’8 settembre, spiega tutto? Non scherziamo. Solo 112 chilometri più a nord, alle falde occidentali dell’Etna, ancora echeggiano gli strazi pei massacri del criminale Nino Bixio col suo degno compare Giuseppe Garibaldi, sedicente generale e già trafficante di schiavi.
Nel 1972, Florestano Vancini – in piena democomunisteria, per dire – consegnò una pellicola sui massacri di Bixio a Bronte. Infastidì qualche cenno ai padroni inglesi delle Camicie Rosse, nonni delle Brigate Rosse attraverso – toh, che coincidenza – le Brigate Garibaldi.
Lo Stato feudale di Bronte, 13.963 ettari, donato nel 1799 da re Ferdinando all’ammiraglio Orace Nelson, difensore del Regno contro i vessilliferi di Napoleone, i cafoni analfabeti di Bronte, sessantuno anni dopo, s’illusero che Garibaldi glielo restituisse. Non potevano sapere che nel 1811 lord William Henry Cavendish-Bentinck, beniamino dei Gattopardi, sbarcò a Palermo per proporre ai Borbone di cedere la Sicilia all’Inghilterra in cambio della restaurazione sul trono di Napoli. Obiettivi mai usciti dal mirino di Londra. L’annessione fallì; non per questo si ridimensionarono le mire inglesi sull’Isola. I cafoni analfabeti di Bronte non potevano saperlo.
Lo sapeva invece Garibaldi, sbarcato a Marsala e passando per Calatafimi, sapeva di traversare terre altrimenti interdette alle sue brigate rosse. I signori strinsero l’accordo con Garibaldi e tradirono casa Borbone, generoso tutore sin dal trattato di Utrecth, un secolo e mezzo prima, inconsapevoli di segnare la propria fine mentre i loro picciotti soccorrevano il brigatista nizzardo. D’altronde molti anni dopo Berlusconi tradì Gheddafi con analogo suicidio politico. Il Signore confonde chi vuole perdere, non fu scritto invano.
Sicilia, paradigma d’Italia, chiosò Leonardo Sciascia, assiduo tuttavia nelle cerchie che il paradigma rafforzano. Gli intellettuali italiani, direbbe Paul Valery, trafficano col passato come i cartomanti col futuro, con la differenza che quest’ultimi sono messi alla prova. Ce lo conferma Francesco, gentiluomo antichissimo (da non confondere con Bergoglio, ovvio): «Le forze speciali inglesi dislocarono una quantità di agenti in Sicilia. Contrariamente a quanto comunemente si crede, l’AMGOT non fu all’origine delle trattative con la mafia, bensì ereditò il frutto ben maturo procurato dagli agenti inglesi e dai casati siciliani. Quest’ultimi poi avranno un ruolo col separatismo e con Salvatore Giuliano. C’è una controprova di quanto sto dicendo. Le sentenze del Tribunale Speciale fino all’invasione della Sicilia condannano a morte agenti alleati che erano inglesi nella quasi totalità. Una controprova più recente potrebbe venire dalla lettura dei giornali inglesi quando si ventila un ponte sullo stretto di Messina. La preservazione dell’insularità dell’Isola per gli inglesi è tuttora una opzione strategica
Tutto torna: l’intelligence dell’VIII Armata di Montgomery abbracciava tutto il Mediterraneo e dunque la Sicilia.
«I casati siciliani e napoletani s’accomodarono nelle anticamente statunitensi» spiega Francesco «quando fu chiara l’inconsistenza dei sogni separatisti, con l’ingresso dell’Italia nella NATO, nel 1949. A novembre Truman avvertì il mondo che i sovietici avevano la Bomba. Il 5 luglio successivo morì Salvatore Giuliano. Segnale inequivocabile: sotto l’ombrello USA si posizionarono tutti, anche Msi e Pci. La dichiarazione di Enrico Berlinguer del 1976, mi sento più al sicuro sotto i missili della Nato, nacque nei giorni del separatismo e si sviluppò fino a esplodere trent’anni dopo.» Era un accordo tenace. Negli anni ’80 Francesco Cossiga inviò l’ammiraglio Fulvio Martini a mercanteggiare l’appoggio della mafia alla base di Comiso. Nel Pci, penetrato nel SID e nel SISMI, sapevano. Non lo sapeva Pio La Torre? Parce sepulto. Non lo sapeva neppure Giorgio Napolitano?
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Supplichiamo S.S. Benedetto XVI, Pontefice emerito, di presenziare al Sinodo dei vescovi sulla famiglia.Clicca qui FIRMA ANCHE TU [/cryout-pullquote]La Sicilia testa di sbarco per i gommoni fatti su misura. Avete mai visto in commercio un gommone per 200 persone, dotato d’un motore da 50 HP? Bastano 50 HP perché li vanno a prendere appena fuori dalla Sirte, per consegnarli ai Buzzi, ai Carminati e al CARA di Mineo, caro ad Alfano. Oggi, 8 settembre 2015, chi coordina le fabbriche di gommoni in Italia, la spedizione dei gommoni e dei motori in Libia e la puntualità degli interventi a 20 miglia dalla costa? Chi sono queste bestie?
«Vergogna berciò Bergoglio, ottobre 2013, dando il La allo sbarco in massa. A Langley, dimenticato Ratzinger, alzarono i calici: ottimo lavoro, altro che Montgomery.
Ultim’ora: nei 45 ettari vaticani vi saranno due appartamenti per profughi, lo assicura Bergoglio, stimato a Langley, dal Sinedrio e dall’ottico di via del Babuino, quello che ha i  fotografi in attesa che arrivi casualmente un umile tanghero.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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2 risposte a 8 Settembre festa nazionale

  1. pietro della valle scrive:

    potrebbe spiegare cosa intende quando parla di “Sciascia, assiduo nelle cerchie che il paradigma rafforzano”?
    Grazie per il bell’articolo.

    • Piero Laporta scrive:

      Grazie a lei per la cortese attenzione.
      La spiegazione cercata la trova, a mio avviso, in questa commemorazione di Elvira Sellerio:“È morta Elvira Sellerio che frequentai nella primavera del 1993, durante un soggiorno in Sicilia. A lei fui accomunato dall’amore per l’isola e irreparabilmente diviso dalla mia totale disistima per l’assassino Adriano Sofri, da lei invece reputato innocente con nessun altro argomento se non che «Sofri è intelligentissimo». La presunzione che l’intelligenza sia immunizzante caratterizzò pure Leonardo Sciascia, un po’ più che mentore di Elvira Sellerio. Da Sciascia a Camilleri, una prova di più che, a dispetto dell’intelligenza, la decadenza è un destino, reso più triste dall’ipocrisia dei posteri. Nella fotostory del Corsera, la didascalia della quinta foto addita «Elvira Sellerio, Enzo Sellerio, Ignazio Buttitta, Leonardo Sciascia». Due errori in un rigo. Ignazio Buttitta non è Ignazio, ma Antonino, suo figlio. I personaggi, inoltre, sono cinque non quattro: è omesso Vincenzo Tusa, deceduto l’anno scorso, accademico e grande archeologo. Quantunque tessera 344 della P2, non era il caso di cancellarlo alla maniera delle foto taroccate della Nomenklatura sovietica. Dopo tutto il professor Tusa è tuttora di gran lunga più stimabile di Sofri e persino dell’onnipresente Camilleri”.
      La foto cui mi riferisco nel testo la trova quiSpero di averle risposto.

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