Xylella, la Francia velenosa, l’«interdiction», pugnalata alle spalle della Puglia. Attenti all’EXPO.
Xilella, la Francia ci pugnala. È una nuova disfida di Barletta, non è tuttavia alle viste un Ettore Fieramosca che difenda i colori italiani, né al governo né all’opposizione. D’altronde, la terna Pci-Psi-Coop favorì la penetrazione francese nella grande distribuzione organizzata italiana sin dagli inizi degli anni ’90. Un affare multimiliardario che successivamente ha elettrizzato il trasversalismo Berlusconi-D’alema-Coop.
Oggi siamo al capitolo finale della colonizzazione, partendo apparentemente da uno scontro Francia-Puglie a causa della Xylella: da lunedì 13 aprile 2015 entra in vigore l’«interdiction», varata dal ministro agricolo Stephane Le Foll, che vieta «l’importazione in Francia di piante sensibili alla Xyllela dalle zone colpite dal batterio» cioè dalle Puglie.
Il ministro Le Foll fa le cose per bene, così ha interdetto anche «…il commercio intra-europeo dalla regione Puglia e le importazioni da zone infette dei paesi terzi interessati»; in altre parole chiunque importi dalle Puglie prodotti agricoli non li può riesportare in Francia: un colpo di lupara nella schiena dei pugliesi.
L’export della Puglia verso la Francia di uva, agrumi, alberi da frutto, pomodori, piante aromatiche, frutta tropicale vale circa 40 milioni di euro e rappresenta il 14% del totale nazionale. Sembra poco ma è tantissimo.
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Alla vigilia dell’EXPO, la pugnalata francese all’Italia
[/cryout-pullquote]Sembra poco per il totale nazionale, è tantissimo per l’economia delle Puglie e per l’Italia che rischia di perdere, con le posizioni importanti nell’export agricolo alimentare, un’immagine faticosamente costruita dai primordi del Mercato Comune Europeo.
Non a caso la pugnalata francese arriva alla vigilia dell’EXPO dove l’Italia potrebbe sfatare coi fatti e coi prodotti il mito della supremazia agroalimentare francese. La cucina e i cibi italiani da tempo sopravanzano quelli d’Oltralpe e i francesi stanno giocando sporco per rifarsi.
La battaglia in corso è il proseguimento della penetrazione coloniale, mediante gli eserciti di Carrefour, Auchan, Leclerc, Loroy Merlin e dei loro distributori di carburante. La storia di questa colonizzazione è una delle pagine più fetide della politica italiana.
L’invasione fu favorita da un accordo trasversale fra Craxi, Berlusconi e le Coop che aprirono le porte alle catene francesi, prima in Piemonte e Lombardia, poi in ogni dove.
Basti pensare che solo Carrefour oggi conta 924 punti vendita da Nord a Sud, diradando la presenza solo in Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche, cioè nei feudi delle Coop. Un accordo sotto al tavolo? Difficile che sia una coincidenza. Allo stesso modo suona strana la presenza rarefatta di Carrefour in Sicilia, dove gli interessi della Mafia nella grande distribuzione organizzata sono palpabili da sempre. Vista la situazione, vien da ringraziare il Cielo.
Con l’embargo sui prodotti pugliesi la Francia può centuplicare la penetrazione nella vendita al dettaglio in Italia e porre la premessa per ulteriori traguardi, imponendo i propri prodotti, la cui qualità è discutibile quando non pessima.
Di fronte alla situazione che va a precipizio, si palesa l’incredibile imbecillità politica italiana. C’è un complotto? Non è questo il momento di fare dietrologie ma piuttosto fermare l’epidemia. Il “problema Xylella” è noto da almeno cinque anni, però Niki Vendola e i suoi oppositori hanno avuto altro cui pensare. Per un’emergenza che esigerebbe una squadra di scienziati e ricercatori – con finanziamenti certi – che cerchino notte e giorno un rimedio alla Xylella, il nostro ineffabile ministro per l’Agricoltura, Maurizio Martina, non ha niente di meglio che girovagare, animando tavoli tecnici, promettendo decreti con retrogusto elettorale, per distribuire denari alle solite clientele, denari che arricchiranno persino chi non ha gli ulivi ma di certo non guariranno le piante. Occorrono invece immediatamente ricerca scientifica e rimedi scientifici, poi si regoleranno i conti con i possibili untori.
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Uno studio approssimativo su 20mila ulivi (20mila su 11 milioni) ha individuato circa 1000 malati, ma non è certo che siano infettati tutti dalla Xylella. È stato sparso un velenoso insetticida prodotto dalla famigerata Monsanto. L’UE preme per sradicare un milione di ulivi, sostituendoli con ulivi OGM immuni all’infezione. Chi li produce? Monsanto.
[/cryout-pullquote]La risposta immediata possibile è il boicottaggio di tutti i supermercati francesi e di tutti i prodotti provenienti dalla Francia: auto, profumi, formaggi, vini, liquori… Non è affatto sufficiente tuttavia.
Se le associazioni di coltivatori fossero davvero dalla parte dei contadini, dalla parte delle Puglie e dalla parte dell’interesse nazionale sarebbero insorte da tempo. Esse invece sonnecchiano, coi dirigenti iperpagati, partecipando al teatrino politico che ci genuflette ai banditi francesi.
In attesa che le associazioni degli agricoltori si ravvedano e agiscano, il boicottaggio è l’unica arma possibile ma solo parzialmente efficace.
Ricordino, i pugliesi, che Internet quando non disinforma, tutt’al più informa ma non muta di un’acca la situazione, anzi spesso ottunde le coscienze. Se vogliono, diffondano e condividano sui network questo articolo, devono tuttavia essere i giovani agricoltori pugliesi e tutti coloro che ne condividano gli interessi a scendere nelle piazze, andare nei supermercati francesi e davanti al Palazzo per esigere innanzi tutto rispetto, senza più dare tregua a questi politici venduti e traditori, servi dei banditi transalpini.
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Il 15 aprile il Ministero dell’agricoltura francese ha annunciato che una pianta di caffè ornamentale, originaria dell’America centrale, portatrice del batterio Xylella fastidiosa, è stata individuata presso il mercato generale di Rungis.
Il mercato, che dista 15 km da Parigi, è il più grande nel commercio di prodotti freschi al mondo, a detta dei francesi, con i suoi 234 ettari (più del doppio dell’Expo 2015) e le 20.000 persone che lo fanno vivere, dalla chiusura nel 1969 de Les Halles, il “ventre di Parigi”.
Embargo embargo embargo! Contro tutti i prodotti francesi, anche i profumi: sono certo che il batterio maligno s’annida negli spray di Dior, Lancome e Chanel, mentre al contrario l’intelligenza rifugge dalle sinapsi dei nostri politici.