Donald Trum si approssima alla Casa Bianca, subentrando a Barak Obama. A Gennaio 2017 il mondo cambierà. Perché?
L’imminente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca stimola gli analisti politici alla formulazione di scenari internazionali basati sulla decrittazione della cangiante personalità del presidente eletto.
La candidatura di “The Donald” appariva inizialmente ascrivibile alla categoria dei clown prestati alla politica, sull’esempio di Beppe Grillo in Italia o, prima ancora, di Coluche in Francia nel 1980[1].
Trump, tycoon newyorchese, ha tuttavia dato prova di combattività, competenza, idee chiare, avanzando nella campagna elettorale, nonché di una stupefacente personalità vincente che gli ha permesso di trionfare nelle elezioni presidenziali contro l’intero establishment americano. Persino il GOP[2] lo ha ostacolato con ogni mezzo.
Trump sarà il nuovo Ronald Reagan, a sua volta inizialmente sottovalutato da molti, rilanciando l’economia nordamaricana e mondiale, ristabilendo la periclitante supremazia americana o sarà un bluff come Barack Obama?
Senza dubbio, saranno gli storici a valutare il percorso della presidenza Obama e quanto essa lascia; sta di fatto che il politologo non può non rimarcare il fallimento epocale di colui il quale si presentò come il messia nero: infatti, è sotto gli occhi dell’intera comunità internazionale lo sfacelo che egli e l’ineffabile Hillary lasciano in eredità in Medio Oriente, Africa e Filippine (tradizionale alleato americano, divenuto filo-cinese con l’avvento del presidente Duterte), nonché un’altissima tensione con la Russia di Putin, in seguito a indebite ingerenze della NATO nella sfera d’influenza russa (in particolare in Ucraina).
In politica interna il presidente uscente non potrà inoltre vantare rimarchevoli successi, visto che l’Obamacare è assai controverso e, quasi sicuramente, verrà smantellato da Trump, almeno in parte, mentre la tanto vagheggiata pacificazione nazionale tra neri e bianchi non solo non è avvenuta ma si è ribaltata in violenza ingravescente, causando numerose vittime in entrambe le comunità.
Ora che la parabola obamiana volge al termine sapremo finalmente qualcosa di più sui misteri che aleggiano intorno all’ascesa politica di codesto Mister Nobody from nowhere , per dirla alla Scott Fitzgerald?
Sembra incredibile, trattandosi d’un presidente degli USA, ma la biografia del profeta di Chicago prima del 2006, è alquanto nebulosa, a tal punto che nessuno è riuscito a dirimere definitivamente la questione del suo esatto luogo di nascita. È un problema, di certo, non ozioso in quanto solo cittadini americani nati sul territorio statunitense possono essere eletti presidenti degli Stati Uniti.
Rimane un ultima domanda: che fine ha fatto David Petraeus, il generale del surge iracheno, dall’allure hollywoodiana, che sembrava irresistibilmente lanciato verso la conquista della Casa Bianca, prima che uno scandaletto rosa lo relegasse in un lazzaretto sociale?
Si cercherà la risposta nel prossimo anno che si prefigura, almeno negli USA, migliore del precedente.
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[1] Coluche, comico francese allora molto popolare, il 30 ottobre 1980 annunciò la candidatura alle presidenziali francesi dell’anno successivo, allo scopo di dimostrare l’«incapacità cronica dei politici francesi». I suoi slogan spopolarono: «L’unico candidato che non ha bisogno di mentire» e «Prima di me la Francia era tagliata in due, dopo sarà piegata in quattro». Il successo della candidatura sorprese lo stesso Coluche, la cui campagna elettorale si svolse con gli spettacoli nel teatro parigino “Gymnase”. I politici francesi prima lo snobbarono, poi lo temettero. Non pochi intellettuali si schierarono con lui. Egli forse sarebbe andato sino in fondo, se il 27 novembre non fosse stato ucciso René Gorlin, uno dei suoi registi. Molto tempo dopo si scoprì che il movente del delitto era passionale, ma Coluche intanto preferì ritirarsi nell’imminenza del primo turno, ad aprile 1981. Il 5 maggio François Mitterrand vinse al ballottaggio su Valéry Giscard d’Estaing. Fu il primo presidente socialista della Francia.
[2] GOP (Grand Old Party) è l’acronimo popolare del Partito Repubblicano (Republican Party)