Scritto nel 2008, non ricordo su quali pagine. Oggi, in questo impazzare di finte femmine, finti maschi, veri cicisbei e fetide cortigiane, mi pare aria fresca. Aggiungetegli pure i tromboni virologi telegenici. Ecco, questo pezzo d’un passato non lontano è aria pura. Respiriamola a pieni polmoni, perché il lezzo sale e salirà ancora.
2 Giugno, 2008, Fori Imperiali: i reparti marciano per “settori”. Nel primo, Bandiere e guerrieri delle missioni internazionali, i nostri e quelli alleati. Il “secondo settore” è dell’Esercito, seguito per anzianità da Marina, Aeronautica e Carabinieri, quest’ultimi mugugnanti da quando, divenuti forza armata autonoma, scivolarono nel “quinto settore”. Comunque meglio del “sesto”, dove la Guardia di Finanza è imbarazzata dalle “Crocerossine” che marciano come nessun altro reparto: impeccabile allineamento orizzontale, verticale e diagonale, perfetto quadrato; le più alte nelle file anteriori, 9 righe, 9 colonne, 81 “sorelle”. Leggiadra e marziale compagnia, per forza di cose a petto in fuori, freme all’unisono quando alla tribuna presidenziale volge di scatto il capo, a salutare il presidente della Repubblica. Perfette.
[cryout-pullquote align=”left|center|right” textalign=”left|center|right” width=”33%”]Dimonios è il jingle del 2 Giugno, altro che Fratelli d’Italia e Va’ pensiero sull’ali deodorate. Presto, i Dimonios devono tornare a cantare su Bergamo Bassa e Alta:«Aioh! Dimonios! Avanti forza paris!» a scannare austriaci e collaborazionisti. [/cryout-pullquote]
Addestrate da sorella Monica Dialuce Gambino, incantevoli occhi azzurri, taglienti, tosta, autorevole. Ha controllato tutto. Le braccia oscillino all’unisono, le mani tutte sempre alla stessa altezza, avanti, indietro, guantate di bianco; abito, calze e guanti, bianchi che più bianco non si può. Il velo è blu dipinto di blu, uguale per tutte, uguali pure le pieghe. Espediente tollerato, uno solo: tacchi più alti d’uno o due centimetri per armonizzarsi con le “sorelle” sulla medesima fila. Si fa anche a palazzo Chigi, è perdonabile. Anno dopo anno le “sorelle” della Croce Rossa sono il modello da battere per i machos paracadutisti, bersaglieri e alpini, oramai sempre alquanto sgangherati. Virgilio Ilari, storico militare: «Con la leva se n’è andato il poco che rimaneva di spirito militare italiano».
La parata del 2 giugno durò dal 1950 fino al 1977, quando fu abolita perché la Difesa temette disordini da cui non sapeva difendersi. Ripristinata da Craxi nel 1983, durò fino 1992, quando Scalfaro fece smontare le tribune. Quell’estate l’Esercito fu messo a disposizione della polizia che doveva andare in vacanza, come scrissero dal ministero dell’Interno alla Difesa, per chiedere e ottenere i soldati per la missione dei Vespri Siciliani. Oggi s’è fatto un passo avanti: pattugliano sotto le case del notabilato romanesco, non più solo Palermo, vigilando pure sulle discariche, tanto per essere coerenti.
Il presidente Ciampi ripristinò la parata nel 2001. Ancora Virgilio Ilari: «Più che un omaggio dell’Esercito alla Repubblica quella sfilata sembrava un omaggio della Repubblica all’Esercito (per) dimostrare al paese il patriottismo del governo e la legittimità nazionale delle istituzioni». Parata o sfilata? Pietrangelo Buttafuoco non ha dubbi:v«È una sfilata, sì, di politici, velata di ipocrisia. A Mosca, nella piazza Rossa sfilano le insegne degli Zar, del Pcus e della nuova Russia. Da noi sono stati cancellati anche i Savoia». E i Borboni, il Fascismo e le Repubbliche marinare. La storia d’un paese senza storia. Nel 2001 e nel 2002 si rimediò invano con l’uniformi storiche. Si rischiò la carnevalata. Oggi il paese dei mandolini s’affida alle fanfare. «La musica militare sta alla musica, come la giustizia militare alla giustizia», così il tigre Clemenceau, non pago di strapazzare i generali, agguantò pure le fanfare. Se sapesse che l’Italia ha 400 generali e 12 fanfare darebbe di matto. È pur sempre un omaggio del popolo ai soldati, dice Renato Farina, deputato, militesente come tutti i politici in tribuna. Difficile credergli, coi vigili urbani e protezione civile a sfilare come mai accadrebbe a Parigi, Londra, Mosca o Kinshasa e Timbuctu.
Eppure ha ragione Farina almeno in un caso, quando i Dimonios della Sassari passano cantando a ricordare gli austriaci scannati sopr’Asiago: «China su fronte, si ses sezzidu pesa! Ch’es passende sa Brigata tattaresa». La secessione? Quei ragazzi sepolti sopr’Asiago, che difesero, veniamo a riprenderceli col pugnale.
Se ne fottono, i Dimonios, del pacifismo e dell’Articolo 11. La folla impazzisce: «Semus istiga de cudd’antica zente ch’à s’innimigu frimmaiat su coro». Non capite le parole? Siete out, cercatevele sullo smattfon. Dimonios è il jingle del 2 Giugno, altro che Fratelli d’Italia e Va’ pensiero sull’ali deodorate. Presto, i Dimonios devono tornare a cantare su Bergamo Bassa e Alta:«Aioh! Dimonios! Avanti forza paris!» a scannare austriaci e collaborazionisti. Ma le Crocerossine marciano meglio.
Illustre Generale Laporta, diciamo che osservare le “Crocerossine” marciare, oltre all’aspetto militare, è indubbiamente un “belvedere”.
M.Grandi
concordo, concordo pienamente