Le elezioni europee, a dispetto della cronaca truccata, hanno un responso limpido: il partito del non voto ha stravinto.
La tabella che vedete in questa pagina (cliccare sopra per ingrandirla) fornisce gli esiti delle elezioni coi dati ufficiali del Viminale. Occorre rimanere sui numeri e tenersi lontani dalle suggestioni avvelenate. Sono circa quattro milioni le astensioni (NON VOTO) e le schede nulle e bianche (NeB). Va tuttavia riconosciuto che gli elettori italiani hanno dimostrato di essere entrati nelle elezioni più guardinghi di quanto si potesse supporre.
Il non voto esce trionfante da queste elezioni ma non ha ovviamente alcuna possibilità di modificare l’andazzo, a meno che un nuovo soggetto politico si faccia strada, nella consapevolezza che anche quanti hanno votato non sono disponibili a firmare cambiali in bianco a Matteo Renzi, così come tanti hanno stracciato cammin facendo quelle sottoscritte troppo presto a Beppe Grillo.
Osserviamo gli aspetti salienti della situazione dopo queste elezioni.
Primo. E’ vero che il movimento di Beppe Grillo ha perso? Non è vero: non è una semplice sconfitta, ma una Caporetto catastrofica. Dagli esiti di queste elezioni non si risolleverà accusando l’elettorato, come sta facendo in queste ore, di non averlo capito e di essere in mano ai pensionati. I pensionati da oggi sanno – se non se n’erano accorti – che Grillo è un nemico, e sarà difficile che lo dimentichino.
Secondo. Tutti i modelli di sondaggio per le elezioni vanno rivisti perché le cifre che circolavano alla vigilia erano ben differenti e tali da dare la tarantola a tutti meno che a Grillo, il quale invece la tarantola la sente ora inaspettatamente.
Terzo. Accade per Matteo Renzi quello che accadde per Berlusconi: quanti lo votano fra i moderati non sempre, anzi quasi mai sono disposti ad ammetterlo. Hanno vergogna d’aver trovato allettanti gli 80 euro? Mistero. Il fatto è che una valanga così non la prevedevano né Renzi né i suoi sondaggisti.
Quarto. Il 40 per cento di voti per Renzi è il 40 per cento di metà dell’elettorato. D’accordo, così il 20 per cento di M5S si dimezza sua volta, e così per tutti gli altri, lasciando intatte le reciproche proporzioni. È vero, ma fra astensionisti – 21. 671.205 di elettori – e schede nulle o non valide – 1.542.352 elettori – abbiamo 23.213.557 elettori non rappresentati cioè oltre il doppio degli 11.203.231 voti incassati da Renzi.
Quinto. Il difetto di rappresentatività non dà l’insonnia né al Quirinale né agli altri Palazzi. Anzi, se ne fregano e hanno messo le cose in modo che gli alto atesini abbiano un seggio al parlamento europeo nonostante uno striminzito 0,5 per cento, fregando venti milioni di elettori italiani che non avranno un proprio parlamentare.
Sesto. Queste elezioni, con l’attitudine dimostrata dall’elettorato a votare senza curarsi delle previsioni, mettono sul capo di Renzi una spada di Damocle: se altri avranno una proposta politica più convincente dell’infido fiorentino, alle prossime politiche si potrebbero vedere delle sorprese.
Settimo. Adesso vogliamo vedere i fatti. Renzi ha promesso che l’Italia cambia l’Europa, ebbene Renzi non scherzi con questa promessa, potrebbe costargli più caro di quanto possa immaginare.
Ottavo. È definitivo: Berlusconi non è più un leader e non ha alcuna possibilità di risollevarsi, continuando a menare il torrone coi comunisti, coi magistrati e coi magistrati comunisti. Se non ha ancora capito in che agone è sceso, è ora che si faccia da parte. Peggio di lui c’è solo Mario Monti e i suoi disfatti seguaci più o meno fedeli.
Nono. Beppe Grillo ha dimostrato – se ce n’era bisogno – che la rivoluzione non si fa con feisbuc, tuitte e ueb, tutte cazzate, utili solo a vociare come al bar. La conquista delle piazze, come s’è visto a Tripoli a Kiev e a Odessa, è tuttora l’unica strada. (a proposito, della strage di Odessa non parla nessuno?) Finito il casaleggismo, se la politica fallisce ancora, molti potrebbero ricordarsi di Tripoli, Kiev e Odessa.
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Fortuna che adesso ci sono gli inglesi ed i francesi a calmierare gli appetiti della Germania.
Speriamo bene!
Vedo piuttosto all’orizzonte un accordo fra inglesi, francesi e tedeschi. Indovina chi ne farà le spese?