Economia reale e vere protezioni sociali. Possiamo assumere il tema della famiglia (la maggiore tra le protezioni sociali) come paradigmatico, un obbiettivo perno di tutte le riforme strutturali che servono. Il tema famiglia vale innanzitutto sullo scenario geopolitico globale perché civiltà e popoli che non fanno figli sono destinati al tramonto. Questo tramonto alletta moltissimi intellettuali ed esponenti di sinistra, perché – congenitamente depressi – amano/attendono la fine. Ma il popolo tutto, di sinistra o di destra, ha sempre entro di sé l’empito vitale. E a parte il popolo, noi che marxisti non siamo, amiamo la vita e il progresso e perciò sappiamo che il mondo va verso il meglio, non verso il peggio, anche se scoppiasse la terza guerra mondiale.
Il tema della famiglia, poi, vale non di meno sullo scenario interno, soprattutto economico. In barba a teorie maltusiane e ubbie pseudoambientaliste, l’economia per prosperare ha bisogno di grandi masse. Ho sentito autorevoli economisti spiegare – per esempio – che se in Italia non aumenteranno sensibilmente i bambini, non sarà mai possibile abbassare le tasse, perché una società prevalentemente senile costa enormemente più di una giovanile.
Vale inoltre – il favorire la famiglia – come ecologia della politica. Se voglio la nascita di molti bambini devo fare azioni concrete: per le donne che li fanno ci vogliono asili nido nei grandi posti di lavoro (aziende, zone industriali, uffici pubblici) e analoghe cose. Per le donne che ritengono di non poterseli permettere, ci vogliono incentivi adeguati, per esempio una madre di quattro figli – se fossimo una nazione civile- dovrebbe ricevere assegni mensili per almeno duemila euro. Perché duemila? Perché così ad esempio fanno in Francia (parola di conoscente). E dove prendo tutti questi soldi per le mamme? La risposta è facile e strategica: pescare nelle immense risorse dal parassitismo politico e burocratico, compreso l’universo mondo delle “imprese” ammanicate con la politica, cioè quelle imprese che invece di produrre ricchezza per tutti (com’è nella natura delle vere imprese), succhiano quella prodotta dagli altri. Spostarle da lì – le immense risorse – e darle alla famiglia.
Abbiamo scritto più volte che l’ente Regione qui sotto casa ha 1.500 impiegati, ma a parità di lavoro con le zone industriali, ne basterebbero 200. Poche chiacchiere, ci vuole un governo che li porti a 200, senza se e senza ma. Concediamo un tempo sufficientemente lungo, forse senza o pochi licenziamenti, col blocco del turn over, ma santiddio che ci si arrivi.
Ti paresse uno scherzo, ci vuole un governo dove Brunetta rimanga il più moderato di tutti, un governo che agli scioperi dei sindacati saprebbe dire fatene quanti volete. Un governo che a professori, maestrine, perfino preti confusi, schiere di intellettuali e costituzionalisti tutti schierati “in difesa delle istituzioni”, sappia opporre le mamme e i papà, il popolo.
Quando dico queste cose, gli amici sedicenti laici o tout court anticlericali storcono il naso quasi tutti (ma non tutti), perché per loro la famiglia è un tema da preti, un tema religioso. Gli ricordo che la famiglia esiste da ben prima dei preti, protetta dalle leggi fin dai romani e dagli etruschi. Allora s’acchetano un poco, pensosi.
Chissà che San Gennaro o Sant’Ubaldo non facciano il miracolo.
Caro Ugo, ti ho postato il commento di Fressoja che a me pare in larghissima parte condivisibile, a parte l’entusiasmo per Berl. Il suo richiamo alla centralità della famiglia rimane assolutamente strategico e, fra qualche ora, avrai una conferma autorevole.
Chi è per la famiglia alzi la mano; non importa se a pugno chiuso, a mano tesa o solo per salutare; non credi?
La prima parte sembra condivisibile, la
seconda -subito dopo i complimenti- è del tutto incomprensibile tranne
l’ultima frase, sulla quale giova precisare che quell’ottimismo del
2008-2009 è finito perchè tutte le mafie vere d’Italia (quelle vere,
cioe le mafie di stato, al cui cospetto Totò Riina è mero colore
locale), si sono coalizzate per azzoppare e infine cacciare il buon
berlusca, che Dio l’abbia sempre il gloria, vero corpo estraneo della
“democrazia” italiana. Ovvio infatti che chi osa richiamare il primato
del lavoro (l’impresa e tutti i suoi collaboratori) sopra lo stato e
le sue burocrazie (le mafie di cui sopra: professoroni delle ridicole
università, magistrati plasmati dalla politica, burocrati centrali e
periferici, industriali coi soldi pubblici, boiardi di stato e
impiegati inutili a milioni, sindacalisti, maestrine in fregola
sociologica e preti confusi), non può che tirarsi addosso l’odio più
mortale. Suo, Luigi Fressoia
Molto denso. Molto nutrito questo articolo. Grande sintesi.
In questo articolo c’è di tutto: psichiatria, politica, sociologia, demografia, economia, organizzazione aziendale, storia … e chi più ne ha più ne metta.
Non è un pò troppo? Così poche righe per sostenere temi di così grande rilievo?!
Io, che sono prolisso, avrei scritto non meno di 12 volumi per argomentare con tali presupposti.
E’ impossibile tentare chiosa ad un articolo così “spesso”.
Coplimenti!
Solo una piccola puntualizzazione. Grosso modo escluderei le depressioni reattive dall’essere appannaggio della sinistra perché possono colpire chiunque (vedi i lutti), ci sono quelle più o meno severe, su base genetica. Ma tirarle in ballo significherebbe ipotizzare l’appartenenza ad una parte politica come manifestazione di una patologia su base genetica, quindi anche curabile – forse un domani – con interventi di ingegneria genetica. L’ideologia come sintomo! … interessante! Mi ricorda qualcosa…
Tuttavia, i tecnici del settore sostengono che la sindrome maniaco-depressiva è sempre riscotrabile nei dittatori, caratterizzanti i più grandi totalitarismi storici.
Erano e/o sono di sinistra o di destra?
Lascio la statistica a chi ha tempo.
L’ottimismo come fattore di sviluppo!
Anche questa cosa qui mi sembra di averla già sentita, e anche molto recentemente, proprio da qualcuno che stava con Brunetta! Era il 2008/2009.
Come è finita è sotto gli occhi di tutti!