Pope Francis’ homilies accompany one hundred thousand to their deaths / Le omelie di Francesco accompagnano a morire i centomila nel deserto di Ninive muniti di conforto religioso a debita distanza. #FranciswhereareYougoing?
Pope Francis’ homilies accompany one hundred thousand to their deaths in the Nineveh desert, fortified at an appropriate distance by religious comfort The one hundred thousand in the Nineveh desert cannot be saved by a homily from the window overlooking Saint Peter’s Square, nor with the photo opportunity of a minute of silence, with which, at most, one can accompany them to their deaths strengthened by religious comfort, but from an appropriate distance. Those poor souls are in a most urgent need of at least three concrete actions: a military intervention on the ground to stop ISIS’ assault; a massive air operation designed to airlift from this danger the most feeble, the children, the women, and the elderly; a gigantic humanitarian relief operation on the ground to feed, heal and provide comfort to those who cannot be evacuated immediately. Yet, one only needs to look around to realize that all this is not going to happen. Vladimir Putin cannot do anything independently, given the problems he faces in the Ukraine, nor does he have the capabilities to tackle alone a problem of such proportions. Even if Angela Merkel had even a tepid idea on this she would suffer the same constraints as Putin. The real problem is that, beyond these two leaders, the remainder – beginning with this telegenic Pontiff Francis – are not charismatic figures, but only television-created personalities incapable of meeting reality head on and shaping it toward the common good. Their depth is similar to that of any ‘Robin Williams’: beyond the character, almost nothing. Sermons, idle talk, empty words, air raids worthy of made-for-television movies – but in the end the United Nations, Obama and Francis leave behind a reality overtaken by chaos, by violence, by death. Francis bears the greatest responsibility of anyone because, instead of calling all of Christianity to the aid of the brethren in the desert, he insists on a feeble exhibition of good intentions that lead nowhere and are sending our persecuted brothers to their deaths. Instead of posing for TV cameras while he eats at Saint Martha’s (the Pontiff’s preferred dining hall), if he is unable to give life to an international mobilization, Francis should at least go to the fields and dining tents, there, in the desert, where his priests and nuns are improvising messing and refugee tents with those few supplies they have left. If he fears for his life he is right, and has good reason to fear, given what has happened to thousands of our brethren in the meantime. Yet, it would be more dignified to leave the scene as bishop in the field than as Pope Francis in hiding.
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Le omelie di Francesco accompagnano a morire i centomila nel deserto di Ninive muniti di conforto religioso a debita distanza. I centomila nel deserto di Ninive non possono essere salvati con un’omelia dalla finestra petrina, né da un telegenico minuto di silenzio, coi quali tutt’al più li si può accompagnare a morire muniti d’un conforto religioso a debita distanza. Quei poveretti hanno urgentissima necessità di almeno tre aiuti concreti: un intervento militare sul terreno che arresti l’assalto dell’ ISIS; una massiccia operazione di aviotrasporto che porti lontano dal pericolo i più deboli, bambini, donne e vecchi; una gigantesca operazione di soccorso umanitario sul terreno per nutrire, curare, dare un conforto a quanti non siano immediatamente trasportabili. È sufficiente un rapido sguardo intorno per comprendere che tutto questo non avverrà. Non può fare autonomamente nulla Putin coi grattacapi che ha in Ucraina né ha la possibilità di agire da solo su un così vasto problema. Se mai la Merkel nutrisse una pur timida intenzione, essa patirebbe costrizioni analoghe a quelle di Putin. Il vero problema è che, al di là di questi due personaggi, i rimanenti – a cominciare da questo telegenico pontefice Francesco – non sono capi carismatici bensì solo personaggi televisivi, incapaci di affrontare la realtà e portarla verso il bene comune. Il loro spessore è quello d’un Robin Williams qualsiasi: al di là del personaggio, quasi nulla. Prediche, chiacchiere, parole, attacchi aerei da fiction tivvù, ma alla fine le Nazioni Unite, Obama e Francesco lasciano dietro di loro una realtà in preda al caos, alla violenza, alla morte. La responsabilità più grave di tutti è di Francesco, il quale, invece di chiamare tutta la cristianità in soccorso dei fratelli nel deserto, insiste in una frolla esibizione di buonismo che non porta da nessuna parte e conduce alla morte i fratelli perseguitati. Invece di farsi riprendere dalle telecamere nella mensa di Santa Marta, se non è in grado di animare una mobilitazione internazionale, Francesco almeno si porti nei campi e nelle mense, lì nel deserto, dove i suoi preti e le sue monache stanno improvvisando delle mense e degli alloggi col nulla che hanno. Se teme per la sua vita ha ragione, ne ha ben ragione, visto quanto è accaduto a migliaia di fratelli nel frattempo; sarebbe tuttavia più dignitoso che egli lasciasse la scena da vescovo sul campo piuttosto che da Papa Francesco imboscato. |
Francis, Francis, Francis, Francis!!! Francesco, Francesco, Francesco, Francesco!!!#FranciswhereareYougoing? #FranciswhereareYougoing? #FranciswhereareYougoing? #FranciswhereareYougoing? CONDIVIDI su FACEBOOK, GOOGLE+, TWITTER Copyright©2013 Tutti i diritti riservati a www.pierolaporta.it È permesso l’uso personale dei contenuti di questo sito web solo a fini non commerciali. Riprodurre, pubblicare, vendere e distribuire può avvenire solo previo accordo con l’autore. Le foto di questo sito sono prese in larga misura da Internet, in quanto valutate di pubblico dominio. Se i soggetti fotografici o gli autori fossero contrari alla pubblicazione, lo segnalino a info@pierolaporta.it e si provvederà alla immediata rimozione delle immagini.
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Le mattanze cui stiamo assistendo sono “le dolorose doglie del parto”, come le definì Condoleeza Rice nel 2006, del Nuovo Medio Oriente. Non sono riusciti a controllarlo e quindi lo balcanizzano.
Qui sotto la mappa del futuro Iraq:
http://www.marketoracle.co.uk/Article26634.html
Guerre, eccidi, stermini, genocidi, mattanze, purghe, carneficine e abomini vari. il tutto in nome della religione.
Gridano unanimamente in coro: “la religione è solamente un pretesto”. Può darsi. Epperò bisogna riconoscere che come pretesto si adatta più che egregiamente allo scopo.
Obbiettivamente è difficile trovare di meglio.
Se la religione è un pretesto, non per questo responsabili sono i credenti in quanto tali, piuttosto quelli fra loro che, pur credendo o proprio perché credono, vogliono trarne vantaggio.
Devi consentirmi, Piero: magari lo spessore fosse quello di Robin Williams. P. Francesco si è comportato da quel gesuita che è. Nell’accezione peggiore del termine (anche loro hanno tantissimi pregi). Come minimo mi sarei aspettato un P. Francesco che, paonazzo in volto, avesse avuto il coraggio di urlare l’anatema (con il dito indice alzato alla maniera degli imam) al mondo intero: chiunque massacra i suoi simili nel nome di Dio brucerà all’inferno per l’eternità.
Invece, niente! Non ha paventato nemmeno un raffreddore per gli assassini. Certo, ha detto che non si può uccidere in nome di Dio, ma di anatemi nisba.
Penso che la cristianità avesse il diritto – in questa circostanza – di vedere il proprio P. fortemente e vigorosamente “contrariato”. Altrimenti siamo buoni tutti …
Ha lanciato l’anatema alla mafia e pare che basti