Mark Rutte ha vinto le elezioni e continuerà a governare l’Olanda. Il governo olandese di Rutte si dimise a causa dello scandalo sui bonus figli, per il quale 20mila famiglie furono ingiustamente accusate di frode. Scandalo o non scandalo, gli olandesi hanno i soldi e li distribuiscono alle famiglie. Sono ricchi e nient’affatto “frugali”, come invece amano definirli i pappagalli della stampa italiana. Da dove arriva la loro enorme ricchezza? Dalla produzione di tulipani? Dal lavoro? No, dalla frode fiscale e dai commerci criminali, con Germania e Benelux (Belgio più Lussemburgo).
Il territorio del Belgio è 30mila chilometri quadri. Il territorio dell’Olanda è 7mila chilometri quadri. Belgio e Olanda (dati OSCE), per ogni metro quadro del loro territorio, fatturano ogni anno 30mila dollari di merce importata ed esportata. La Germania di chilometri quadri ne ha 367mila. Essa fattura 7mila euro/anno di merce importata o esportata.
Ogni cittadino belga o olandese, neonati e vecchi inclusi, fattura 70mila dollari di merce importata o esportata, ogni tedesco 30mila dollari.
Olanda e Belgio importano dai paesi extra-Ue merci per 220 miliardi di dollari, ovvero 8mila dollari per abitante. Altrettanto importa la Germania.
Se fosse davvero merce fabbricata o in transito, Olanda, Belgio e Germania non avrebbero neppure lo spazio per fare pipì.
Germania, Belgio e Olanda frullano, notte e giorno, 24 ore su 24, fatture false, senza movimento merce. E’ comprensibile che i governi dei tre paesi chiudano gli occhi. Di gran lunga meno tollerabili sono la cecità e l’omertà dei parlamentari e dei governi italiani, della Commissione e del Parlamento europei.
Le triangolazioni Germania-Belgio-Olanda sono sotto gli occhi di tutti. Il 30% delle importazioni belghe proviene da Olanda e Germania. Il 30% delle esportazioni del Belgio va in Germania ed Olanda. Quando dici le coincidenze, altrettanto avviene per l’Olanda, il cui movimento merci verso Belgio e Germania vale circa il 30%, così come per l’importazione.
Quando ci domandiamo perché le imprese fuggono in Olanda non dobbiamo pensare solo alle tasse. È vero, la tassazione sulle imprese è più lieve che in Italia. L’imposta sulle società in Olanda è del 20% per profitti fino a 200.000 euro; l’aliquota sale al 25% oltre i 200.000 euro. Questo tuttavia non basta. C’è ben altro ad attirare i capitali. La bassa tassazione, unita al frullatore delle tasse, consente di accumulare nero. Come fa un’impresa a smaltire il nero oltre una certa quantità senza sbilanciarsi? Come si nasconde il denaro nero? E’ facile: ti aiutano Germania e Olanda. È molto semplice: Olanda e Germania non pongono limitazioni ai pagamenti in contanti. In altre parole sono due paradisi fiscali per le imprese ma anche per i narcotrafficanti, i mercanti di armi e di uomini, in una parola per le mafie. Non per caso le ONG che trafficano con i migranti sono in questi tre paesi.
Olanda e Benelux ospitano migliaia di società fasulle, senza dipendenti. Sono utili unicamente allo scambio di fatturazioni farlocche e a convogliare denaro nero verso gli evasori e i criminali internazionali.
Sono centinaia e centinaia di miliardi di tasse sulle imprese sottratte ai paesi fratelli della UE. A questo si aggiungono l’inquinamento economico monetario e la promozione della finanza criminale, nel cuore dell’Unione Europea.
L’Italia non ha bisogno di importare granché da Olanda e Belgio. Non di meno la nostra bilancia import-export è in rosso di 11 miliardi con l’Olanda e 5 con il Belgio. È evidente la presenza di traffici opachi. I nostri parlamentari europei, David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo e Paolo Gentiloni, Commissario europeo per l’economia, non vedono, non sentono e non parlano.
Che cosa aspetta il Parlamento italiano ad affidare alla Guardia di Finanza un’indagine su questi ladri frugali?
ERRATA CORRIGE passando alla pubblicazione sono stati commessi due errori: la superficie delle terre emerse olandesi è di 33.500 km2 e non 7.000, il Belgio occupa 30.500 km2 totale per i due paesi 64,000 lm2, queste sono le effettive cifre di riferimento, i dati economici sono stati desunti dalle statistiche OEC e non OSCE, basati sui risultati 2019 cioè ante Covid Luciano Prando