Governi Renzi e Gentiloni: Fu vero PIL? di L.Prando

Negli anni 2015, 2016, 2017 il PIL riprese a salire. Governava il PD e continuano a rivendicarlo. Fu tuttavia un inganno, alquanto costoso.

E’ vero, nei 3 anni centrali dei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni il nostro PIL ricominciò a crescere dopo la crisi del 2008, sia pure meno del resto dell’Europa, sia pure restando sotto i massimi del 2007: in cifra assoluta crebbe di circa 110 miliardi.
Nello stesso periodo il nostro debito pubblico aumentò di circa 100 miliardi, ossia è vero anche che non ci fu crescita dell’economia reale sempre stagnante, bensì solo immissione di capitali presi a prestito.
I 100 miliardi che incrementarono il PIL se ne sono andati in spese improduttive. Prima di tutto gli “80 euro”, utilizzati dai beneficiari per ridurre i propri debiti, quindi per il risparmio e solo in minima parte dedicati al consumo quindi allo sviluppo dell’economia. Il secondo pompaggio di spesa è venuto dall’industria dell’accoglienza degli immigrati. Questa è una voragine di cui ancora non si possono valutare le conseguenze di lungo periodo. Basti domandarsi quali spese saranno necessarie nei prossimi anni quando queste masse di sbandati dovranno in qualche misura essere incapsulate nella società. Aggiungiamo gli incentivi del job act, le spese per il terremoto, il salvataggio delle banche in crisi, i mille rivoli di favori a carattere clientelare.
Degli investimenti e soprattutto di risultati positivi nello sviluppo, nelle infrastrutture, nella crescita e nel lavoro, di cui tanto si vocia adesso. non c’è alcuna traccia: la dimensione della nostra economia, il suo peso nei mercati, così come il livello degli occupati, fermo attorno ai 23 milioni, ci dicono che siamo fermi alla condizione del dopo crisi 2008.
In conclusione, l’incremento del PIL di Renzi/Gentiloni non fu vero PIL, ma una congerie di spese improduttive coperte con l’incremento del debito. Questo ricorda molto la frase di Robert Kennedy “anche i disastri concorrono ad aumentare il PIL”. E’ opportuno che il governo in carica ne tenga conto ed eviti di seguire i medesimi sentieri.

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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