Dicono di indagare sulla morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, cercando l’ennesimo autore di lettere anonime che addita – pensate un po’, dopo 30 anni – una borsa che, ovviamente, avrebbe contenuto chissà quali segreti.
Guardate le foto, tratte dal sito del quotidiano La Repubblica; osservatele attentamente. Sono due fotogrammi televisivi. Nel primo vi sarebbe il generale Dalla Chiesa con la borsa in mano (nel cerchio rosso).
Nella seconda c’è un carabiniere che ha qualcosa sotto il braccio.
Ecco le conclusioni di Aldo Palazzolo su “La Repubblica”: «Fino a qualche settimana fa, nessuno aveva mai sospettato che la borsa del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa fosse stata trafugata dopo il suo omicidio, a Palermo, il 3 settembre 1982. Poi, all’improvviso, una lettera anonima ha messo in allerta i magistrati che indagano sulla trattativa mafia-Stato: “Un ufficiale dei carabinieri ha portato via quella borsa, che conteneva dei documenti”. Questa la rivelazione, tutta da verificare. Le indagani dei magistrati e della Dia di Palermo hanno avuto in questi giorni una svolta improvvisa, che Repubblica.it è in grado di documentare in anteprima: in un video della Rai, che riprende la scena del delitto, la sera del 3 settembre 1982, è ritratto un ufficiale dell’Arma mentre tiene sottobraccio una borsa molto simile a quella del prefetto ucciso dalla mafia». Una borsa molto simile? Ma dov’è quest’analogia? Quello che si vede sotto il braccio del carabiniere può essere di tutto e se fosse una borsa appare molto differente da quella che è nel cerchio rosso del primo fotogramma.
Ammesso che rintraccino quel carabiniere, che oggi è più o meno un ottantenne, ammesso che ricordi qualcosa, se anche afffermasse che sotto il braccio aveva un libro di scuola del figlio, nessuno potrebbe smentirlo. Che senso ha un’inchiesta così? È tuttavia così fumosa da diventare paradossalmente interessante, per capire come sia nata, che cosa nasconde, dove vuole andare a parare. Altro che svolta improvvisa…
OltreLaNotizia ha da mesi in prima pagina un’inchiesta (leggila qui…) molto documentata sulla morte di Carlo Alberto Dalla Chiesa. In essa vi sono almeno quattro punti meritevoli di indagine:
1) La trattativa Stato-mafia vi fu e l’avviò Francesco Cossiga, attraverso l’ammiraglio Fulvio Martini direttore del SISMI
2) La trattativa coi mafiosi servì a garantire lo schieramento dei missili a Comiso, ma quella dislocazione non aveva alcun senso logico, se non quello di garantire un enorme flusso di denaro in Sicilia
3) I pacchi di miliardi che passarono grazie agli appalti concessi alle ditte colluse con la mafia, dovevano scorrere sotto il naso di Carlo Alberto Dalla Chiesa e già avevano attirato l’attenzione di Pio La Torre, integerrimo segretario regionale del Pci, detestato dai sui compagni di partito a Roma.
4) Dalla Chiesa è stato ucciso il 2 settembre 1982, cioè nella fase iniziale e quando si doveva spartire la torta miliardaria
È tutto scritto nell’articolo qui in prima pagina. I testimoni sono ancora vivi. Perché non interrogarli? Perché non si domanda a Giorgio Napolitano quali furono le relazioni tra lui, gli altri papaveri del Pci e il povero Pio LaTorre? Perché il Pci frenò le indagini? Altro che borse…
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Anche la borsa del dott. Borsellino fu trafugata da un ufficiale dell’Arma. Che fosse la stessa..?
La seguo sempre con attenzione.
Egr. Gen. Laporta
sono quasi commosso dalla sua audacia ed onestà; la seguo sempre con grande interesse.
Buona giornata.
Grazie di cuore, davvero. La prego, lasci perdere il “generale”; fu un’altra vita, altri luoghi, altre cose. Ora basta e avanza Laporta. Grazie ancora
pl