9 Maggio, m’apparve Aldo Moro

111Il piattino sgusciò sul foglio, sul quale avevo scritto le lettere dell’alfabeto, maiuscole e minuscole. Mi stava rispondendo Aldo Moro.

Il piattino si mosse da solo, davvero; il mio indice lo inseguiva, senza mai spingere la porcellana. A quanti dubitino, posso presentare una mezza dozzina di prof di chiara fama – diamine, tutti poi diventati ministri, per capirci quanto affidabili essi siano – i quali fecero altrettanto, anch’essi col piattino, dalle parti di Bologna. Anche allora vi fu chi dubitò; essi giurarono in tribunale e infine tutti furono creduti. M’è apparso Aldo Moro, sì, insomma, egli era qui, muoveva il piattino e poco mancava che divenisse visibile, mancò davvero poco, credetemi. Egli mi chiese subito uno spazio in questo sito, dove postare le sue lettere.

«Come lei sa» comunicò, mentre immaginavo l’ombra del sorriso «di lettere me ne fecero scrivere tante, più di quante lei possa presumere».

Però non ne scrisse alcuna a Berlinguer…

Il piattino s’arrestò di botto; fu impossibile muoverlo, neppure spingendolo. Solo dopo qualche minuto il movimento ricominciò, schizzando da una lettera all’altra.

«Preferirei evitare questo argomento. Non l’ho più visto. Il silenzio è preferibile».

Certo, signor Presidente; disponga pure come preferisce. La ammiro così tanto, da sempre, che sono felice davvero di poter fare qualcosa per Lei. Devo però confessarLe di non aver mai votato DC.

Il piattino vorticò, come impazzito, eppure non fallì neppure  una lettera. Sulle prime paventai fosse contrariato per la faccenda del voto.

«Si immagini… io mi turavo il naso da ben prima d’uno dei miei più subdoli nemici. Acqua  fetida passata. Mi dedichi dunque una pagina, nella quale ogni tanto imbucherò le mie letterine»

Bisogna dare un nome alla pagina…

«Mah, direi che “e-pistola” è appropriata»

Uhm… signor Presidente, “pistola”, offrirei il destro a chi voglia accusarmi di minacciare; eviterei, di questi tempi impazzano occhiuti sorveglianti pagati per fare la tara alle parole, come usavano i santi inquisitori luterani. Se non è una minaccia, “pistola” è una parolaccia… non mi pare adatta al Suo lessico.

«Lei ha studiato poco il latino, si capisce. “Epìstola”, “lettera” in latino; ho aggiunto un trattino dopo la “e”, per rendere omaggio al web che ci ospita, anzi a Lui che ce lo ha regalato. Non se lo dimentichi è stato Lui a darci il web e gli ipertesti: ha aumentato la nostra Libertà perché Egli sa che sono aumentati a dismisura i nemici Suoi e della Libertà, i quali coincidono, lo ricordi. Lei sapeva che l’ipertesto è stato inventato da un religioso cattolico?»

Certo, è stato padre Roberto Busa, un gesuita, come papa Francesco. Ne ho scritto recentemente. Perbacco, signor Presidente! Lei è sorprendente, “e-pistola” è un’idea straordinaria, bellissima! Sorprende pure questa sua disinvoltura con Internet, complimenti!

«Mi congratulo a nome di padre Brusa. In quanto a me, qui non mancano né il tempo né le opportunità»

Ecco la pagina gliel’ho già preparata, e-pistola, bellissima… mi permetta una curiosità: perché l’ha voluta?

Il piattino vorticò nuovamente, come aggiungendo enfasi alle frasi composte mano a mano.

«Un dispettuccio innocente, da democristiano buono, visto che vogliono dimenticarmi e non  amano sentirsi ripetere, proprio di questi tempi, mentre gli alleati vi rapinano, che io avevo visto giusto trent’anni prima, sull’affidabilità degli alleati e sulla lealtà dei comunisti, degni gli uni degli altri. Ho già postato la prima e-pistola»

Grazie, grazie davvero, signor Presidente. È un grande onore per OltreLaNotizia…

«Lo faccio volentieri. Anche Sua Santità Giovanni Paolo II ha deciso di condividere questo spazio. Però stia attento. Non la osservo solo io…»

Lo so, che dirle? È arrivato Andreot…?

Il piattino non lasciò completare il nome, prendendo a vorticare, incontrollabile come  poc’anzi.

«Lo stanno giudicando, andrà per le lunghe. Non vedo l’ora di incontrarlo»

E Coss…?

«Non hanno ancora finito»

Il piattino s’arrestò.

Dopo qualche tempo, le lettere del Presidente Aldo Moro mi sono giunte in forma di “pizzino”. Egli fu lapidario: “Considerati i destinatari, mi pare più appropriato”.

 

 

 

Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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6 risposte a 9 Maggio, m’apparve Aldo Moro

  1. Pare che i rapitori in ogni caso non avrebbero avuto niente da obbiettare se Moro avesse parlato degli uomini della scorta morti ammazzati. Anzi se ne avesse parlato nelle lettere avrebbe avvalorato la versione che i brigatisti hanno dato sin da subito. Quindi non si capisce perché Moro non scrisse di dire messe in suffragio. Da cattolico lo avrebbe scritto e non lo avrebbero censurato. Ma non lo ha scritto! Vedere ammazzare quei giovani che lui ormai considerava cari amici gli avrebbe lasciato un tale trauma i cui segni sarebbero trapelati in molte lettere che scrisse, segni che non sarebbero stati censurati. Neppure i suoi carcerieri erano motivati a raccontargli la verità perché Moro non avrebbe continuato il diaologo che invece serviva allo svolgimento dell’azione di terrore ed invincibilità creato dalle br.

  2. fourfive19 scrive:

    gentile Piero Laporta….

    Il caso Moro fu interamente gestito dal Comitato di Crisi (P2), creato da Cossiga (M. degli Interni), Andreotti (Presidente del Consiglio) ma comandato da Licio Gelli (P2) e da Steve Pieczenik.
    Steve Pieczenik (Capo Ufficio per la gestione internazionale del Dipartimento di Stato americano) era uomo legato a CYRUS VANCE (Segretario di Stato dell’Amministrazione Carter).
    Nel frattempo si era formato il “fronte” della trattativa intorno al PSI. Ne facevano parte oltre agli uomini della “dirigenza socialista”, l’area di Autonomia, alcune punte socialdemocratiche, Fanfani e la destra democristiana. Mentre il PCI e alcune correnti della sinistra DC optarono per la “linea della fermezza” (ragion di Stato).

    Riguardo la “fantomatica” seduta spiritica, quella per cui Prodi scomodò l’anima di Giorgio La Pira (siccome personaggi legati al mondo dello spionaggio e dei servizi segreti comunicano attraverso simili pratiche), diciamo che fu un tentativo di imprimere una svolta agli eventi, affrettando così l’eliminazione dello “statista democristiano”.

    Comunque sia si tenga presente che Moro fu sequestrato, non “una”, bensì “due volte” nei cinquantacinque giorni che seguirono alla strage di Via Fani:

    1. La prima custodia si concluse di fatto il 18 aprile 1978, quando il sequestro subì una svolta decisiva. La “sprovveduta brigata” che aveva accudito il prigioniero (per un mese), fu attaccata da un “falco rapace” e senza scrupoli (Prodi?). Il covo di “via Gradoli” – un appartamento in uno stabile conosciutissimo ai servizi segreti italiani (SISDE) – fu “bruciato”.

    2. Il “falco” (che ha gestito la prima fase del sequestro) gioca la sua partita a scacchi, giocata dalle stesse persone che scrissero con largo anticipo le sorti del Presidente della DC nelle pagine dei due piani “Viktor” (Moro vivo) e “Mike” (Moro morto). Da quel momento in poi fino alle 7:00 del mattino del 9 maggio 1978, Moro fu nelle mani degli alfieri del suo triste epilogo.

  3. dina scrive:

    Brillante e divertente…… per il momento

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