Renzi ci gabella

Mettiamo a confronto i programmi di Matteo Renzi con quelli di Enrico Letta,le rispettive politiche economiche. Si è detto che il primo è ottimista, vocato alla crescita economica; il secondo invece era pessimista, aggiogato alla politica recessiva e rigorista impostagli dal colonnello Merkel. Così hanno detto tutti, più o meno, non è vero? Letta è stato troppo pessimista, così dicono tutti. Renzi invece è ottimista, così dicono tutti.

Valutiamo allora i numeri, cioè le previsioni di crescita offerte da Renzi con il suo DEF (Documento di Economia e Finanza) e quelle avanzate da Letta a suo tempo.  I numeri sono fatti e contro i fatti non valgono gli argomenti.

Osserviamo il grafico in questa pagina (clicca sopra se vuoi ingrandirlo). Il grafico rappresenta cinque voci significative per le previsioni di crescita nel 2015 e nel 2016: PIL, Investimenti, Produzione, Disoccupazione, Esportazione. Le previsioni sono quelle rispettivamente di Renzi (colore rosso) e di Letta (colore azzurro). Si potrebbero inserire altre voci, ma il grafico diventerebbe confuso senza beneficio per il significato complessivo, che rimarrebbe immutato.

Diapositiva2Per ognuno dei cinque dati economici presi in considerazione, (elenchiamoli nuovamente: PIL, Investimenti, Produzione, Disoccupazione, Esportazione), s’è detto che le previsioni di Renzi siano più ottimistiche di quanto propose Letta a suo tempo. A sentire il fiorentino e i tanti sostenitori, finalmente abbiamo svoltato verso la crescita.

I numeri però dicono il contrario. Prendiamo, per esempio, gli investimenti nel 2016: secondo il programma di Renzi si incrementeranno del 3,6%, Letta invece prevedeva un 3,8%. Poca roba, direte voi. Certo, ma se a questo dato aggiungete le flessioni di Produzione, Esportazione e PIL, abbiamo davanti un futuro recessivo, altro che crescita. Il pessimismo reale, quello suggerito dai numeri, è infatti confermato dall’incremento della della disoccupazione sia nel 2015 come pure nel 2016. Una catastrofe recessiva.

Se Renzi ammettesse lealmente che la sua politica è più recessiva di quella di Letta, non ci sarebbe nulla di male; ognuno fa la politica in cui crede.

A nessuno tuttavia è consentito, tanto meno a Renzi, di fare una politica recessiva e gabellarla per una politica di crescita, nello stesso tempo imponendo nuove tasse. Renzi ci sta imbrogliando e un capo del governo che imbroglia i cittadini governati è un disonorato.

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Informazioni su Piero Laporta

Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate) Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed. Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg). Il libro "Raffiche di Bugie a Via Fani, Stato e BR Sparano su Moro" ed. Amazon 2023 https://shorturl.at/ciK07 è l'inchiesta più approfondita e documentata sinora pubblicata sui fatti del 16 Marzo 1978. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato,, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico; non apprezza Bergoglio e neppure quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.
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