Il separatismo catalano marca una contraddizione, le cui conseguenze – comunque finisca la lotta fra gli indipendentisti e Madrid – si faranno sentire.
Questo a prescindere da quanto ciascuno pensi del referendum di domenica. La causa risiede nel ripetuto, si potrebbe dire “istituzionale” oltraggio al “principio di legittimità” da parte di NATO e UE, le quali hanno utilizzato ripetutamente la forza per cancellare sovranità legittimamente costituite e riconosciute. Basti infatti ricordare che il 24 marzo 1999 l’Alleanza intervenne con le armi a favore dell’indipendentismo del Kosovo. Per settantotto giorni gli aerei dell’Alleanza, senza mandato Onu, bombardarono i serbi.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]C’è una contraddizione irrisolvibile nelle politiche della NATO e della UE sul principio di legittimità e quindi sul rispetto delle prerogative di sovranità dei paesi che entrino nella loro orbita[/cryout-pullquote]
L’ordine agli alleati giunse dal Segretario Generale della NATO, Javier Solana, spagnolo. Questi, dopo l’impresa nel Kosovo divenne Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione europea. L’Italia scese in guerra col governo di Massimo D’Alema, costituitosi dopo una controversa sfiducia al governo di Romano Prodi, fornendo – senza mandato parlamentare – quattro basi aeree, aerei e mezzi navali, per bombardare Belgrado.
Il generale Vincenzo Camporini, già capo di stato maggiore della Difesa, oggi vice presidente dell’Istituto Affari Internazionali: «Il paragone fra la Catalogna e il Kosovo non può farsi in quanto la prima è da sempre parte della Spagna e non basta la differenza linguistica per giustificare il separatismo in conseguenza del referendum». Sorvoliamo sul Kosovo unanimemente noto come “culla della Serbia”, la cui “liberazione” non fu preceduta neppure da un referendum come quello catalano. Oggi rimangono “due pesi e due misure”, difficili da gestire e giustificare sia sul piano politico interno della Spagna sia su quello internazionale.
«D’altronde, se accettiamo il frazionismo spagnolo» rimarca Camporini «ben presto dovremmo misurarci con analoghe mire in nord Italia, come in Corsica, solo per fare un paio di esempi». È vero. Il referendum catalano può dare il La ad analoghe iniziative, anzi le ha già innescate. Questa non è tuttavia responsabilità dei catalani né sorregge opposizioni di principio alle loro aspirazioni.
Se mai si dubiti delle responsabilità di NATO e UE nel favorire, anzi utilizzare metodologicamente il “frazionismo” – divide et impera? – basti ricordare l’intervento in Libia il 19 marzo 2011, iniziato con la foglia di fico di una zona d’interdizione al volo sul Paese nordafricano per “tutelare l’incolumità della popolazione civile” dai combattimenti tra le forze lealiste a Muammar Gheddafi e le forze ribelli.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify” width=”33%”]Le soluzioni rozze e violente, inaugurate e adottate proprio da NATO e UE, sono quindi le opzioni possibili, a prescindere da qualunque punto di vista. Ve n’è un’altra, da non sottovalutare, non desueta di questi tempi: la corruzione, comperando le persone che hanno influenza sulla gente.[/cryout-pullquote]
In realtà la NATO intervenne prima coi bombardieri francesi e, qualche ora più tardi, col lancio di missili “Tomahawk” da navi statunitensi e britanniche. La coalizione fu composta da Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito, USA, senza dimenticare la Spagna e – ancora una volta senza mandato parlamentare – l’Italia.
Il governo Berlusconi ordinò all’Aeronautica militare italiana di bombardare le linee del colonnello Gheddafi, col quale solo sei mesi prima aveva sottoscritto un trattato di amicizia e protezione. Con tali precedenti, è difficile giustificare quanti invocano la costituzione spagnola per esecrare il separatismo catalano.
D’altronde quanti sostengono la secessione catalana, dovrebbero essere consapevoli di collocarsi – più o meno volontariamente – accanto a criminali di guerra, la cui onorabilità non può salvaguardarsi per il fatto che al Tribunale Internazionale dell’Aja si sono distratti.
È inutile nasconderlo, c’è una contraddizione irrisolvibile nelle politiche della NATO e della UE sul principio di legittimità e quindi sul rispetto delle prerogative di sovranità dei paesi che entrino nella loro orbita.
Da tale situazione si potrebbe uscire solo con una profonda riforma politica di entrambe, nei rispettivi statuti fondanti e nelle politiche degli organi di governo collettivo. Alla prova dei fatti, questa capacità oggi non c’è. Le soluzioni rozze e violente, inaugurate e adottate proprio da NATO e UE, sono quindi le opzioni possibili, a prescindere da qualunque punto di vista. Ve n’è un’altra, da non sottovalutare, non desueta di questi tempi: la corruzione, comperando le persone che hanno influenza sulla gente. Non è affatto una prospettiva rassicurante.
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«Articolo pubblicato per gentile concessione del blog www.pierolaporta.it»