La cerchia che tutela Adriano Sofri condiziona il giornalismo, incurante che la libertà di stampa è fondamento di democrazia. La disinformazione su Sofri e il suo ruolo di mandante dell’assassinio di Luigi Calabresi è un bubbone nel giornalismo italiano.
Il 16 gennaio Massimo Fini spiegò perché Sofri fu condannato. Fini pubblicò il pezzo su Il Fatto Quotidiano. Letto l’articolo, presumendo che avrei potuto scaricarlo quando avessi voluto dal sito del Fatto Quotidiano, non mi detti pena d’archiviarlo.
Dopo la sgangherata sortita di Enrico Letta per correre in soccorso della nuora e del di lei suocero mandante, cercai l’articolo di Fini. Era sparito. Non ve n’era più traccia sul sito del Fatto Quotidiano e sui numerosi siti che lo avevano inizialmente catalogato. L’ho rintracciato infine e potete leggerlo qui.
Paolo Cucchiarelli, che scoperchiò la verità della doppia bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, il 12 dicembre 1969, a Milano, non è stupito di tali grottesche simulazioni. La finzione, la menzogna, le cortine fumogene e la disinformazione accompagnano sin dal 12 dicembre 1969 l’inchiesta per la strage.
Questo articolo è sfortunato: ogni tanto risulta difficile leggerlo oppure nottetempo si perdono i link degli allegati. Sisifo non ci spaventa. Rieccolo. Poiché le cose terrene mutano e, come si sa, non sempre verso il bene, suggerisco di scaricare l’articolo e mandarlo alle persone che si stimano. Grazie. |
Al di là dei cortei e degli strepiti di piazza, si fa finta di nulla e si continua a blaterare di stragi impunite e misteri d’Italia. Si dimentica che cosa significhi che Lotta Continua abbia assassinato il commissario Luigi Calabresi, che continuava a indagare su piazza Fontana. Si dimentica che un iter giudiziario lungo ben sette processi ha certificato la responsabilità di Adriano Sofri quale mandante dell’assassinio e nessuno, a parte Paolo Cucchiarelli (e in sedicesimo anche chi scrive), ha scavato nelle contiguità fra Lotta Continua e i più torbidi ambienti degli Stati Uniti.
Curioso pure che le edizioni de “Il Segreto di Piazza Fontana” di Paolo Cucchiarelli non hanno stimolato alcuna osservazione da parte di Adriano Sofri. Costui invece è venuto concionando solo dopo l’uscita d’un film sgangherato su piazza Fontana, che ha dato agio al Mandante dell’assassinio di Calabresi di tentare confutare (leggi qui l’e-book pubblicato da Sofri) le pesanti responsabilità che affiorano dal libro di Cucchiarelli.
Mal gliene incolse al Sofri, visto che Cucchiarelli rispose da par suo, con un altro libro dal titolo inequivocabile: “Le falsità di Adriano Sofri su «Il segreto di Piazza Fontana»”(clicca), nel quale punto per punto, Cucchiarelli inchioda il Mandante con domande stringenti, domande alle quali il condannato in via definitiva Adriano Sofri non risponde.
Il Mandante è tuttavia un giornalista. Aspetto che non sembra preoccupare molti suoi colleghi, né il sindacato dei giornalisti e neppure i sindacati di polizia. Ha dunque ragione Massimo Fini: «Quando, a volte, un’università o qualche liceo mi invitano a tenere lezioni di soi-disant giornalismo e, alla fine, i ragazzi mi si affollano attorno e mi chiedono come si fa a diventare giornalista, rispondo: “Uccidete un commissario di polizia o, se non avete proprio questo stomaco, prendete tangenti come Cirino Pomicino”. »
Copyright©2013 Tutti i diritti riservati a www.pierolaporta.it È permesso l’uso personale dei contenuti di questo sito web solo a fini non commerciali. Riprodurre, pubblicare, vendere e distribuire può avvenire solo previo accordo con l’autore. Le foto di questo sito sono prese in larga misura da Internet, in quanto valutate di pubblico dominio. Se i soggetti fotografici o gli autori fossero contrari alla pubblicazione, lo segnalino a info@pierolaporta.it e si provvederà alla immediata rimozione delle immagini.
conflittiestrategie, ilcorrieredellacollera, libero.it, manuel voghera, Papa Francesco, piazzolanotizia