Cannibalismo vergognoso, a cadavere caldo, sulla povera Laura Antonelli.
Morta povera, ammalata e tuttavia riaccostatasi a Dio, dopo una lunga travagliata sofferenza, è stata ricordata senza alcun rispetto, come non fosse una persona ma un pezzo di carne, una delle tante del caravanserraglio delle smutandate.
Illustri segaioli coi capelli bianchi o col parrucchino, capifila di quanti hanno ridotto il cinema italiano a bordello vociante, non hanno esitato – pur di rioccupare uno spazio nel tiggì o nella pagina – a ricordare con la bava alla bocca, come s’eccitavano in tempi lontanissimi al cospetto della poveretta, deceduta il giorno prima.
Uno spettacolo di inaudita volgarità, macabro, raccapricciante, più orrido d’un cadavere in putrefazione questo affollarsi intorno al microfono d’attorucoli ed ex registi abbaianti, terrorizzati dalla loro morte che incombe, disperatamente in cerca di rinnovata popolarità, a spese d’una povera donna defunta.
Silenzio tombale naturalmente da parte del caravan serraglio femminista le cui maîtresses à penser, da par loro, agiscono, soccorrono, polemizzano, succhiano genuflesse solo se c’è un concreto tornaconto, possibilmente in contanti e senza ricevuta.
Uniche parole di vera pietà sono giunte da una che ha ben conosciuto i maiali che hanno infierito sulla povera defunta: «Laura era una donna tenera e aveva una fragilità immensa, sono caratteristiche che, quando recitava, erano state la sua forza e che si sono acuite e ampliate nella seconda parte della vita» ha ricordato Claudia Koll «quando ha trovato se non la pace almeno una nuova stabilità nella fede in Cristo e nella preghiera».
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Ottimo articolo. Sono d’accordo. Con i miei saluti.
grazie Carlo.
Francesco BRUNO
Laura Antonelli ha accompagnato i più genuini e fantasiosi sogni al femminile della mia adolescenza. Alessandro Momo, coprotagonista, che morì giovanissimo, credo dopo “peccato veniale”, il film che seguì a “malizia”, era il ragazzo, al quel tempo, più invidiato. E’ ovvio che si pretenda d’immaginare che collettivamente si pensasse a Laura Antonelli solo in un senso (o sesso). Vero! Innegabile quel riferimento. Nel mio caso tuttavia, sarebbe sbagliato pensare solo a quello e mi spiego. Premetto che, in un periodo in cui nessuno di noi ragazzi sapeva come immaginarla una donna senza vestiti, se dicessi che non abbia pensato all’attrazione intima, sensuale ed al sesso che questa prorompente tempesta di femminilità trasmetteva sarei un pagliaccio. Proprio perchè ovvio quindi vorrei superare tale condizione per raccontare anche altro. Quello che io ricordo della splendida donna è la prorompente femminilità in un contesto in cui, per effetto delle contestazioni sociali dei tempi (femminismo, comunismo, figli dei fiori, ecc.) i costumi portavano il genere femminile verso una deriva di genere, verso una profonda modificazione in “peggio” del proprio stile, del proprio fascino, della propria immagine. Forse allora non lo sapevamo mentre oggi (con il risultato in mano) possiamo dirlo. La donna, da quell’epoca di contestazione forse avrà guadagnato spazi (sono perplesso che essi siano venuti da quelle contestazioni) però ci ha molto rimesso in immagine ed in ritorno relazionale dal genere maschile che da tanta forza e avversione è rimasto shoccato e forse un po’ intimidito o inibito ( e non mi riferisco solo al fatto che oggi nessuno apre più la portiera dell’auto ad una Signora). Penso ad esempio alla distanza sempre più marcata tra i due sessi dove si registra una l’aumento di coppie che preferiscono la comunione, la convivenza, tra soggetti dello stesso sesso. Laura Antonelli dunque, in un contesto in cui le donne scappavano dall’identità naturale di genere “femminile, appunto” spaventando a morte quelli come me che le donne non le avevano ancora conosciute, si presentava come un terzo genere, come “conservativa, accogliente, invitante”. Non a caso in “malizia” il coprotagonista era un adolescente. Lei riuniva in se una forte femminilità buona, più familiare, semplice, casalinga che piace al cuore. Sarebbe ridicolo, è altrettanto ovvio, sostenere che poi, con quella carica di femminilità, accentuata da un ruolo che esprimeva in modo prorompente anche la sensualità (che sapientemente S. Samperi le impose) che ciascuno di noi possa non averla immaginata in vestaglia, in lingerie o su una scala a raccogliere un libro stando sotto la sua gonna o addirittura tra le sue lenzuola. Non credo che Laura Antonelli avrebbe non voluto essere immaginata anche così, tuttavia credo che l’abbia dispiaciuta molto, in vita, essere immaginata solo così ed aveva ragione. Io a quei tempi la desideravo come la desideravano tutti gli Italiani di sesso maschile. Intendo che la desideravo sessualmente, che poi nemmeno sapevo bene cosa fosse il sesso. Me ne vergogno un po’ però, non perchè non fosse naturale desiderare sessualmente una bella donna. del resto era questo lo scopo dei film che le imponevano o proponevano. Me ne vergogno un po’ perchè sapevo, ed oggi ne ho la conferma, che le si poteva e doveva rivolgere un’attenzione un po’ più completa, più pregiata. Non faccio fatica a ricordare come avesse un volto speciale con uno sguardo penetrante che ti sarebbe entrato nell’anima. Probabilmente a tanta grazia e tanta muta capacità espressiva il Signore avrà anche associato una capacità comunicativa altrettanto forte tuttavia non le abbiamo chiesto di parlare, di esprimersi, di dirci qualcosa e dunque non lo sapremo mai. Le abbiamo chiesto di spogliarsi, e lei lo ha fatto, generosamente e magistralmente, magari non completamente, per fortuna. Si spogliava come usava a quei tempi, lasciando più immaginare che vedere. Per cui, pur nel precipitare dei costumi, almeno conservavamo quel rispetto sia dell’attore, consentendogli di non denudarsi del tutto, ma anche dell’osservatore al quale lasciavamo l’esercizio della fantasia oggi perduta. Nel tempo dunque, abbiamo denudato tutti, sia gli osservatori che gli attori. Abbiamo dunque rinunciato e generare le nostre emozioni che oggi compriamo in pacchetti preconfezionati. Laura Antonelli mi ha fatto sognare e, vi prego, credetemi, anche se vi sembrerà che io dica per celare le imbarazzanti tempeste ormonali, che pure c’erano (e lo rivolgo alla cara memoria come ulteriore testimonianza di prorompente femminilità sicuro di non essere irriverente) ma come “donna”. Un termine magico che sarebbe tanto bello poter ripronunciare con la dignità che ad esso dobbiamo restituire. Potendo contenere dentro il termine “donna”, nel caso di Laura Antonelli (ma non solo), quella meraviglia di armonia per l’incedere flessuoso, le linee (o curve se volete) lunghe e sinuose, per lo sguardo selvaggio e penetrante eppure accogliente e confortante, per le movenze vellutate e sensuali, affascinanti e dunque la per straordinaria, complessiva magia della bella femminilità che la natura avrebbe destinato alle “femmine” ma che le femmine rifiutano o, credono di doversene almeno per alcuni aspetti, liberare attribuendo significati o responsabilità di inferiorità. Ma quando la “donna” si priva di tali grazie cosa genera in alternativa? Omologate figure legnose e prive di armonia, di eleganza, di personalità, d’individualità e tanto altro viene a distruggersi della grazia che la natura dispensa. In fondo poi per affermarsi, abbiamo capito, una donna non deve essere meno femminile, deve essere femminile ma deve essere anche altro . Ma vi sembra che Laura Antonelli, o Monica Bellucci (che potrebbe essere la L. A. del 2000), o Rita Hayworth che forse lo era stata 30 anni prima, possano aver avuto il problema di imporsi in società conservando tutte le doti specifiche di una “femmina”? Ma vi sembra che quel tipo di donne avrebbero rinunciato alla loro femminilità per trasformarsi in omologate contestatrici “del tutto sbagliato” nel rapporto da UOMO a DONNA e che quel rapporto lo avrebbero riformato (o deformato come oggi ci è pervenuto)? Io non credo. E’ per questo che, con grande rispetto della “Donna” (al di la che sia una straordinaria femmina, come lo erano R.A; L.A. e Monica Bellucci che lo è ancora nonostante i suo 50 portati meravigliosamente) che ricordo dunque Laura Antonelli, La ricordo con Affetto e riconoscenza. Lei ha archiviato, per la futura memoria e confidando che possa tornare utile a quante “Donne” volessero attingervi ed imparare, una figura sia fisica che di presenza intima, che d’immagine collettiva, sociale, che sarebbe bello riprendere ad esempio, perchè, alcune delle doti fisiche che L. A. possedeva, certo non dico tutte, possono derivare dall’educazione, sia motoria che comportamentale (e soprattutto, ma non solo, alimentare). Arrivo a dire infine che anche dove la natura fosse stata avara, c’è sempre differenza tra due persone fisicamente non dotate se l’una è rozza, disarmonica e volgare mentre l’altra esprime tutto con garbo eleganza e compostezza. Queste ultime caratteristiche, per quanto si possa esservi predisposti dalla nascita, sono assolutamente comportamenti dunque derivano dall’educazione che vogliamo o possiamo assumere dalla società e da chi è preposto alla nostra formazione. Grazie Laura Antonelli. Ti voglio bene e te lo dimostrerò ricordandoti “vestita” perchè credo che così vorresti essere immaginata e soprattutto ti assicuro che ti ricorderò nelle mie preghiere (per quanto possa servire il ricordo di un umile peccatore) . Con Affetto fraterno, Francesco BRUNO.
Saro’ ripetitivo sino alla nausea, ma la gran parte dei miei connazionali li definisco come locuste, capaci di distruggere tutto pur di prolungare la loro esistenza. Ma la morte, scrisse il gran Toto’, livella tutto e ci porta su un altro piano dove la verita’ assoluta fara’ il suo corso.