Ebrei sedotti da Matteo Renzi alla Knesset? Consueto deficit di discernimento: Israele non ha amici, proprio come l’Italia ma…
Il discorso di Matteo Renzi alla Knesset, il parlamento di Gerusalemme, continua a ricevere plausi a molti giorni di distanza.
Moked, il “portale dell’ebraismo italiano”, accredita a Renzi la volontà di «dimostrare la vicinanza di Roma a Gerusalemme, per ribadire la solida amicizia che lega i due paesi e che rimarrà tale anche dopo l’accordo siglato dalle potenze occidentali con l’Iran. La missione di Renzi in Israele, infatti, è stata interpretata come un tentativo di rassicurare il governo di Benjamin Netanyahu…»
Rassicurare Benjamin Netanyahu?… Certo, per conto di Obama, Nobel per la pace perduta. Di chi altrimenti? Negli incontri di questo livello, quanto detto ai microfoni è pallida ombra di parole, intese e contrasti nascosti al grosso pubblico.
Renzi dipende dalla cerchia di Hillary Clinton (cui fa capo Obama), motore dell’accordo di Vienna sul nucleare iraniano. Renzi ha ricevuto il compito di inoculare a Israele un anestetico dopo la bastonata di Vienna; l’ha fatto meglio di quanto avrebbe potuto il Berlusconi dei tempi migliori (un motivo in più per farsi da parte), lasciando tuttavia immutata la situazione concreta. Un discorso non muta i rapporti di forze.
L’accordo di Vienna sposta il mondo verso la guerra termonucleare in prospettiva più o meno breve, in relazione alla bontà dei controlli, destinati per forza di cose ad annacquarsi nei dieci anni avvenire.
Peggiore è il presupposto politico dell’accordo: non c’è, avete capito bene, non c’è, e non riguarda solo Israele.
L’accordo di Vienna è su una questione militare – la bomba nucleare iraniana – travestito da accordo per il nucleare civile, trascurando che tutto nasce dalla dichiarata volontà iraniana di distruggere Israele e dall’intento – non dichiarato ma non meno pericoloso – di fare a pezzi l’Arabia saudita e gli odiati sunniti.
Si ha un bel dire e scrivere che la sicurezza d’Israele è garantita dalla comunità internazionale se dalla Siria, al Kurdistan, dall’Afghanistan alla Libia brilla la solerzia pacifista della comunità internazionale e dei Clinton. L’Iran è il timer d’una bomba e il suo controllo non è nelle mani di chi ne è esposto.
Sotto questa luce, il discorso di Renzi è brillante quanto può esserlo la benedizione d’un condannato a morte.
È necessario, a questo punto, che il mondo ebraico s’interroghi. Si dice tuttavia che dove sono due ebrei aleggiano tre opinioni; difficile quindi individuare un “mondo ebraico” unitariamente definibile. D’altronde non è una vulnerabilità peculiare, se solo si osservino le false monadi sulla scena: i cattolici, i mussulmani, la sinistra, la destra, gli americani… sono tutte entità frammentate e cangianti, con due controparti che si distinguono: russi e cinesi. Per quanto molto si faccia per spaccarli, rispetto al resto del mondo sono (o appaiono) di gran lunga più coesi.
Per inciso, chi ha salutato il sostegno di Vladimir Putin all’accordo di Vienna come un riavvicinamento di Mosca a Washington, dimentica che Putin non ha alcun interesse a rovinare i rapporti con Teheran. In tal modo Mosca garantisce la sicurezza di Israele meglio di quanto Obama possa o voglia.
Il mondo ebraico deve dunque interrogarsi su chi siano davvero i suoi amici, purché usando la massima correttezza intellettuale possibile. Gerusalemme deve comprendere quali siano le cerchie ebraiche che ne difendono le sue mura, quali quelle che le sfruttano, quali infine le insidiano.
Nel mondo cattolico c’è un affarismo che prostituisce il Vangelo agli affari, come dimostrano le vicende della corruzione in Campidoglio, della cooperativa la Cascina. In prima linea a propiziare il riconoscimento con l’ANP con cui è in affari. In prima linea a caldeggiare l’elezione di Bergoglio, il quale tuona contro la povertà e razzola coi ricchi, francescano con le tivvù e gesuita col popolo. Ingannano la gente, ma il gigantesco malaffare dell’immigrazione ne sbriciola le fondamenta.
Sul binario successivo c’è un affarismo ebraico che mina la credibilità di Israele. Le banche come Goldman&Sachs, le cupole come i Rothschild, i sanguinari come Soros, i nipotini dell’ebreo satanista Saul Alinsky[1] gravano sull’esistenza di Israele come un’infezione. In passato questi germi hanno determinato scelte errate dei “fratelli ebrei” di Israele, sfruttandone il senso di insicurezza nel chiuso dei confini mediorientali, strumentalizzando ebrei e palestinesi per eccitare il mercato petrolifero. Oggi tramano per precarizzare la sicurezza di Israele per creare un caos globale, illudendosi di controllarlo.
È una follia che investe la politica, le istituzioni, gli arsenali e la vita intima delle persone. Hillary Clinton e il domestico Obama, allievi di primo livello di Alinsky, sanno che devono distruggere alla radice la civiltà cristiana[2] se vogliono, come hanno più volte dichiarato, dominare il mondo.
Gli ebrei dovrebbero domandarsi se l’adesione di molti di loro alle politiche familiaricide dei Clinton sia coerente con la sicurezza di Israele – prima ancora che con la Torà – e col buonsenso, nella corrente condizione demografica.
In questo esame gli ebrei di Israele potranno scoprire che essi, come del resto l’Italia, hanno pochi amici, forse nessuno, tutt’al più molti disposti a vendersi e contemporaneamente sfruttare l’ansia di italiani e israeliani di avere amici intorno. Se l’esame fosse condotto con onestà intellettuale da ambo le parti, Italia e Israele scoprirebbero che la reciproca amicizia è una via obbligata. D’altronde Smargiasso, da incantatore di serpenti, ha utilizzato questo dato vero allo scopo irriferibile di fare gli interessi delle cerchie clintoniane sue padrone.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”25%”]Chiediamo al Parlamento di respingere il ddl Cirinnà, che dà alle unioni omosessuali più diritti della famiglia – padre, madre e figli – abbandonata a se stessa e iper tassata. Clicca qui per: NO ddl Cirinnà[/cryout-pullquote]In altre parole, servo Smargiasso ha utilizzato un argomento vero per il suo magistrale discorso alla Knesset di Gerusalemme, pur lasciandolo abilmente sul fondo.
C’è un’innegabile affinità tra la cattolicità italiana e l’ebraismo di Gerusalemme, reciprocamente irradiati nel corso di millenni.
Presumere di asservire questo dato provvidenziale ai Clinton, nipotini del satanico Alinsky, è grottesco prima che inefficace, come dimostrerà la storia, quantunque il momento sia profittevole per le fortune personali di Smargiasso.
Ignorare il legame peculiare fra cattolici italiani ed ebrei israeliani, come vogliono tanti ebrei e altrettanti cattolici girati con la testa indietro, è premessa per ulteriori tragedie.
La storia è maestra di vita ma, aggiungeva Antonio Gramsci, non ha scolari. Le iscrizioni alle sue lezioni rimangono tuttavia aperte.
[1] Saul Alinsky (30 gennaio 1909 Chicago – 12 giugno 1972 Carmel) il suo testo più famoso, “Rules for Radicals: A Practical Primer for Realistic Radicals” fu pubblicato nel 1971, un anno prima della sua morte, fu dedicato a “Satana, il primo rivoluzionario della storia”. Alinsky scrive nell’introduzione: “Quanto segue è per quanti vogliono cambiare il mondo da quello che è a quello che credono debba essere. Il Principe fu scritto da Machiavelli per gli quanti hanno il potere e vogliono mantenerlo. Rules for Radicals è scritto per quanti non hanno il potere e vogliono conquistarlo”. Alinsky è l’ideologo di Obama e di Hillary Clinton. Due lettere della Clinton ad Alinsky, pubblicate recentemente, hanno messo in luce la profonda influenza del guru sulla candidata alla Casa Bianca. La metodologia di Alinsky è stata fatta propria dalle cerchie dominanti, rovesciando l’assunto iniziale dello stesso Alinski, per renderlo funzionale al mantenimento del nuovo potere, conquistato dai radicali statunitensi, entrati nei santuari della finanza internazionale.
[2] Saul Alinsky “Rules for Radicals: A Practical Primer for Realistic Radicals”
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Ma quale potrebbe essere la soluzione possibile in questa Babilonia?
Io penso che l’unico rimedio possa essere soltanto l’ Intervento dall’Alto..
Noi piccoli non abbiamo altro che pregare
chi ti dice che non sia già in atto?
Quasi un programma politico di vero e antico e grande respiro per le persone perbene che dovranno gestire l’Italia, e la Chiesa, nel dopo euro e nel dopo Bergoglio.
Le parole di smargiasso mi sembrano banali, di circostanza, scontate, nulla di particolarmente innovativo. È vero comunque che la racconta molto meglio di Berlusconi.
Per quanto riguarda il “distruggere alla radice la civiltà cristiana” siamo talmente autolesionisti da riuscirci benissimo da soli, senza aiuti dall’esterno.
Sono sempre più frequenti i proclami del tipo “il nostro obiettivo” e’ conquistare Roma” e noi mettiamo la testa sotto alla sabbia.
In mancanza di azioni risolutive dopo Israele toccherà a noi. Spero di sbagliare ovviamente.