Garibaldi fu ferito… da Ferrari. Fatti e fatterelli sconosciuti, poco noti o rivisitati.
Per parlare un po’ male di uno che viene reputato padre della patria si potrebbe indagare sul Garibaldi mercante di schiavi in Sudamerica, ma lasciamo perdere, ne risulterebbe offuscata la sua immagine di “eroe dei due mondi”.
Si potrebbe mettere in dubbio il suo status di Generale, per lui che non fu mai un militare regolare, nemmeno col grado di caporale o di soldato semplice (per la verità fu marinaio di terza classe della marineria genovese), ma lasciamo perdere: l’opinione pubblica ha bisogno di certezze, e quella del Garibaldi “Generale” è una certezza, anche se basata sul nulla.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]Gianni Marizza, generale degli Alpini, è girnalista pubblicista e scrittore[/cryout-pullquote]Si potrebbe sottolineare che questo scomodo personaggio fu più galeotto che collaboratore. Eh, già, perché il Giuseppe nazionale fu condannato in contumacia dal Regno di Sardegna fin dal 1834 alla “pena di morte ignominiosa” come cospiratore, fece il pirata per il Bey di Tunisi, fece il corsaro e il guerrigliero in Sudamerica, fece cose poco commendevoli come far uccidere i prigionieri e i feriti, visse in esilio e poi fu arrestato almeno quattro volte dallo stato che lui stesso voleva costruire.
La prima nel 1849 dopo l’avventura della repubblica romana quando Garibaldi, sbarcato in Liguria il 5 settembre 1849, viene arrestato per ordine del Generale Alfonso Ferrero della Marmora, regio commissario straordinario di Genova, in ossequio alla direttiva governativa di arrestare i reduci della fallita repubblica romana. Dopo dieci giorni viene rilasciato e pagato per allontanarsi dall’italico stivale e ripara a Tangeri, in Marocco.
La seconda fu nel 1862 sull’Aspromonte da dove, ferito, venne trasferito nel carcere del Varignano.
La terza nel 1867 a Sinalunga da dove fu portato nel carcere di Alessandria, poi a Genova e quindi a Caprera da dove fuggì rocambolescamente. La quarta ancora nel 1867 a Figline Valdarno, dopo che il Re lo ebbe accusato di alto tradimento dato che il marinaio di Nizza intendeva conquistare Roma da solo, con conseguente ulteriore reclusione al Varignano.
“Amaro compito” per Cialdini
Sull’Aspromonte si toccò il culmine dell’attrito fra il Piemonte ufficiale e le camice rosse. I Piemontesi del Generale Cialdini (che odiava Garibaldi e dal quale era stato sfidato a duello), ricevuto l’ordine di fermare il Nizzardo a tutti i costi, gli spararono addosso. Chi riuscì a colpirlo con una carabina fu il luogotenente Luigi Ferrari, che fu ricompensato con la medaglia d’oro al valor militare. Una pioggia di encomi, ricompense e promozioni cadde sui bersaglieri che avevano fermato i garibaldini diretti a Roma. Il Colonnello Emilio Pallavicini di Priola fu promosso Generale e altri settantasei fra ufficiali, sottufficiali e soldati ottennero croci di guerra e medaglie di bronzo e d’argento al valore. Ma solo il Ferrari, che colpì il bersaglio più ambito, ottenne quella d’oro, con una motivazione che Arrigo Petacco, nel suo libro “O Roma o morte” reputa di una brevità sconcertante: “Adempì all’amaro compito di comunque fermare il Generale Garibaldi in marcia verso Roma. Aspromonte, 29 agosto 1862”.
Un altro “amaro compito” fu quello di passare per le armi tutti coloro (ed erano due ufficiali, diciannove sottufficiali e duecento soldati) che avevano abbandonato il regio esercito per unirsi ai garibaldini. Quelli che non furono ammazzati sul posto vennero tutti condannati a morte dalla corte marziale, che più tardi commutò la pena nell’ergastolo.
Per ironia della sorte, anche Ferrari venne ferito sull’Aspromonte e dovette subire l’amputazione del piede destro, cosa che lo obbligò all’abbandono del servizio attivo. Ritornato a Castelnuovo Magra, dove era nato il 3 ottobre 1826, diventò sindaco del paese per nomina regia. Negli anni in cui fu sindaco, Ferrari – data la vasta popolarità di Garibaldi – preferì mantenere sempre il segreto sulla motivazione della sua massima ricompensa al valor militare, ma un giorno un tizio svelò questo arcano. Si trattava di un coetaneo di Ferrari, un certo Tognoni, anch’egli ex bersagliere rimasto invalido sull’Aspromonte ma senza alcuna ricompensa. Probabilmente per invidia, il Tognoni rivelò ai compaesani che fu proprio Ferrari a colpire Garibaldi, e da quel momento la vita del sindaco diventò sempre più difficile. Divenne oggetto di atti ostili e alla fine fu costretto a dimettersi dalla carica e a trasferirsi a La Spezia.
La storia taroccata
A questo punto il lettore si chiederà: ma se l’oscuro Ferrari ebbe una medaglia d’oro, quante ne guadagnò il celeberrimo Garibaldi, una dozzina? In fin dei conti il Nostro conquistò il Regno delle Due Sicilie e lo donò a Casa Savoia, e poi, nella terza guerra d’indipendenza fu l’unico a vincere una battaglia (quella di Bezzecca) mentre l’esercito regolare veniva sbaragliato a Custoza e la Regia Marina veniva umiliata a Lissa. Per rispondere a questo interrogativo è sufficiente consultare il sito web del Quirinale, che riporta tutte le concessioni di tutte le decorazioni avvenute nella storia. Ma il lettore avrà almeno tre sorprese.
[cryout-pullquote align=”left” textalign=”justify=”25%”]Garibaldi risulta ufficialmente decorato sul sito del Quirinale di una ricompensa che lui non ebbe mai e che fu istituita ben 74 anni dopo la sua morte[/cryout-pullquote]Prima sorpresa: Garibaldi non fu mai decorato di medaglia d’oro (nè di alcun altro meno prezioso metallo) al valor militare. Questo è comprensibile, perché Casa Savoia non poteva dare una ricompensa militare a uno che militare non era, anche se si autofregiava del grado di Generale. Il massone Garibaldi, invece, per le sue gesta risorgimentali fu decorato con l’Ordine Militare di Savoia. E qui arriva la seconda sorpresa: sul sito del Colle tale Garibaldi Giuseppe risulta decorato di Ordine Militare d’Italia, un ordine creato dopo la seconda guerra mondiale, per la precisione nel 1956, per sostituire quello, divenuto innominabile, di Savoia. Risultato: oggi Garibaldi risulta ufficialmente decorato di una ricompensa che lui non ebbe mai e che fu istituita ben 74 anni dopo la sua morte.
Ma la sorpresa più eclatante è la terza. Andiamo a cercare Ferrari Luigi e lo troviamo. È di Castelnuovo Magra, è proprio lui. Ma la motivazione della sua medaglia d’oro è stata taroccata. Oggi suona così: “Quantunque ferito, non cessò dal combattimento, continuando a coadiuvare il proprio capitano animando con la voce e con l’esempio i propri subordinati”. Un po’ pochino, per la massima ricompensa al valore militare. La località del combattimento è sparita e il giorno del fatto d’arme è stato spostato in avanti di un mese, in modo che nulla potesse ricordare il combattimento sull’Aspromonte. Peccato che in data 30 settembre 1862 il Ferrari si trovasse in convalescenza e con un piede in meno. Riferimenti a Garibaldi: zero. Guai accennare a quel fatto politicamente scorretto. Anche se si tratta di un evento autentico è meglio sorvolare, negare l’evidenza, far finta che non sia mai avvenuto.
Bella, l’Italia. Sarebbe un grande paese senza i suoi sotterfugi, squallori, viltà, bugie, trabocchetti e menzognette dalle gambe cortissime.
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Leggo solo ora l’interessante articolo e mi permetto di fare alcune precisazioni.A Garibaldi fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con R.D del 18 giugno 1859. Il dato è riportato dall’Albo d’Oro delle Medaglie d’Oro al VM ed è consultabile presso l’Istituto Nastro Azzurro . Soggiungo poi che Garibaldi era stato nominato Maggiore Generale con decreto del Presidente del Consiglio Cavour datato 17 marzo 1859 e che le Medaglie d’Oro al VM possono , comunque, essere conferite a qualsiasi cittadino ance non militare.
A proposito di partecipazione alla tratta degli schiavi di Garibaldi lessi da qualche parte del “commercio” dei coolies cinesi…basta una breve ricerca…”coolies cinesi garibaldi schiavi”
Faccio dei veloci commenti, qua c´e´ un Sign. Generale che si picca che il povero Garibaldi si e´ fregiato del titolo di generale, senza che un autorita´ costituita gli e lo avesse dato. Gravissimo reato che non puo´essere lavato dal fatto che il nostro garibaldi ha fatto con mille battaglie e pericoli l´Unita´ d´Italia che era stata divisa per oltre 1400 anni. Bravo..complimenti, fa un articolo diffamando la memoria di uno che non puo´difendersi e non cita, una nota a margine, riguardo le accuse di schiavista, pirata etc..Non facendo una riflessione che erano altri tempi, altre situazioni storiche e etiche morali. Ancora complimenti..ne ho visti tanti di ufficiali superiori come lei durante il mio servizio militare..bravi ad infangare mai a mostrare umilmente stima per i coraggiosi
Chi vuole tromboneggiare faccia pure; se lei, come altri del resto, non afferra l’ironia di Marizza e non ha di meglio, che cosa si aspetta dai suoi “veloci commenti”?
Invece di nascondersi dietro a improbabili difese d’uffico, non sarebbe molto più decoroso ammettere che stavolta il sig. Marizza l’ha fatta fuori dal vaso?
neanche per sogno
Altra vita ben raccontata che certamente provocherà sofferenza in chi crede nel mito Garibaldi
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/garibal2.htm
Diamo a Cesare quel che è di Cesare, neppure io ho dei dubbi sull’autore dell’articolo che possa fornire le fonti su cio’ descritto. Tutta la storia è stata taroccata compresa quella odierna.
Dimissioni dal parlamento di Garibaldi Il 277981880: è contestata e “Non voglio essere tra i legislatori di un Paese dove la libertà è calpestata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà ai gesuiti e ai nemici dell’Unità d’Italia… Tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa, miserabile all’interno e umiliata all’estero. ” Cosa è cambiato ?
http://www.comitatoatlantico.it/it/autori/gen-giovanni-marizza-2/
non credo che l’autore abbia problemi a fornire le fonti 🙂
Che articolo detestabile!
L’autore è pregato di fornire le fonti bibliografiche che documenterebbero il traffico degli schiavi da parte di Garibaldi.
In caso contrario quanto riportato è solo una spregievole calunnia.
Scusi, nessuno le chiede di intervenire e nessuno la obbliga a leggere. Se ha prove che smentiscano l’articolo, prima di tuonare con la grancassa, le fornisca.
Eh no caro signor Laporta. L’onere della prova tocca a chi ha fatto l’accusa temeraria.
Marizza non è l’ultimo dei blogger e di storia ne sa e ha l’accesso alle fonti reali. Le ripropongo i suoi titoli, che ragione avrebbe di mentire?
http://www.comitatoatlantico.it/it/autori/gen-giovanni-marizza-2/
Non so se Garibaldi abbia effettivamente partecipato alla tratta degli schiavi oppure no, ma ho l’impressione che questo “dettaglio” modifichi di poco l’impostazione dell’articolo. Il fatto poi che lei focalizzi solo questo punto lascia intendere che non ha obiezioni da muovere su tutto il resto.
La narrativa che ci è stata tramandata è stata quella dell’eroe senza macchia e senza paura e purtroppo, per quanto goyim possiamo essere, non tutti riescono a mandarla giù questa storiella inventata ad arte per abbellire un’operazione di pirateria (con la scusa del “grido di dolore che da tante parti si leva..”) che ha devastato per più di un secolo il meridione e l’intera sua popolazione.
Meno male che c’è qualcuno che ha il coraggio di dire le cose in maniera “diversa” rispetto alla narrativa corrente anche perché quanto accade nella fascia del Nord Africa ai nostri giorni sembra ricalcare la stessa operazione di “liberazione” dei popoli oppressi del meridione operata dalla casa Savoia e dai suoi “fratelli”.
“…quanto accade nella fascia del Nord Africa ai nostri giorni sembra ricalcare la stessa operazione di “liberazione” dei popoli oppressi del meridione operata dalla casa Savoia e dai suoi ‘fratelli’…” parole da scolpire sulle facciate dei municipi italiani