Situazione politica come neppure gli anarchici riuscirebbero a sognare: non c’è governo, non c’è maggioranza, non c’è papa e,ci spiace per lui, anche il capo della polizia sta male.
In mezzo a questa confusione, lo snodo strategico, come sosteniamo da mesi è la presidenza della repubblica [leggi qui, oltre che qui e anche qui], l’inquilino che succederà a Giorgio Napolitano. Vediamo i numeri.
Per eleggere il nuovo capo dello Stato, al Parlamento in seduta comune si aggiungono tre delegati per ogni consiglio regionale; la Valle d’Aosta ha un delegato: totale 1003, più 3 senatori a vita che non contiamo e un quarto, Mario Monti, già inserito fra i 1003.
La metà più uno dei votanti, sufficiente dalla quarta votazione in poi, necessita di 502 voti.
PD + SEL hanno 121 seggi al senato, 345 alla Camera e 30 voti regionali, pari a 496 voti. Mancano dunque solo sei voti per agguantare la maniglia del portone del Colle.
La tentazione per il PD di chiedere un aiutino a Mario Monti di pietà, che è ago della bilancia coi suoi 71 parlamentari, sarà molto forte ed è esattamente questo l’obiettivo delle centrali internazionali che sono entrate a gamba tesa nelle elezioni italiane.
Dopo le minacciose esternazioni tedesche e statunitensi a favore di Mario Monti di pietà, è ben chiaro che il nuovo inquilino del Colle deve essere gradito a Washington e Berlino. La capitale tedesca ha preso il posto occupato durante la Guerra Fredda da Mosca, il cui placet era necessario, tuttavia un po’ meno di quanto sia oggi quello di Angela Merkul.
L’ingerenza straniera negli interessi nazionali è diventata una prassi normale. Un tempo si faceva finta di indignarsi quando un cardinale dava istruzioni di morale agli italiani. Adesso che Angelo Bagnasco è diventato il cappellano di Goldman Sachs, nessuno più eccepisce.
L’elezione del prossimo presidente senza i voti di PDL e M5S marcherà la spaccatura in due del paese. Un dettaglio che prima dell’elezione potrebbe sembrare secondario ma che nei mesi avvenire potrebbe rivelarsi fatale per la tenuta del sistema politico.
Coi nomi che circolano per la candatura al Colle – come Giuliano 3pensioni Amato, Massimo bombing Dalema, Romano da Gradoli, oltre a varie “quote rosée” gravitanti nei paraggi dei suddetti – la spaccatura del paese non sembra in cima alle preoccupazioni del PD.
Nelle ultime ore si registra una dichiarazione del Presidente dell’unità di gestione di Goldman Sachs, Jim O’Neill, per il quale il successo del M5S è un entusiasmante “segnale dell’inizio di qualcosa di nuovo”.
Quando il diavolo ti carezza… Goldman Sachs è la banca che speculò contro la lira nel 1992-1993 (consigliere era il medium Romano Prodi, poi avvicendato da Mario Monti di pietà); ci rimettemmo 150mila miliardi di lire. Goldman Sachs è la banca che sponsorizza i matrimoni omosessuali come un diritto[leggi qui]. Goldman Sach è la banca che finanzia le guerre che passano per “primavera mussulmana”. Goldman Sachs è la banca che più di altre sarebbe colpita se pagassimo in euro gli acquisti energetici [leggi qui]. Goldman Sachs è la banca che ha inventato le transazioni ad alta frequenza [leggi qui] che falsano i mercati finanziari.
Se M5S è davvero un partito nuovo dovrà proporsi esattamente quello che Jim O’Neill teme: la fine dello strapotere di Goldman Sachs nelle faccende italiane ed europee, con buona pace di Mario Monti di pietà e dei suoi giostrai.
[swfobject]3104[/swfobject]
Copyright © 2013 Tutti i diritti riservati a www.pierolaporta.it e www.piazzolanotizia.it È permesso l’uso personale dei contenuti di questo sito web solo a fini non commerciali. Riprodurre, pubblicare, vendere e distribuire può avvenire solo previo accordo con l’autore. Le foto di questo sito sono prese in larga misura da Internet, in quanto valutate di pubblico dominio. Se i soggetti fotografici o gli autori fossero contrari alla pubblicazione, lo segnalino a info@pierolaporta.it e si provvederà alla immediata rimozione delle immagini.
Pingback: Battaglia per il Quirinale(5) - Piero Laporta Blog
Come figure scelte per la presidenza della Repubblica,è andato a pescare a piene mani nello sgradevole androne della carbonaia o carboneria.
Si crede che perfino nel PD qualcuno avrà il magone e vomiterà.Monti non credo che si potrà fidare delle truppe accumulate.Come sono saltati sul treno in corsa ,cosi scenderanno alla prima fermata
Il gusto non è soltanto una parte e un indice di moralità: è la sola moralità John Ruskin
Di Babette, ‘immagine cristologica’ parlo qui:
http://eliopaoloni.jimdo.com/2013/01/21/spiritualit%C3%A0-in-cucina/
quando vuoi, lo mettiamo fra le Muse
quando vuoi
Sono cose assai differenti!
Su di me ha un effetto bivalente.
Da un lato, rappresenta la mia razione di proustiane madlenette; dall’altro, quando sono molto arrabbiato col mondo, mi fa un effetto lexotan e mi riconcilia con l’umanità.
…. e poi che cucina: cailles en sarcophage con tartufo nero di Norcia (melanosporum Vitt, quello del Pergot, no lo scorzone estivo) il tutto – preferisco – innaffiato non con roba dei cugini d’oltralpe, ma con Brunello, piuttosto che Nobile di Mon. Pul., ovvero con Carbio dell’Umbria; chiudi con ron Zacapa (non rum, è meno ruvido) invecchiato, cioccolato nero e mezzo toscano originale (il finale è mio!).
siamo nati per soffri..ggere
Considerato che a Voi tutti piace disquisire di potere, Vi invito a leggere un saggio che ritengo esaustivo scritto dal mio carissimo amico Roberto Segatori: “L’ambigiutà del potere” – Donzelli Editore, 1999 –
In particolare, pag. 154 sulla “sociologia del partito politico di Roberto Michels dove viene citato Bernard Shaw.
Perdonate la mia ossesione della sintesi che mi impedisce
di trascrivere per Vs comodità quanto vi invito a leggere. In questo sono veramente un cialtrone.
Circa il grande “Leone d’inverno” penso si possa scaricare da qualche parte. Io, per mio conto, lo trattengo ben saldo nella biochimica neuronale, …non lo rivedrei. La tematica mi angoscerebbe. Preferisco rivedere “Il pranzo di Babette”, mi fa sentire più vicino a questa desolata umanità.
No, il pranzo di babette, non l’avrei mai creduto. Fra Babette e Caterina, suvvia non c’è alternativa, o no?
Magnifico film! Gigantesco (anche un po’ gigionesco) O’ Toole.
Qualcuno è informato su quella sorta di porto franco petrolifero che l’Iran pare intendesse creare scambiando in euro?
Sì, ho scritto dell’Iran a tale proposito e visto che ti piace Il Leone d’Inverno 🙂 cercherò nel mio archivio, ma non subito.
Bell’articolo.
OK Piero! Credo che le cose stiano proprio così!!
Ho rinvenuto rabbia sufficiente nella tua ironia come in chi vede che le speranze si stanno riducendo al lumicino, malgrado la vittoria di Grillospider-man e della sorella di Patti Smith (Casaleggio separato alla nascita).
Il Presidente della Repubblica?
Può accadere l’inverosimile! Credimi, non azzardare ipotesi. Ricordi: “Il leone d’inverno” di Anthoni Arvey – 1968 – storia della successione ad Enrico II (imparegiabile il monologo di Katharine Hepburn, che gli valse l’oscar, nelle vesti di Eleonora d’Aquitania). ISTRUTTIVO!
Tu evochi Caterina la Grande alle prese col Leone, con la quale m’intrattenni almeno una ventina di volte, adorante, grazie a una videocassetta oramai consumata, conservata e inutile. Devo cercare un DVD per riaprire dopo tanti anni, troppi, quel godibilissimo trattato sul potere, proteiforme, implacabile e seducente.
Lì i leoni, da noi qualche micetto da salotto, uno o due sciacalli e, annuncia or ora il tiggì, arriva Passera; proprio così: a fronteggiare le belve che sappiamo o per dissimularsi fra esse? Misteri che ammaliano per un istante effimero mentre la tragedia s’annuncia con una quasi mesta ciaccona sfumata.
Stammi bene.