Padre Santo, nel suo discorso per il Natale del 2014 lei esortò i suoi collaboratori di Curia principalmente a un esame di coscienza. L’Avvento è infatti occasione per riflettere su quanto Dio ci promette e attende da noi. Lei sostenne che i suoi collaboratori nel Vaticano devono essere un esempio per tutta la Chiesa, quindi elencò le “malattie” delle quali la Curia soffrirebbe. Mentre lei pareva esprimersi come uno che conosce il Vaticano dall’esterno o solo dall’alto, io percepii quel giudizio alquanto duro e ingiusto, in quel momento, rivolto a molti che io conosco di persona nel Vaticano. È stato proprio quel suo discorso a ispirarmi questa lettera. In ossequio al suo stesso esempio, trascuro tutte le cose positive da lei fatte e dette, elencando solo egli aspetti del suo ministero papale che mi paiono problematici. 1. Atteggiamento emotivo e anti-intellettuale L’alternativa a una Chiesa della dottrina è una Chiesa dell’arbitrio, non una Chiesa dell’amore. Molti dei suoi collaboratori e consiglieri sono carenti di reale competenza dottrinale e teologica; sono uomini che sovente provengono dal governo ecclesiale o dall’amministrazione di una università, e troppo spesso prediligono il ragionamento pragmatico e politico. Lei, in quanto somma guida della Chiesa, dovrebbe ribadire con maggiore vigore il primato della fede, sia per se stesso sia per tutti i cattolici. Fede senza dottrina non è niente. 2. Autoritarismo Lei si discosta dalla saggezza custodita nella disciplina ecclesiale, nel diritto canonico e persino nella prassi storica della curia. La sua ostilità all’ insegnamento presunto teorico conduce a un autoritarismo che neppure sant’Ignazio, fondatore del suo ordine dei gesuiti, approverebbe. È lei davvero ricettivo per gli avvertimenti di quanti le fanno osservare quanto lei, da solo, non vede e non comprende immediatamente? Che cosa accadrebbe se lei conoscesse la mia identità? Operare con meno autoritarismo gioverebbe a mutare l’attuale clima di paura. 3. Populismo del cambiamento Invocare il cambiamento è oggi di moda. Ma proprio il successore di Pietro ha il dovere di ricordare a se stesso a agli altri quanto cambia solo lentamente, e ancor più quanto non cambia affatto. Lei è davvero convinto che il consenso dei guru della politica e dei massmedia sia un segno positivo? Cristo non ha promesso a Pietro la popolarità nei media né la popolarità di un divo (Gv 21, 18). Gran parte delle sue asserzioni inducono a false aspettative, offrendo la dannosa impressione che dottrina e disciplina della Chiesa possano e debbano adattarsi alle mutevoli opinioni della maggioranza. L’apostolo Paolo su questo la pensa diversamente (Rm 12, 2; Ef 4, 14). 4. Mancanza di “umiltà” verso l’eredità dei predecessori Il suo comportamento è percepito come una critica del modo in cui i suoi predecessori (spesso canonizzati) hanno vissuto, parlato e agito. Non riesco a vedere come questo si concili con l’umiltà che lei ha così tante volte invocato e richiesto. Questa umiltà è sicuramente necessaria, soprattutto quando si tratta di continuare la tradizione che risale a Pietro. Il suo comportamento suggerisce implicitamente l’idea che lei voglia in qualche modo reinventare il ministero petrino. Invece di preservare fedelmente l’eredità dei suoi predecessori, lei vuole appropriarsene in un modo molto creativo. Ma non ha detto san Giovanni: “Lui, il Cristo, deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3, 30)? 5. Pastoralismo Lei ha detto recentemente che ciò che più le piace dell’essere papa è quando può agire come un pastore. È naturale che né un papa né un qualsiasi altro pastore debba mettere minimamente in dubbio che la Chiesa segua la dottrina di Cristo in ogni sua manifestazione (pastorale, sacramenti, liturgia, catechesi, teologia, carità), perché in definitiva tutto dipende dalla fede rivelata così come ci arriva nelle Sante Scritture e nella sacra tradizione, ed è vincolante quindi per la coscienza dei fedeli. Non possiamo neanche vivere la fede e trasmetterla agli altri se non la conosciamo. Senza una buona teoria non possiamo agire bene nel lungo termine. Senza un insegnamento dottrinale, nel campo della cura pastorale ci imbatteremo soltanto in qualche successo emozionale e per lo più effimero. 6. Esibizione ostentata della semplicità del proprio stile di vita Certo, lei vuole dare l’esempio; ma le conviene occuparsi lei stesso di ogni minima attività quotidiana? Nel campo ascetico la mano sinistra non deve sapere che cosa fa la mano destra (Mt 6, 3); altrimenti l’insieme sembra in qualche modo artefatto. Se lei vuole davvero guidare vetture ecologiche, bisogna pagare molto di più oppure far pagare da qualcun altro il prezzo delle tecnologie più costose: l’ecologia ha il suo prezzo. 7. Particolarismo C’è un particolarismo che spesso subordina gli obiettivi della Chiesa universale ai punti di vista di solo una parte della Chiesa. Questo atteggiamento in un papa è quasi comico, se si pensa quanto il nostro mondo sia molto più interconnesso, più mobile e più ravvicinato che mai. Specialmente oggi, è un tesoro che la Chiesa cattolica sia sempre la stessa in tutto il mondo. Che i cattolici in tutti i paesi vivano, preghino e pensino in un modo simile e insieme l’uno con l’altro, corrisponde alla realtà globale della vita. 8. Costante affettazione di spontaneità Una mancanza di professionalità non è un segno dell’opera dello Spirito Santo. Espressioni come “proliferare come conigli” o “chi sono io per giudicare?” possono colpire tanta gente, ma portano a gravi fraintendimenti. Ogni volta, altri devono correre a spiegare che cosa lei voleva realmente dire. Agire fuori programma e fuori protocollo ha i suoi tempi e luoghi; ma non può diventare la norma. Si tratta anche di doveroso rispetto per i suoi collaboratori a Roma e in tutto il mondo. Per un papa la misura della spontaneità dev’essere di gran lunga inferiore a quella per i pastori. 9. Confusione nei rapporti tra libertà religiosa, politica ed economica Molte sue dichiarazioni indicano che lo Stato dovrebbe sempre governare di più, controllare di più e farsi responsabile di più, in particolare in campo economico e sociale. In Europa siamo abituati a Stati molto forti. Ma che lo Stato possa occuparsi di tutto è confutato dalla storia. La Chiesa deve difendere organismi non governativi che possono provvedere dei beni che lo Stato non può fornire nello stesso modo. Contro la tendenza ad aspettarsi tutto da parte dello Stato, la Chiesa deve aiutare la gente a prendersi cura della propria vita. Anche lo Stato sociale può diventare troppo potente, e con ciò paternalistico, autoritario e illiberale. 10. Meta-clericalismo Lei da un lato mostra poco interesse per il clero, ma dall’altro critica un clericalismo che è più immaginario che reale. Questa mancanza di interesse non può essere compensata da buone intenzioni o da dichiarazioni davanti a piccoli gruppi. I vescovi e i sacerdoti hanno bisogno di sapere che c’è il papa alle loro spalle quando difendono il Vangelo, “a tempo e fuori di tempo”, anche se ciò lo fanno in un modo che personalmente non piace al papa. Non è bene che alcune persone pensino che il papa veda molte cose in un modo diverso da quello del Catechismo, e che altri lo imitino al fine di far carriera sotto questo pontificato. Come papa, lei compie un servizio necessario per la continuità e la tradizione della Chiesa e anche dei cristiani non cattolici sono della stessa opinione. Sarebbe meglio che lei riducesse le sue innovazioni e provocazioni; abbiamo già molte persone che lo fanno. Il suo magistero, in quanto tale, è già di per sé parola definitiva di provocazione e innovazione, e dopo tutto lei è il rappresentante di Cristo e il maestro supremo della nostra fede soprannaturale. “Grazia, misericordia e pace” vengono “da Dio Padre e da Gesù Cristo, il Figlio del Padre, nella verità e nell’amore” (2 Gv 1, 3); e vengono solo in blocco. Mentre in questo anno di misericordia anche lei si prepara al Natale, per favore accolga questa occasione come un incoraggiamento a scoprire che cosa lei ha trascurato negli ultimi tempi. Si faccia aiutare dai suoi collaboratori, che impareranno da lei soltanto se lei è disposto a imparare qualcosa da loro. Come me, tanti altri si trovano in difficoltà con il modo in cui lei a volte parla e agisce. Ma questo si può aggiustare, se diventa chiaro che lei ascolta ciò che altri hanno da dirle. Purtroppo, io so che lei non tollera bene questo tipo di critica e per questo motivo non scrivo il mio nome in fondo a questa lettera. Voglio proteggere i miei superiori dalla sua ira, soprattutto i sacerdoti e vescovi con i quali ho lavorato per molti anni a Roma a dai quali ho tanto imparato. Ma lei può agire in modo da spazzare via da me a da altri i nostri timori, o meglio ancora, può rendere superflue lettere come questa, semplicemente con l’imparare qualcosa dagli altri. In questo spirito, le auguro un benedetto e meditativo tempo di Avvento!
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Holy Father, On the occasion of your Christmas Allocution in 2014, you called on your curial employees to make first an examination of conscience. Indeed, Advent is an occasion to reflect upon the promises of God and what He expects from us. You claimed that your employees had to be an example for the whole Church, and you then listed a several “illnesses” from which, in your view, the Curia is now suffering. At the time, I had considered this statement to be rather harsh – yes, even unjust – against so many in the Vatican whom I know personally – while you were talking, instead, as if you knew the Vatican, but either only from the outside or only from above. Nevertheless, this speech of yours has actually inspired me to write this letter to you. Following your own example, I shall omit to speak about all the good that you are doing and are speaking and I shall thus only list those aspects of your exercise of the papal office which seem to me to be problematic: 1. An emotional and anti-intellectual attitude of yours which is often tangible and which has difficulties in dealing with theories and doctrines The alternative to the Teaching Church is the Arbitrary Church, and not the Merciful Church. Among not a few of your own chosen employees and close counselors, there is to be found a true lack of competence, both in teaching and in theology; these men often have behind them a career within the Church’s government or in a university’s administration, and they think rather all too often in pragmatic and political terms. You, as the Supreme Teacher of the Church, thus have to make clearer the primacy of the Faith – for your own sake, and for the sake of all Catholics. Faith without doctrine does not exist. 2. Authoritarianism You are distancing yourself from the wisdom which is preserved in the Church’s traditional discipline, in Canon Law, and also in the historical practices of the Curia. Together with your disdain for (supposedly) theoretical teaching, this propensity leads to an authoritarianism of which even the founder of your Order of Jesuits, St. Ignatius himself, would not approve. Do you really accept those admonitory voices who say what you, personally, do not immediately see nor understand? What would happen if you were now to know my own name? It would be helpful to act in a less authoritarian way in order to change the current climate of fear. 3. A populism of change Today, it is popular to call for change. However, especially the Successor of Peter has to remind himself and others of that which changes only slowly, and even more so of that which does not change at all. Do you really believe that the approval which you receive from the opinion-makers in the realm of politics and of the media is a good sign? Christ did not promise or prophesy to Peter popularity in the media and status in a star cult (John 21:18). A great many of your statements awaken wrong expectations and give the harmful impression that the teaching and discipline of the Church could and should be adapted to the changing opinions of the majority. The Apostle Paul is here of another opinion (Rom. 12:2; Eph. 4:14) 4. Your own conduct is seen as a critique of how your (often canonized) predecessors have lived, talked, and acted I cannot recognize how this attitude comports with the humility which you have so many times invoked and demanded. Such humility is indeed needed, especially when it is about continuing the tradition which goes back to the Apostle Peter. Your conduct implicitly proposes the idea that you intend to re-invent somehow the Petrine Office. Instead of preserving faithfully the heritage of your predecessors, you want to acquire it [the heritage]in a quite creative way. But, did Saint John not say: “He (Christ) must increase, but I must decrease” (John 3:30)? 5. Pastoralism Only recently, you said that you especially like those parts of the papacy where you can act like a pastor. Of course, neither a pope nor a pastor should raise any doubts as to whether the Church is following the teaching of Christ in everything she currently does (Pastoral Care, Sacraments, Liturgy, Catechesis, Theology, Caritas); finally, everything depends upon the revealed Faith as it comes to us in Holy Scripture and Sacred Tradition, and which is thus binding upon the consciences of the faithful. We cannot even live the Faith and pass it on to others, if we do not know it. Without a good theory, we are – in the long run – not able to act in a good manner. Without teaching in the field of pastoral care, we shall only have emotional and largely adventitious successes. 6. Exaggerated display of the simplicity of your own way of life Of course, you want to set an example – but is it better for you yourself to take care of all kinds of daily chores? In ascetical questions, the left hand should not know what the right hand is doing (Mt 6:3); otherwise, the whole thing appears somehow to be insincere. If you really want to drive cars that are ecological, you have to invest, by the way, much more, or to ask someone to give you as a gift the more expensive technology that is thus needed: for. ecology has its price. 7. A particularism which often subjugates the goals and purposes of the Universal Church under the viewpoints of only a part of the Church This attitude appears nearly comical with regard to a pope. Additionally, our world is now much more interconnected, more mobile, and more proximate than ever. Especially today, it is a treasure that the Catholic Church is throughout the whole world always the same. It corresponds to the global life realities that Catholics in all countries live, pray, and think in a similar vein (and with each other together). 8. An urge for constant spontaneity A lack of professionalism is not a sign for the working of the Holy Ghost. Expressions like “to breed like rabbits,” or “Who am I to judge…?” might possibly impress some kinds of people, but, in reality, they lead to grave misunderstandings. Constantly, others have to explain what you really meant to say. To act without a plan and outside of the protocol has its time and place – but it should not become the standard. You owe this respect to your employees (in Rome and in the whole world). The measure of spontaneity is much smaller among popes than among pastors. 9. Lack of clarity about the interconnectedness of religious, political, and economic freedom Many of your statements indicate that the state should rule more, control more, and be responsible for more areas, especially in the economic and social field. We in Europe are used to very strong states. However, history has proven wrong the idea that the state can take care of everything. The Church has to defend non-governmental institutions which can provide things that the state could not provide (in that way). Against the tendency to expect everything from the state, the Church has to help people to take care of their own lives. The welfare state can also become too powerful, and with it, too paternalistic, authoritarian, and illiberal. 10. Meta-Clericalism On the one hand, you show very little interest in the clergy, on the other hand, you criticize a clericalism which is more of a phantom than something that is real. One cannot compensate for this lack of interest with a good intention or with statements in front of smaller groups. The bishops and priests have to know again that the pope stands behind them when they defend the Gospels “in season and out of season,” even if it is done in a way that does not personally please the pope. It is not good that some think that the pope sees many things quite differently from the Catechism, and that others then imitate him in order to make a career under this pontificate. As a pope, you of necessity have to serve the continuity and Tradition of the Church – even non-Catholic Christians are of this opinion. It may well be better for you to cut back on your innovations and provocations; we anyway already have many people who do that. Your Magisterium, as such, is already in itself the ultimate provocation and innovation – after all, you are the Representative of Christ and the supreme teacher of our supernatural Faith. “Grace, Mercy, and Peace” are coming “from God, the Father, and from Jesus Christ, the Son of the Father, in Truth and Love” (2 John 1:3); and they only come together in a complete package. If, during this coming Year of Mercy, you are now preparing yourself for Christmas, please take this occasion as an incentive to find out for yourself what you have yourself neglected in the recent past. Let yourself be helped by your own employees who will only learn from you if you are willing to learn something from them. Like me, many others have difficulties with the way you sometimes talk and act. But that can be fixed, if it becomes clear that you listen to what others have to tell you. Unfortunately, I know that you are not yet capable of dealing well with such criticism – that is why I do not put my name on this letter. I want to protect my superiors against your wrath, especially the priests and bishops with whom I have worked for many years in Rome and from whom I have learned so much. You might want to work on taking away such fears – from me and from others – or, even better, to make such letters as this one superfluous, namely, by learning something from others. In this spirit, may you have a blessed and contemplative Season of Advent!
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Le preoccupazioni espresse nella lettera/articolo sembrano concrete ed avvalorate oggi anche dalla intempestiva e prossima uscita di un film sul papa “….in vita” che rischia di alimentare “… culto della persoanlità” di cui non si ha proprio bisogno con gravissimo danno delle pur buone intenzioni espresse ma forse mal gestite da Sua Santità…
Qual è la differenza infatti fra le statue a Ottaviano Augusto, erettegli in vita e il film su Bergoglio regnante? E i libri, e le riviste, e i laudatores, guarda caso dagli stessi ambienti ostili in precedenza a S.S. Benedetto XVI.
Ben mi auguro che tu mai abbia a dire: “…. putabam”!
L’avvertimento era – naturalmente – proprio per Bergoglio.
Certo che è stato lui a scegliere la coppia più bella del mondo. Di qui l’invito a cambiare registro.
La ricerca di una vita coerente col Vangelo può dar luogo ad un cammino irto di difficoltà e sofferenza, anche ( e proprio)per un Papa che ha inteso chiamarsi Francesco.
Nel merito di Francesco non entro perche’ sono consapevole che la Chiesa ha sempre ben saputo scegliere i successori di Pietro cosciente di chi e di cosa servisse.
La scelta è opera dello Spirito Santo, verissimo. Questo è fuori discussione.
“La scelta è opera dello Spirito Santo, verissimo. Questo è fuori discussione….”
Solo se i cardinali seguono docilmente lo Spirito Santo.Essi hanno il libero arbitrio e se fanno combutte come in passato e come nel presente ,vedi “la mafia di Sangallo”,
non sarei così convinto per quanto riguarda questo successore di Pietro.
https://anticattocomunismo.wordpress.com/tag/mafia-di-san-gallo/
….che la Chiesa ha sempre ben saputo scegliere i successori di Pietro cosciente di chi e di cosa servisse….”
Minga tropp
Come sai, Piero non sono ferrato in subiecta materia. Tuttavia, ritengo sia fuori luogo procedere con un fuoco di fila verso ogni pronuncia o iniziativa di Bergoglio. Lo trovo strumentale.
Intanto, non è stato detto: “non giudicate per non essere giudicati”?
E, anche: “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”?
Allora, perché scandalizzarsi di certi comportamenti e/o frasi proferite da Francesco?
E poi ancora: se il papa decide che è ora di rendere più coerente il proprio status terreno con il dettato evangelico, non è forse il caso di rendere pubbliche le circostanze di detta decisione? Non è forse importante dare esempio di umiltà e morigeratezza ai fedali, come anche alla curia stessa, troppe volte tentata dallo sfantazzare terreno?
Con questo non intendo dire che tutto è OK!
Una piccola critica – terra, terra – ce l’avrei anch’io da fare:
– Caro Francesco, stai sempre attento con chi ti accompagni e a chi circola in Vaticano.
L’episodio della Chauqui e Balda non è per nulla edificante.
Come possono, due soggetti di tale spessore, sui quali non intendo di proposito scatenare tutta una serie di associazioni verbali, essere nominati in una commissione vaticana di quella importanza, quando si sarebbe potuto mettere in dubbio la liceità stessa di accesso dei suddetti alle sole stanze vaticane?
Attento! Diventa sempre difficile dire: non pensavo.
Stultum est dicere putabam. Oggi è molto di moda affermare che: non poteva non sapere.
Come sempre, sarà la storia a dirci come “leggere” Bergoglio.
Intendo – naturalmente – la lettura del suo operato terreno, perché con riguardo al giudizio divino, mai nulla ci sarà dato di conoscere, fatta salva la possibilità di canonizzazione da parte di un suo successore. Ma questa è un’altra storia.
No, caro Ugo, non dirò mai “non pensavo”, semmai di questo passo vedrei un “vade retro Bergoglio”. Ti basti sapere che quella signora e il di lei degno monsignore sono stati personalmente scelti da Bergoglio. Col finto complotto che lo incensa ha superato ogni tollerabile misura.
In quanto a rendere coerente il suo operato col Vangelo, è proprio lì il punto della grande menzogna. Ne riparleremo.
non giudicare non significa non avere discernimento e vivere come un beota.
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere».
Fuori sono agnelli
w il sano e chiaro pensiero cattolico…….tedesco!
La Chiesa, fondata sulla roccia di Cristo, sopravviverà anche a Bergoglio, ma che tristezza!
esatto ! tristezza e rabbia.