Il dialogo tra cristiani e mussulmani iniziò con le Crociate, grazie a quanti conoscevano le lingue d’ambedue le sponde, divenendo cinghie di trasmissione delle differenti culture. Le corti cristiane e quelle ottomane, in testa i serenissimi Dogi, usarono spesso la lingua italiana nelle mediazioni scritte. I “dragomanni” erano gli interpreti fra europei e i popoli del Vicino Oriente.
Li si incontrava nelle corti, nelle ambasciate, nei mercati e nelle dogane. Cercasi oggi “dragomanno tra Italia e Cina”. Sì, gli interpreti ci sono, non mancano, qualcosa tuttavia si è rotto, non passa né in un senso né in quello opposto.
La via ferroviaria della seta s’interrompe in Ucraina e lo rimarrà chissà quanto, lasciando inutilizzato il capolinea tedesco di Duisburg, costruito a dispetto degli alleati USA. Ma guarda un po’ che disdetta questa guerra in Ucraina, causata da Putin, non c’è dubbio.
Persino i ragionieri della ‘ndrangheta, trasferitasi armi e bagagli a Duisburg da Gioia Tauro, sanno della necessità di nuovi punti di sbarco che evitino la circumnavigazione dell’Africa per arrivare alle solite Anversa e Rotterdam.
Il canale di Suez (allargato) oggi permette il passaggio anche dei grandi portacontainers che poi devono suddividere il loro carico presso porti come il Pireo sui servizi mediterranei, con perdita di tempo e costi ulteriori, aggravati da differenti burocrazie, tasse differenti, pratiche di ingresso in Europa per piccoli quantitativi.
Occorre un dragomanno (un calabrese?) per accordare stato cinese e italiano, disponendo un grande porto in cima all’Adriatico, un’Anversa italiana che accolga le merci provenienti dall’Oriente, le europeizzi e le distribuisca in Europa.
Più che Trieste/Monfalcone, che ha poco entro-terra, forse sarebbe meglio Ravenna e il delta del Po. Occorrerebbe spicciarsi prima che la Francia lo faccia nei territori del delta del Rodano.
Intanto ci sarebbe da costruire un’area portuale grande come una città, con capitali cinesi, italiani e globali: una manna non solo per l’edilizia italiana ma per l’intera economia del paese. Da qui una cascata di tasse per l’Italia e trucchi al limite della legalità come in Olanda. Qualche esempio. All’Italia l’aggio sui dazi imposti alle merci extra-europee a copertura dei servizi doganali prestati, più l’intero ammontare dell’IVA, più accordi speciali con imprese internazionali di import-export.
Dimenticavo. Trasferire in Antartide i burosauri coi lacciuoli e i magistrati a caccia di prime pagine.