Finora nessuno aveva nemmeno immaginato di sfidare l’egemonia del Dollaro, o meglio chi ci ha provato è finito male, ma adesso con la guerra in Ucraina sembra che le cose stiano per cambiare. Si affaccia il Rublo e fa rumore.
E’ dal 1944, quando si stava delineando la disfatta del nazifascismo, che divenne chiaro che gli USA erano destinati a diventare la nuova potenza mondiale e di conseguenza il dollaro divenne la moneta di riferimento (Conferenza di Bretton Wood). All’epoca il valore del dollaro era sostenuto dalle riserve auree custodite negli USA, ogni oncia di oro valeva 35 dollari, il prezzo delle altre valute era stabilito in riferimento al dollaro.
Nei loro molteplici tentativi di “esportare la democrazia” nel mondo, gli americani, dal dopo guerra in poi, avevano profuso un’enorme quantità di denaro, fino a che con la guerra in Vietnam si stava delineando una possibile insolvenza dell’amministrazione americana.
Il primo a capire la situazione fu il presidente della Francia De Gaulle che chiese di vedersi restituire in oro parte delle riserve monetarie detenute in dollari, mettendo così in seria difficoltà gli USA, anche perché atre nazioni si apprestavano a fare altrettanto.
Toccò al presidente Nixon, nel 1971 , l’onere di chiudere l’era della convertibilità in oro del dollaro per evitare l’azzeramento delle riserve auree americane. A questa decisione seguì la svalutazione immediata del dollaro rispetto alle altre monete, a quel punto per rimediare al tracollo totale entrò in campo Henry Kissinger, allora ministro degli affari esteri, che riuscì a fare un accordo con i sauditi che, da quel momento, si impegnavano a vendere il loro petrolio in dollari. In cambio i sauditi ricevevano non solo protezione militare ma anche la promessa di far lievitare il prezzo del petrolio, cosa che si verificò puntualmente con la guerra dello Yom Kippur nel 1973.
L’accordo stabilito con l’Arabia saudita, e con i paesi produttori di petrolio aderenti all’OPEC, ha retto per un quarto di secolo fino al 2000 quando Saddam Hussein decise di pagare in euro il petrolio iracheno, seguito a ruota dal leader libico Muhammar Gheddafi.
La NATO si mobilitò immediatamente per eliminare il pericolo di uno sganciamento del mondo arabo dal dollaro mostrando al mondo intero le prove dell’esistenza di armi di distruzione di massa presenti in Irak. Le prove presentate risultarono, poi, false ma furono sufficienti per giustificare la distruzione del paese e la condanna a morte del presidente iracheno. Gheddafi e la Libia seguirono la stessa sorte, il paese venne distrutto dalle bombe, sempre ad opera della NATO, e gli avversari di Muhamar Gheddafi in patria fecero il resto.
Anche il leader egiziano Mubarak si era lasciato sedurre dall’idea di sfuggire al dominio del dollaro, ma anche lui venne rapidamente destituito dal suo incarico e messo ai ferri. La Siria di El Assad, che aveva accarezzato lo stesso sogno, si trova tutt’ora in guerra e non ha fatto la fine degli altri statisti solo grazie all’intervento della Russia che ne ha impedito l’esito programmato.
Il sogno dei paesi dell’Africa e del Medio Oriente di uscire dal sistema del Fondo Monetario Internazionale e sostenere le imprese locali creando una Banca panafricana, e Medio orientale, è stato contrastato brutalmente. Chiunque sfiori il tema uscita dal dollaro e dal Fondo monetario Internazionale è destinato ad affrontare una guerra.
La guerra Russo Ucraina ha dato il via al nuovo tentativo di uscire dalle grinfie speculative della finanza internazionale di cui non è facile prevedere l’esito, un fatto sembra comunque certo il tempo del dollaro inteso come moneta di riserva globale sta finendo.