Con Mario Monti entrammo nella fase acuta. Mentre la guerra s’approssima, ripubblichiamo un articolo del 21 agosto 2012.
L’altalena d’ottimismo e pessimismo che sembra caratterizzare irrazionalmente i mercati [era agosto 2012, NdR], come le docce scozzesi ammansisce i cittadini, i quali, rinunciando sfibrati a decidere, devono affidarsi infine ai tecnocrati. Qual è lo scopo finale? Non la crescita o la riduzione del debito, né la stabilità, la governabilità, l’occupazione, né tanto meno la fine della crisi. L’unico scopo reale è portar via i soldi ai cittadini, impoverire l’Italia e gli italiani, trasferire le nostre ricchezze in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, oltre che nelle tasche dei loro vassalli. Le misure del governo di Mario Monti – che non ha abbattuto il debito, che non ha stimolato alcuna crescita, che ha aumentato la spesa pubblica, mentre il paese langue o altrimenti brucia di ribellioni – sono sbandierate per lanciare inopinatamente segnali rasserenanti, peraltro smentiti da Confindustria e sindacati.
Che cosa sta accadendo? È solo una tregua di una guerra ancora in corso. È una rapina ciclica, ventennale.
Nel 1956 subimmo il primo taglio alla giugulare per succhiarci un po’ di sangue. Usarono spregiudicatamente i popoli ungherese e polacco per confondere le acque, mentre Francia e Gran Bretagna (vecchie carampane internazionali) causarono il blocco di Suez e i costi dei combustibili subirono una impennata, risibile tuttavia rispetto a quelle successive e soprattutto a quella in corso. Venti anni dopo, nel 1973, la guerra dello Yom Kippur, una guerra sceneggiata con morti veri, determinò un’altra salassata e iniziò l’uso delle parole inglesi per zuccherare le rapine. Fu “Austerity”, ricordate? Guerra Guerra Guerra Guerra Guerra
Dopo altri venti anni, nel 1992, l’economia italiana fu disastrosamente vampirizzata e cominciò il ciclo tedesco con la guerra nei Balcani e alle nostre tasche [leggi qui per saperne di più: “Italia venduta agli stranieri”].
Dopo ulteriori 20 anni, il tempo cioè necessario a far rincitrullire almeno una delle generazioni che possono ricordare e farne morire un’altra, si ripresentano a battere cassa. La differenza fra la crisi corrente e quelle precedenti è che una volta le banche fingevano di essere estranee dalla politica. Oggi il legame è palese che la politica è fatta dalle banche.
Altra differenza: fino al 1973 l’Urss ebbe una fetta del bottino, nel nome della «distensione». Dopo subentrò la Germania, che dal 1989 esercita il suo imperialismo europeo, concorrendo con Washington.
Se le nostre Destra e Sinistra sembrano simili, è perché sono escrementi d’una storia politica di cui non sono mai state mai protagoniste, dopo le Idi di Marzo di Aldo Moro. [leggi qui per saperne di più: “Dalla Chiesa e La Torre”]
Tutto comunque gira intorno all’Euro, che sarà pure fasullo come taluni dicono, però se crolla travolge tutto, comprese le economie di Berlino, Parigi, Londra e Washington.
Non volevano e non vogliono distruggere l’euro, come taluni paventano. Vogliono il tributo ventennale e lo stanno prendendo, i nostri alleati e amici. La prossima volta sarà più drammatica.
Verso la guerra
Che cosa inventeranno per fronteggiare il futuro? Una risposta possiamo trovarla nel vertiginoso e incalcolabile incremento della speculazione dal 1956 a oggi. E’ un sistema che non può essere ripetuto ancora e tuttavia ha stabilito un trend che porta inesorabilmente alla guerra perché chi voglia davvero un controllo globale è obbligato a distruggere l’attuale sistema di nazioni e organizzazioni internazionali. Solo la guerra consentirebbe questo. Se la guerra non verrà il sistema di alleanze occidentali crollerà come una castello di sabbia, più rovinosamente del Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica.
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la “primavera mussulmana” con le sue menzogne e mezze verità è una chiave per manipolare e assuefare alla guerra l’opinione pubblica soprattutto quella cristiana europea
[/cryout-pullquote]Un trend non si inverte dall’oggi al domani, come sanno bene gli statistici. Se la curva della speculazione è in salita, significa che è sostenuta da un complesso di fenomeni concorrenti: sociali, politici, militari, oltre che economico finanziari. Tutto ciò ha costituito col passare degli anni degli aggregati di interesse, dai quali promana “un potere pieno e incontrollato”, come avrebbe detto Aldo Moro. Per intenderci, questa crisi senza la cosiddetta “primavera mussulmana”, sarebbe tutt’altra. In altre parole la “primavera mussulmana” con le sue menzogne e mezze verità [leggi qui per saperne di più] è un’altra chiave per manipolare e assuefare alla guerra l’opinione pubblica mondiale e soprattutto quella cristiana europea.
La facilità di rubare impunemente soldi dalle tasche di chi lavora crea nei ladri una quantità ulteriore di bisogni, interessi, metodi e capacità per rubarne sempre di più, inarrestabilmente. Il meccanismo dell’avidità, noto agli smagati operatori finanziari, è generatore di sfiducia ulteriore e dunque acceleratore della speculazione, che si risolve in una prospettiva forzata: accumulo oggi perché domani non si sa che cosa sarà. Il futuro nel medio periodo si sa invece perfettamente: ogni macro crisi finanziaria ha generato prima le guerre locali e poi la guerra mondiale.
Questo è lo scopo/effetto della crisi iniziata negli Usa nel 2008.
Le manovre speculative contro la lira nel 1992 costarono l’equivalente di 100-150 miliardi di euro.
In attesa della guerra arrivano gli usurai
Per avere un’idea di quanto costi la crisi in corso, dobbiamo partire dal 2008, quando è iniziata con la crisi finanziaria statunitense.
Dal 2008 a oggi abbiamo pagato tasse per 330 miliardi di euro (con dieci manovre economiche) 178 dei quali di nuove tasse. Questi 178 miliardi sono quanto lo Stato italiano ha versato nelle casse degli altri paesi. Per esempio la Francia, che ci fornisce energia elettrica con le centrali nucleari costruite lungo i nostri confini, incassa dall’Italia 30miliardi ogni anno, cioè l’equivalente d’una manovra finanziaria.
A queste dissipazioni seguono le sceneggiate sullo spread, cioè il differenziale fra Btp e Bund (i titoli tedeschi). Ogni qual volta è alle viste un’asta di titoli italiani, nelle due settimane precedenti s’innescano tempeste nei mercati che fanno alzare il differenziale. L’ultima asta un paio di settimane fa, oltre alla consueta tempesta, ha registrato una singolare iniziativa di Goldman&Sachs che dichiarò di liberarsi di tutto il proprio portafoglio di Btp, oltre 14miliardi di euro. I bravi giornalisti italiani hanno venduto la notizia ai propri lettori come fosse una dichiarazione di sfiducia dei candidi banchieri statunitensi verso l’Italia. Era invece una manovra speculativa intesa a far salire lo spread, che infatti salito e, guarda caso, l’asta dei titoli italiani è stata un successone e tutti i titoli sono stati piazzati.
È, questa, esattamente la tecnica degli usurai: continuano a prestare denaro alle vittime, alzando gli interessi, rendendo il capitale irrestituibile finché la vittima è del tutto schiavizzata dall’usuraio. Essa lavora per l’usuraio solo per pagare gli interessi.
Confindustria valuta pari a 140mila posti di lavoro bruciati da un differenziale di 300 Btp-Bund.
Confindustria reputa ingiustificati i differenziali correnti, visti i fondamentali economici tra Italia e Germania.
Nel 2013 se la situazione non migliorerà, Confindustria prevede che l’extra-spread costerà alle famiglie 12,1 miliardi e 23,7 alle imprese.
Da qui la povertà dilagante. Il rapporto Istat “La povertà in Italia” per il 2011 calcola 8.173.000 persone “relativamente povere”, pari all’11,1% delle famiglie, mentre 3.415.000 sono le persone assolutamente povere (5,2% delle famiglie). Nel 2011 l’incidenza della povertà relativa, calcolata per una famiglia di due componenti a 1.011,03 euro, è aumentata dal 40,2% al 50,7% per “le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro”. Il 75% di queste famiglie sono al Sud, cui appartiene il 70% della forza lavoro militare.
In attesa della guerra, che cosa faranno per tenere la massa sotto controllo?
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”33%”]Verso la guerra: occorre un Papa più malleabile di Benedetto XVI per addomesticare la folla e presidenti del consiglio perfettamente intercambiabili fra “destra” e “sinistra”[/cryout-pullquote]La rottura del legame familiare è funzionale a una quantità di scopi graditi ai guerrafondai usurai. In prospettiva allenta l’influenza della Chiesa cattolica e crea una massa di sbandati che possono creare qualche problema limitato di ordine pubblico, ma risultano agevolmente irreggimentabili o nelle caserme o nello “sballo”. La loro utilità ai fini del lavoro è residuale. D’altronde tutte le cosiddette riforme sulla famiglia – gabellate per “diritti” – cancellando il diritto naturale e inoculando falsi concetti di uguaglianza, narcotizzano le fasce di società più ignoranti e più giovani, le quali presumono di essere “sinistra”, i cui leader in realtà si svelano ogni giorno di più fiancheggiatori dei guerrafondai usurai. In Italia, in particolare, questa tendenza è costante dalla morte di Aldo Moro in avanti, mentre è evidente oggidì la collaborazione a tutto campo degli epigoni di Pci e frange di Psi/Dc con la finanza guerrafondaia internazionale. Il contraltare di costoro – la cosiddetta “destra” dei Berlusconi e dei La Russa – in occasione della vicenda libica ha dato prova di sé: La Russa maramaldo caudatario d’un Napolitano in tuta mimetica contro Gheddafi; intanto Berlusconi se dava a gambe, lasciando il governo nelle mani di Mario Monti che fu, nel 1981, l’architetto del debito pubblico usuraio.
Monti nel luglio del 2012 ha ricordato Alcide De Gasperi a Rimini, dando a intendere che lo sta imitando.
Deve sapere, Monti, che Padre Pio ebbe, quando qualcuno gli chiese una preghiera per De Gasperi, accenti terribili, inusuali persino a giudizio di chi conosceva bene i suoi rimbrotti scoppiettanti. Erano presenti in quelle occasioni mio suocero, mio padre e vari monaci del convento.
De Gasperi non sarà fatto santo, ma rispetto a Monti fu un terziario francescano e, sebbene rimbrottato da Padre Pio, per quanto ci riguarda, dei due è l’unico che non merita l’inferno. Per completare questo scenario occorre un papa più malleabile di Benedetto XVI e in grado di addomesticare la folla.
p.s. quanti si sono illusi per Matteo Renzi. andando a votare si sono resi corresponsabili anche della guerra cui ci sta portando
I COMMENTI DEL 2012
Tancredi Sforzin(martedì, 21 agosto 2012 17:25)
Nella primavera del 2010, ebbi modo di seguire un intervento del Professor Ettore Gotti Tedeschi, nel quale illustrava l’attuale crisi economica partendo da dati di tipo demografico. Crescita demografica e sviluppo economico andrebbero -secondo Gotti Tedeschi- pari passo. A seconda dell’andamento demografico, possono configurarsi due tipi di economia, una basata su risparmio e investimenti ed un’altra basata sul consumo, la nostra. Le politiche per traghettarci a questo tipo di economia sarebbero iniziati negli anni ’70.
Ora, ciò che si constata in questi ultimi anni, è l’emergere di paesi come India e Brasile, mentre l’Occidente, con poche eccezioni, subisce le conseguenze della crisi finanziaria, anche e soprattutto nell’economia reale. Nel caso italiano, uno dei risultati è il sacrificio di una generazione, la cosiddetta generazione perduta (parole di Mario Monti), sostenuta oggi dal tanto vituperato istituto familiare, che ha così assunto la funzione di ammortizzatore sociale.
Le politiche finanziarie degli anni ’90 – sosteneva Gotti Tedeschi- , sommate al tasso di natalità inferiore alla soglia di sostituzione, avrebbero messo i governi successivi nella condizione obbligata di aumentare la pressione fiscale in modo crescente e favorire l’immigrazione, e nell’impossibilità di operare sgravi fiscali alle famiglie e incrementare la ricerca. Misure che i governi dallo sguardo corto sono stati ben lieti di porre in essere.
Pressione fiscale, immigrazione, svendita del patrimonio demaniale e tagli poco mirati alla spesa pubblica come correttivi alle conseguenze del decremento demografico. L’assunto di Gotti Tedeschi sta in piedi: oggi ci troviamo ben al di sotto la soglia di sostituzione, con uno sviluppo inesistente, imprese che non nascono o che chiudono, sollecitazioni continue a far funzionare il sistema dei consumi, la fascia giovanile costretta spesso ad emigrare o ad accontentarsi di occupazioni precarie o a nero.
Il professor Gotti Tedeschi terminava il suo intervento alludendo ad un possibile riarmo e alla guerra come soluzione estrema per far ripartire il ciclo economico (cosa che si guardava bene dal suggerire od incoraggiare), come avvenne nel 1939 per porre rimedio alla disoccupazione generalizzata e all’impoverimento causati dalla crisi del 1929, nonché all’insufficienza delle politiche keynesiane.
E’ quanto prevede anche Lei, nel medio periodo. Sconvolgente. Ho voluto riportare questa analisi, non certo per mettere in ombra la sua, ma perché vi ho trovato trovavo degli inquietanti addentellati.
Che cosa ne pensa?
Mauro Mazzoni(martedì, 21 agosto 2012 21:07)
Credo anche io che l’uscita dalla attuale situazione economico politica mondiale, non abbia altra uscita se non quella del conflitto, come la storia ci insegna. In questo particolare momento, ci sono alcune variabili da focalizzare. Una che riguarda non l’Europa ma l’intero bacino Mediterraneo, infatti l’Europa non può ignorare quello che è successo nei paesi arabi, con le rivoluzioni che ci sono state. Loro sono molto vicini a noi e dobbiamo tenere in considerazione l’integrazione che ci sarà sicuramente. Questa sarà particolarmente difficile in quanto si devono unire, culture diverse econiugare le religioni cattolica e musulmana con il laicismo. A differenza dei precedenti conflitti, questo può essere molto più repentino, perchè è cambiato completamente l’accesso alla informazione, con l’avvento della rete. Guardiamo come è stata veloce la primavera araba. I Politici in generali, faranno come ha fatto Gheddafi, muoiono prima di lasciare il potere. Sono malati di potere e non hanno nessuna intenzione di cedere il testimone e farsi da parte. Mentre prima chi aveva delle idee se non aveva accesso alla comunicazione della carta stampata e delle televisioni, non poteva emergere. Oggi è la popolazione esasperata che può far partire il conlfitto in qualsiasi momento, non più i politici. è questa la differenza.
Giangiuseppe(martedì, 21 agosto 2012 22:45)
Aggiungerei a questa ottima analisi storica una prima osservazione sulla attuale ripetizione in Portogallo, Spagna, Grecia, dello schema dei governi militari degli anni del dopo-guerra per l’occasione aggiornato con gli ex funzionari di Goldman Sachs nel ruolo di uomini forti. Il paragone potrebbe risultare offensivo di fronte la statura di uomini come Franco o Salazar; per i Colonnelli Greci invece potrebbe calzare a puntino. Fatto sta che sono proprio questi i paesi in cui la storia di un intervento di forza sulla società in un momento di emergenza si ripete, con la benedizione americana.
Per quanto riguarda il caso italiano, dopo la mobilitazione del ’48, nel dopoguerra abbiamo goduto di un periodo di calma favoriti contrapposizione dei blocchi. Caduto il muro a Berlino siamo stati inesorabilmente declassati; la prova è proprio il governo Monti: con lui anche noi abbiamo il nostro Colonnello (basta sentire la sua parlata a scatti per capire che obbedisce a poteri che lo superano e che si esprime in traduzione simultanea sorvegliata).
A differenza degli altri paesi citati la particolarità italiana consiste nel fatto che il governo Monti è sostenuto da una coalizione bi-partisan, in attesa che per lui venga il momento di essere candidato al Campidoglio; la manina però è sempre la stessa: quella di Goldman Sachs e per noi anche quella della Trilaterale.
Perciò Monti può aver successo e l’Italia fallire, perché i suoi obiettivi reali non sono quelli dichiarati del benessere nazionale, ma altri e la luce in fondo al tunnel forse altro non è che una maggiore autonomia delle Élites transnazionali in Europa a capito dei diritti dei popoli. Ciò corrisponde ad un piano pensato negli USA, dove si sa bene che la democrazia è una parola dall’accezione molto ampia, per usare un eufemismo.
Prevedo dunque che dapprincipio a questo andazzo fingeranno di piegarsi anche i Tedeschi, ma poi presso di loro avrà la meglio un sussulto di orgoglio nazionale. Perciò da gennaio sarà una bella guerra tra il nuovo presidente americano e il governo e il popolo tedesco in vista di ridimensionare il potere del Volk riunificato e a favore di una Élite europea non di popolo.
Non sarà facile trovare il “casus belli” che danneggi concretamente l’economia tedesca e spinga quella nazione a rinunciare spontaneamente a pezzi di sovranità politica. Forse di fronte all’intransigenza tedesca, oltreoceano si adotterà la politica dell’aperto sabotaggio e allora il vaso di coccio Italia avrà davvero. In conclusione noi diventeremo sempre di più una provincia dell’Impero Americano mentre la Germania orgogliosamente si concentrerà a leccarsi le ferite che la finanza internazionale saprà infliggergli nonostante la forza della sua economia reale.
Se davvero il porto dell’Ilva a Taranto, come da alcuni parti si vocifera, tra alcuni anni sarà ceduto alla Marina Militare della Nato, allora il nostro destino è segnato: l’Italia sarà ridotta ad una base logistica degli interessi americani nel Medio Oriente diventando una retrovia sempre più vicina dell’instabilità di quell’area già adesso in fermento. Tale instabilità irachena, libica, siriana, sarà prima italo-meridionale e poi dal sud della Penisola salirà lentamente, ma inesorabilmente verso il nord. Nel frattempo da oltre le Alpi ci guarderanno con sempre più sospetto come amici-traditori, secondo la consolidata tradizione che gli italiani non finiscono mai una guerra con gli alleati con i quali l’avevano iniziata. Quando i disperati i nostri capi ci venderanno apertamente agli Usa contro gli interessi tedeschi, dalla Germania si malediranno i cedimenti alla politica economica comune delle Banche Centrali di cui Monti sarà stato il piazzista commesso viaggiatore. Da noi invece sarà il caos perché di incontrollato e incontrollabile in Italia non ci sarà più solo la spesa pubblica, ma la stessa compagine sociale.
Ragionare così significa prepararsi al peggio, ma la presuntuosa ottusità nazionale non è finita con il Berlusconismo; i suoi avversari rimbaldanziti dalla vittoria si apprestano a darne dimostrazioni molto più dannose e temo letali. Se poi la grande stampa, riflesso del pensiero dei poteri forti, non fosse talora serva e talora ispiratrice di tali scelte suicide, allora non avrei scritto questo commmento. Purtroppo invece stiamo andando tutti allegramente allo sfascio, seppure con la genialità che tutti ci riconoscono, ma è un genio maligno e inestirpabile perché supponente, pervicace e compiaciuto. I nostri politici italiani, non amano la verità mentendo per mestiere, né amano il loro popolo avendo preferito da tempo di essere servi arricchiti e sciocchi che poveri ma onesti e liberi. E ancora una volta ci scopriremo “volgo disperso che nome non ha”, senza autorità né guide degne del loro nome e senza un nome dignitoso attorno al quale poterci riconoscere.
Elio Paoloni(mercoledì, 22 agosto 2012 10:41)
Ho sempre ritenuto preziosissimi articoli e interventi come questi. Ne andavo in cerca e soprattutto pensavo al modo di diffonderli, contro la disinformazione imperante. Stamattina non sono più sicuro dell’utilità di tutto ciò: acquisire consapevolezza mi sembra sempre più un danno piuttosto che una ricchezza. La consapevolezza è utile all’azione ma chi non può agire, chi non può intervenire sugli eventi, ne trae solo maggiore frustrazione. Meglio sarebbe accontentarsi della pappa mediatica, dei teatrini perennemente imbastiti. Sarebbe più utile discettare su Cassano.
In uno di questi post si scrive: “Mentre prima chi aveva delle idee se non aveva accesso alla comunicazione della carta stampata e delle televisioni, non poteva emergere. Oggi è la popolazione esasperata che può far partire il conflitto in qualsiasi momento, non più i politici. è questa la differenza.”. Più su la primavera araba è definita “rivoluzione”. Vogliamo scherzare? Senza Mig e truppe speciali estere non ci sarebbero state quelle guerre tribali, che definire “civili” sarebbe eufemismo.
Non illudetevi: l’accesso a Internet resta di una minoranza, di solito la più giovane, la meno potente, la meno danarosa. E se pure la maggioranza del popolo italiano acquisisse consapevolezza, chi la armerebbe, chi la organizzerebbe? Non c’è più il Partito, non ci sono più i Sindacati, le uniche forze organizzatrici che questo paese abbia avuto. E poi, chi prenderebbe il potere, dopo? Uno straniero diverso, nella migliore delle ipotesi. Sono troppo vecchio per auspicare un cambiamento qualsiasi in nome del “nuovo”. La plebaglia sbaglierebbe capro, come sempre, e continuerebbe a galleggiare il peggio.
veriano vidrich(venerdì, 24 agosto 2012 19:31)
Carissimo Carlo!
Con grande piacere ho trovato nella posta “Ouch” e Ti ringrazio di cuore! Ho letto tuttoo ciò che riguarda la nostra “economia” e…….mi viene da piangere. Poveri illusi Italici, che pensavano di essere una “Democrazia”, belli, ricchi, benestanti, grandi lavoratori, ottimi cittadini usi a non eludere e non NON pagare le tasse, liberi nel pensiero e nell’azione, rispettosi delle migliaia di Leggi e regolamenti patrii, ben istruiti da un’ottima Scuola a tutti i livelli, pieni di amore verso il prossimo e di amor patrio, ma ignorans di essere in realtà menati per il naso da una classe di politicanti senza scrupoli, falliti nelle barbe, che impotenti davanti allo sfascio politico e soprattutto economico da essi creato, hanno “inventato” il governo tecnico, come fosse una panacea per tutti i mali italici da essi creati, per loro somma ignoranza e mancanza di senso dello Stato. Non hanno neppure accennato a rinunziare minimamente ai loro mal guadagnati privilegi! Chi paga il tutto? I soliti “morti di fame”, illusi di essere ricchi crapuloni, con molto meno di un milione di euro di capitale liquido e comunque investito! Pagano i pensionati, i lavoratori dipendenti e basta! Vuolsi così colà ove si puote, e più non dimandare!
Segue dulcis in fundo “osserva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello!!! Come si vede anche nove secoli fa niente era diverso in questo povero Paese, e l’Italia non esisteva come entità di nazione!!! Sarà il DNA vecchio e sballato? da secoli di servaggio e di arrangiarsi nel vivere , o meglio nel sopravvivere, che ci ha ridotti così??? O non xsaranno i “timocrati” e loro discendenti che , alcuni da 18 secoli comandano dietro le quinte e solo loro scelgono chi deve e come deve comandare in Italia e non solo, a qualunque colore politico appartengano?
Fantascienza? Non credo carissimo Carlo e Tu lo sai come me e meglio di me!
Ultima cosetta da nulla è la presa di conoscenza e….di scienza che tutte le crisi economiche sono finite in guerre, solo così esiste il guadagno netto, producendo “materiale a perdere”, uomini compresi! I Popoli hanno perso, chi ha perso, la Guerra, ma i loro industriali no! Mai! e con loro gli invisibili burattinai di sempre, i “timocrati”! Personalmente non ce l’ho con nessuno, anzi, ma sarebbe, forse ora di far pagare chi non ha mai pagato di tasca sua ed ha sempre vissuto sulle spalle ed a spese dei meno abbienti! O no?
Comunque non ci aspettano momenti favorevoli a risolvere i problemi che ci ASSILLANO, ALLA VIA COSÌ CHE ANDIAMO BENE! MA DOVE? Qualcuno forse lo sa anche troppo bene, ma non può e non vuole dirlo. Parce sepulto!Et amen!
Scusa il lungo sfogo, tanto ancora avrei da dire, alla luce della STORIA, ma so che è perfettamente inutile! Il buon Erasmus da Rotterdam aveva visto giusto!
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Allora: venti di guerra? … può essere.
Vecchia ricetta. La guerra ridistribuisce il reddito in maniera più rapida, risolleva l’economia perché dopo le armi si ricostruiscono le case, si da una bella sforbiciata demografica, … insomma finché c’è guerra c’è speranza! … poi c’è il papa, anzi due.
Ci salverà Berlusconi ( il terzo dell’Italia dei “papi”) che grazie alla sua amicizia con Putin eviterà la guerra. Ma se non ci sarà la guerra, donde lo sviluppo e la crescita? vuol dire che continueremo a confidare ancora nei saprofiti e sparapalle al governo.