Grillo e grillini sono entrati in politica col marketing, alla maniera con cui introdussero la margarina nei consumi italiani, divisi tra olio di oliva e burro fino a metà del secolo scorso.
Danilo Fossati fondò la Star nel 1948. Promise agli italiani un’alimentazione più sana grazie a un grasso vegetale, la margarina Foglia d’oro. L’idea fu tanto vincente che la multinazionale Unilever gli fece subito concorrenza con la Margarina Gradina. Ambedue una mistura di schifezze, oli di varia natura, a basso costo, maleodoranti all’origine, filtrati, lavati, rilavati, emulsionati, sbiancati, ottenendo infine un panetto simile burro. Il prezzo al consumo era la metà del burro, dando a intendere si potesse avere a buon mercato un condimento più sano dei grassi tradizionali poiché puro, vegetale, naturale, sano… proprio come i 5Stelle.
Ciò avvenne nell’ignavia dei produttori di olio e di burro, così come oggi le cosiddette sinistre e destre sorprese dall’ascesa dei 5S.
Sono state – quella grillina e quella della margarina – due operazioni fondate sulla consapevolezza che l’elettore/consumatore medio è più sensibile alla pubblicità che ai contenuti reali.
Quanto appare predomina su quanto è reale. Un fatto paradossale lo dimostra. Nei mesi successivi, un grossista di salumi di Parma – celebre e fallito negli anni ’90 – comprava la margarina a prezzi scontatissimi. A seconda delle stagioni, l’avvolgeva in foglie di fico o di vite. I suoi venditori in costume da contadino da operetta, con tabarro e cappellaccio, la offrivano alle massaie, porta a porta, come burro del contadino con un ricarico del 200% e più.
Insomma, chi sfuggiva alla trappola della “margarina che fa bene”, cadeva in quella del “burro del contadino”.
Il marketing grillino è tuttavia differente da quello di Star e Unilever. Queste investirono una montagna di denaro in pubblicità. Grillo ha frodato l’elettore come il grossista di Parma il consumatore.
Manette pulite impazzavano, quando Grillo si auto(?)finanziò uno spettacolo itinerante; egli, unico protagonista, scarmigliato, diverso, attaccando alle spalle i politici, sputtanati dalla magistratura. Il “carro Tespi”[1] di Grillo ben presto divenne pure economicamente remunerativo, elargendo insulti, linguaggio greve, propugnando un radicale rinnovamento politica, culminando nel Vaffaday. Indimenticabili le folle plaudenti, creando eventi che il megafono mediatico è costretto (?) ad amplificare.
Il 9 ottobre 2012 Grillo apre la campagna elettorale in Sicilia, attraversando a nuoto lo stretto di Messina. È un messaggio anche ai fricchettoni del ’68 che ricordavano il compagno presidente Mao Sedong, che il 16 luglio del 1966 nuotò – secondo la stampa cinese – 15 chilometri in 65 minuti nel fiume Yangtze, a Wuhan.
Chi poteva immaginare che proprio da Wuhan sarebbe partito il virus che avrebbe spaccato i 5S, venti anni dopo la traversata dello Stretto?
In quel momento a Grillo non importa, si gode il trionfo e mette in crisi i vecchi tromboni. Egli è il nuovo, l’innocente, l’onesto; è l’immagine del politico che l’italiano sogna, a buon prezzo, come acquistare il burro al costo della margarina.
I 5S usano il web, manipolano il consenso sui social. Il teatro di strada trascolora in teatro digitale.
Alle elezioni del 2013 Grillo sottrae a sinistra il 25% dei voti; li congela, consentendo alla cosiddetta sinistra di mantenere la presa sullo Stato, nonostante le convulsioni, bruciando i suoi capataz uno dopo l’altro: Pierluigi Bersani, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni.
Nel 2018 Grillo ottiene un terzo dei voti. Tergiversa per 4 mesi: attende che la sinistra lo chiami per allearsi con lui, invano.
I finanziatori degli spettacoli grilleschi non vogliono perdere l’investimento. I due carri di Tespi, quello itinerante e quello internettiano, un paio di milioni sarà ben costato, cui andrebbero aggiunti i cachet di Grillo e Casaleggio che sicuramente non hanno rischiato del loro né lavorato a gratis; il ligure Grillo per il suo Dna; Casaleggio perché di capitali propri non ne aveva. Le entrate pubblicitarie e i contributi degli eletti erano importanti ma non sufficienti.
Nuove elezioni? Le avrebbero vinte i populisti antiglobalisti, orrore. Meglio buttare un’esca allo squalo Matteo Salvini: «Governiamo insieme?». Il tonno di Giussano, già addomesticato dai cinesi, abboccò volentieri. Avevano pronto un porta abiti con pochette, gradita a Berlino, come a Washington, ancor più a Pechino, come Salvini d’altronde.
Salvini, preso all’amo e tirato a bordo, gli lasciarono l’esibizione da feroce guardacoste; un prezzo andava pur pagato, il resto tutto fermo in attesa che a sinistra aggiustassero gli equilibri.
Che cosa avvenne nell’estate 2019 è tuttora nel torbido. Salvini saltò giù dalla barca a comando, confermandosi tonno addomesticato altrove. Venne avanti nuovamente Renzi: «Via, si governa coi 5Stelle, ci riprendiamo il controllo completo sullo Stato».
L’errore imprevisto: la pandemia accelerata per fermare Donald Trump e il tonno Salvini ringraziò tutti i Santi per essere saltato giù dalla barca.
A questo punto, restringendosi il mercato dei grillo-margarinieri, diventati europeisti di governo, i tavoli europei, da tempo colonizzatori del Bel Paese, decisero di entrare in prima persona nel mercato degli oli e del burro, montando un oligopolio da affidare al migliore sulla piazza, il Mario Draghi, “bello e impossibile”, come l’intrigante canzone della Nannini.
Grillo è stato bravissimo a svenare il dissenso, non serve più; si è arrivati alla fine del gioco: come la margarina i 5Stelle continueranno ad occhieggiare nei frigoriferi del supermarket politico, ma basta spending; come per la margarina di Parma, niente pubblicità, basta il mercato spontaneo residuo a fornire un buon utile di voti sottratti all’opposizione.
Del terzo dei votanti quanti ne resteranno? Un 10%? Sempre un 10% sottratto all’opposizione e adesso apertamente fedelissimi alla UE. La promessa? Ma perbacco la “TRANSIZIONE ECOLOGICA”; che cos’è? È come la decrescita felice, una gerla piena di margarina similburro, spacciata come ecologica da una banda di falsi contadini intabarrati.
Grande maestro di marketing Grillo, tutte le scuole di marketing dovrebbero invitarlo a insegnare.
Una prece per i parlamentari grillini: da una resistibile ascesa, a un rovinoso ritorno nel precariato.
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Tespi