ESCLUSIVO – Le parole del monsignore dopo la telefonata di Bergoglio – II Papa ascolta Libero: Becciu riabilitato L’annuncio del cardinale, sotto processo per presunte malversazioni: «Mi ha chiamato il Pontefice, sarò al Concistoro». Solo noi avevamo difeso il porporato. Il Papa crede a Libero. Becciu torna cardinale. Il cellulare vibra. Il cardinale senza potere Angelo Becciu guarda il display: “Numero sconosciuto”. Sta preparando la predica del giorno dopo per i suoi “fedeli di spiaggia”, li chiama così, celebra per loro e con loro la messa della domenica mattina all’aperto, a Golfo Aranci. Sospiro. [per gentile concessione di Renato Farina]
Attesa. Di solito, da almeno due anni, mai una buona notizia. «Eminenza, come sta?». E la cara, vecchia voce, finalmente dolce: «Sono Francesco. Lei ha tutto il diritto di partecipare al Concistoro. Anche per lei deve valere il principio della presunzione di innocenza. La aspetto». Tutto il diritto! Queste le parole precise stampate nella mente del cardinale. Traduzione in clericalese: reintegrato nelle prerogative cardinalizie, di cui la partecipazione al Concistoro è quella più notevole, Conclave a parte. Il successore di Pietro ha preso atto con coraggio di qualcosa che andava corretto: insomma, ha fatto il Tribunale del riesame di sé stesso. Non si sfregia il volto interiore di un uomo, tanto più non lo si fa senza il pronunciamento definitivo di un Tribunale. Non è una concessione una tantum, come fonti vaticane anonime minimizzano (lo riferisce il sito nord-americano Crux now). In realtà, dicono cib che sperano. Fingono di difendere Bergoglio, ma in tal modo lo fanno passare per uno che ogni tanto dà un elemosina al lebbroso, illudendolo di averlo risanato. Non è così. Ha detto il Papa a Becciu: «Lei ha tutto il diritto». Su questioni tanto gravi è impensabile anche solo una imprecisione. Quanto accaduto rende onore alla fede e all’irruenta buona fede di Francesco.
[cryout-pullquote align “left” width=”43%”]Qui è possibile leggere «Quello strano silenzio sul caso Becciu», il precedente articolo di Renato Farina, pubblicato l’11 Agosto 2022 da Libero, che ha denunciato la congiura del silenzio di tutta la stampa italiana.[/cryout-pullquote]
Non deve essere stato facile per il Papa argentino prendere la scala, appoggiarla al legno del supplizio, a cui in diretta mondiale aveva appeso come un ladrone il suo fidato collaboratore, quindi salire su, piano piano, sussurrandogli parole di miele all’orecchio, e avere l’umiltà di togliergli con le tenaglie, a uno a uno, i chiodi dalle mani e dai piedi, e la corona di spine. Quanto accaduto sabato, il piccolo porporato di Pattada lo definisce: «Un miracolo». Come sarà accolto dai colleghi? Risponde: «Credo nello spirito di fraternità e confido di essere accolto come un fratello che rientra nella sua casa». Interverrà nei lavori? «Il Concistoro è un luogo in cui ogni cardinale è ben contento di dare il proprio contributo per l’approfondimento dei temi trattati. Se sarà il caso non mi tirero indietro». Giornate complicate e felici per Becciu, ora respira.
CROCEFISSIONE CAUTELARE
Ricordate? Ma certo, e chi se lo pub dimenticare? Alle ore 18,25 di giovedì 24 settembre dei 2020, il Vicario di Cristo in terra decretó ed eseguì di persona la prima «crocefissione cautelare» (copyright Alberto Melloni) della storia della Chiesa. Un uomo di Dio era entrato felice alle 18 e 02 nello studio di Santa Marta per comunicare al Papa la proposta di nuovi beati e santi da elevare agli altari (Becciu era capo del Dicastero per le Cause dei Santi), e dopo 23 minuti ne uscì smascherato come Belzebù, bastonato come un cane dalla verga del Pastore, additato al mondo come colui che aveva rubato ai poveri per passare i denari che il Santo Padre aveva destinato loro, tramite l’obolo di San Pietro, ai suoi parenti stretti. Peculato in cose sacre. Che cos’ha da dire? – gli chiese il Papa. «Non è vero!». Al che il Papa gli disse di quanto riferitogli dai magistrati e gli mostrò la copia in calcolata anteprima dell’Espresso. Qualcuno gliel’aveva posata sulla scrivania. Senza voler paragonare, per ovvio senso delle proporzioni, il Nazareno con il Sardo, almeno il Signore era stato esaminato e condannato da Ponzio Pilato. In questo caso a urlare il crucifige e a spingere sul Golgota il cardinale era stata una strana compagnia, diremmo non proprio di Gesù, una macchina (quasi) perfetta, fatta di alti papaveri vaticani + un (non) giornalista dell’Espresso, che ha rovesciato immondizia sul tavolo di Sua Santità. Quasi, perché ben prima dell’inizio del processo, questo giornale era stato in grado di far saltare dalla pentola il coperchio truffaldino. Le ferite restano, il processo continua, gli accusatori non tireranno i remi in barca, ma nel “cardinale risanato”, chiamiamolo foscolianamente così, “la gioia e la gratitudi * ne” per il Pontefice sono stati immediatamente irrefrenabili. E così ieri, dopo averlo confidato ad alcuni amici, facendosi giurare rigoroso silenzio, poi non ha resistito e ingenuamente l’ha comunicato alla quarantina di fedeli abituali nella bellezza favolosa del paesaggio di Golfo Aranci, un infinito blu che ispira pace e confidenza. Prima dell’«andate in pace, la messa è finita» ha avvisato che la domenica seguente non avrebbe celebrato come previsto, perché il Papa lo aveva «invitato a Roma alla riunione con i caridinali e qui non potrò esserci». Ha chiesto al popolo convenuto di tenere tutto riservato. Figuriamoci. La Nuova Sardegna ha avuto lo scoop, e ieri di mattino presto l’Ansa ha rilanciato la notizia. Se permettete, sventoliamo il gran pavese. Si tratta infatti di una straordinaria vittoria per Libero, e in particolare di Vittorio Feltri che da subito ha creduto a due cose: 1) all’innocenza di quest’uomo, proprio per il trattamento ignobilmente colpevolista di tutti i mass media della galassia, per cui ha rivisto nel personaggio famoso calpestato senza pietà il medesimo trattamento subito e l’identica onestà dell’amico Enzo Tortora; 2) alla evidente contraddizione di un Pontefice che sostiene in ogni dove i diritti dell’accusato, meno che a casa sua. Invitò la redazione, e me in particolare, a studiare carte, intemet, a non dar retta solo all’accusa, ma anche alla difesa. Ci disse: «Noi lo difenderemo fino alla morte». Settimane di lavoro. Fino al primo articolo bomba di Feltri, cui ne seguirono altri dieci, invitandomi poi a dargli il cambio.
FALSA PISTA
L’inchiesta arci-documentata fu ignorata dai cosiddetti grandi quotidiani e dalle tivù del triangolo Roma-Milano-Torino, i quali anzi subito ricalcarono la falsa pista dell’Espresso, insieme all’intero novero dei quotidiani più autorevoli del mondo. 1119 ottobre 2020 la prima gigantesca pistola fumante del “sacro imbroglio” fu esibita da Feltri. 11 quale raccontò dell’incredibile l’incredibile sbadataggine dell’Espresso. Scrisse Feltri: «E bastato lavorare un po’ su intemet, roba di base mi spiega chi a Libero smanetta sul web, ma il demone era troppo goloso e avido di trionfo ed è inciampato nella sua forca». L’awocato Natale Callipari aveva depositato al Tribunale civile di Sassari la documentazione inconfutabile della truffa a Sua Santità: “In data 24.09.2020, alle ore 10 e 12 minuti, veniva creato sul sito web dell’Espresso (https://espresso.repubblica.it) un articolo dal titolo “Ecco perché il cardinale Becciu si è dimesso. Soldi dei poveri al fratello e offshore: le carte dello scandalo. E il Papa chiede pulizia”, a firma di tale Massimiliano Coccia». Dov’erano i nostri colleghi? Si mossero, tra le grandi firme, Giovanni Minoli su Radio-Rai, Ernesto Galli della Loggia, sbattuto però nelle pagine interne del Corriere della Sera, quindi, pochi giorni fa iri untervista a Stefano Lorenzetto su Oggi, dove confessa: «Lo ritengo innocente. L’ho incontrato tre volte… non ha commesso ciò di cui lo accusano». Poi gli articoli di Libero. La sola vaticanista di quotidiano che abbia esposto gli argomenti della difesa di Becciu e degli altri imputati, Franca Giansoldati del Messaggero, è stata infilzata proditoriamente in aula dal pm Alessandro Diddi, il quale poi, bloccato dal presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, ci ha provato con me: lasciati soli da qualsivoglia ordine o sindacato dei giornalisti. Poi, dopo questa dichiarazione di Galli della Loggia, gli articoli di Libero, ripresi da importanti siti lettissimi in Vaticano, sulle condanne dei giudici di Londra alla Segreteria di Stato e al Corriere della Sera proprio in merito al famoso Palazzo dello scandalo. Pare che il Papa – scusate la vanteria – abbia creduto a Libero.
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Oggi nell’udienza generale, papa Francesco ha pregato anche per Darya Dugina, la figlia dell’ideologo russo uccisa in un attentato a Mosca pochi giorni fa. “Penso ad una povera ragazza volata in aria per una bomba che era sotto il sedile della macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra”.
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