Non è bello sentirsi dare del bugiardo dalla giustizia inglese. Ma questo è accaduto al governo della Santa Sede (la Segreteria di Stato) lo scorso 26 luglio. Sono tempi di vacanza anche in Vaticano, nonostante il Papa non smetta mai di lavorare, ma chissà se l’avranno informato. Che brutte vacanze però per quel mondo di laici ed ecclesiastici la cui vita da alcuni anni ruota intorno all’indagine e poi al processo chiamato Becciu. In realtà Giovanni Angelo Becciu, cardinale sardo, privato il 24 settembre del 2020 del suo diritto ad entrare in Conclave, nessuno che abbia seguito il dibattimento e letto i verbali d’udienza, capisce più come mai sia stato invischiato nella vicenda del maledetto Palazzo londinese sito al numero 60 di Sloane Avenue. [Articolo di Renato Farina, pubblicato l’11 Agosto 2022 da Libero. Nessun quotidiano italiano lo ha rilanciato. Curioso, vero?]
LONDRA CONDANNA LA SANTA SEDE, MA NESSUNO RIPORTA LA NOTIZIA.
Le aggrovigliate vicende dove sarebbero maturati i presunti reati si dipanano a partire dalla primavera del 2019, quando da ormai un anno il porporato era stato promosso da Sostituto alla Segreteria di Stato a capo del Dicastero per le Cause dei Santi.
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Fino a ieri, quando l’ha rivelata Libero, la notizia è stata tenuto sotto coperchio dagli organi vaticani: nonostante abbiano vasti e giustificati rapporti con vaticanisti e affini, nulla è trapelato. Parliamo nell’ordine: dei magistrati dell’Ufficio del Promotore di Giustizia (tradotto: i pm della Procura del Vaticano, in primis il professor Alessandro Diddi); dei tre giudici del Tribunale (il presidente Giuseppe Pignatone in testa); nonché di svariati alti papaveri di Curia, dello Ior, di Apsa ed enti consimili. Costoro non possono che essere turbati – secondo gamme di emozioni ben diverse – dalla sentenza della Corte d’Appello
LA PERDITA
Secondo Mincione la perdita è stata causata dalla rinuncia da parte della Santa Sede del piano di ristrutturazione pello civile dell’Inghilterra e del Galles. Essa è importantissima. Per due ragioni. Ha condannato la Segreteria di Stato a un risarcimento provvisorio di duecentomila sterline (che gli esperti presumono diventeranno alla fine dei conteggi mezzo milione) da rifondere per le spese legali a Raffaele Mincione, uno degli imputati principali del processo in corso nel più piccolo Stato del mondo. Al di là del costo, sta soprattutto nella motivazione lo scorno per la reputazione della Sede ove ha la cattedra la più alta autorità morale del pianeta.
QUALE NEUTRALITÀ?
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Non si scappa: la Segreteria di Stato, tramite i suoi legali, lo scorso ottobre, aveva fatto credere al giudice di primo grado che pur essendosi costituita parte civile contro tutti gli imputati essa giurava di essere “neutrale”, che pertanto bisognava bloccare la causa intentata da Mincione, in quanto si trattava di un “abuso”, un modo per aggirare la giustizia di uno Stato sovrano qual è il Vaticano. Mincione ha fatto ricorso, citando le dichiarazioni del cardinal Pietro Parolin e del Papa, secondo le quali intorno a quel Palazzo c’era stato sicuramente un reato, e bisognava punire i colpevoli dell’affare “scandaloso”. E i tre giudici gli hanno dato totalmente ragione, essendo assolutamente fuori questione che quest’organo, espressione del Sovrano, possa considerarsi una parte silente e senza pregiudizi nel procedimento in corso all’interno delle Mura Leonine. I giudici dicono: non prendeteci in giro per favore, la Segreteria di Stato conferendo il “mandato speciale” alla professoressa Paola Severino aveva dichiarato placidamente l’esistenza del reato, e la stessa Severino aveva affermato di rappresentare «la parte lesa» chiedendo di riservarsi successivamente la «quantificazione del danno». Altro che neutralità.
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ULTIM’ORA
“Sabato mi ha telefonato il Papa per dirmi che sarò reintegrato nelle mie funzioni cardinalizie e per chiedermi di partecipare a una riunione con tutti i cardinali che si terrà nei prossimi giorni a Roma. Per questo domenica prossima non potrò essere presente alla Messa essendo impegnato a Roma”. Lo ha riferito il Cardinale Giovanni Angelo Becciu ieri mattina, durante una Messa privata celebrata con un gruppo di fedeli a Golfo Aranci, dove sta trascorrendo qualche giorno di villeggiatura. È quanto si legge su L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna oggi in edicola….
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C’è una conseguenza che genera fibrillazione e scuote la lentezza del Tribunale dovuta ai pasticci palesi del Promotore di giustizia: inizierà tra poche settimane un processo inglese sulla stessa materia di quello vaticano: il Palazzo che – grazie alla corruzione di funzionari da parte di Mincione ed altri, avrebbe causato perdite enormi (120, 250 milioni di euro: le cifre ballano) alla Segreteria di Stato e perciò all’obolo di San Pietro, il tesoro con cui il Papa aiuta i poveri.
LA PERIZIA INGLESE
Mincione sostiene, forte del parere di consulenti ineccepibili, che se la Segreteria di Stato non avesse mandato a monte l’affare comperandosi tutto il Palazzo e rinunciando al piano di ristrutturazione che avrebbe reso sicuramente centinaia di milioni, sarebbe andato tutto bene. Altro che truffa. Tutto è stato autorizzato e firmato dalle più alte autorità della Santa Sede. Del resto è negli atti processuali che lo studio inglese rinomatissimo che la Segreteria di Stato aveva incaricato di una valutazione della vicenda, aveva consigliato i clienti vaticani di mettere in sicurezza il Palazzo, sviluppandone le potenzialità di reddito, e poi denunciare alle autorità di controllo le opacità e gli eventuali maneggi criminosi, senza rimetterci alcunché.
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Mincione si è rivolto al Tribunale inglese sostenendo il danno alla sua reputazione, per l’impossibilità di difendersi adeguatamente presso uno Stato che usa forme di (non) diritto primordiali, come i “rescripta papali“, fatti firmare al Pontefice, che consentono poteri illimitati, e senza alcuna giustificazione, agli accusatori. Invano il Vaticano ha cercato di impedire il corso della giustizia inglese, la cui giurisdizione era peraltro prevista dal contratto con il finanziere italo britannico. Si va avanti. Che differenza con la magistratura italiana, che ha consentito atti iniqui come le perquisizioni nelle curie e nelle Caritas della Sardegna, pur in presenza di sentenze della Cassazione che mettevano in guardia dall’obbedienza pronta, cieca e assoluta ai mandati di arresto, alle richieste di sequestro e alle rogatorie della Procura d’Oltre Tevere. Si pensi a quanto accaduto ad un funzionario amministrativo della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, mentre era indagato (poi è stato rinviato a giudizio). Il Promotore di giustizia ha chiesto il sequestro dei suoi beni in Italia. La procura romana ha immediatamente conferito questo patrimonio alla Santa Sede. Il tutto senza attendere il giudizio del Tribunale del Riesame, che ha invalidato l’atto e restituito case e quattrini al Tirabassi. Niente da fare. Il Vaticano non ha restituito un bel niente.
I GIUDICI DI SUA MAESTÀ
Gli inglesi sono meno succubi. Sia chiaro: la Corte d’appello civile non si è pronunciata nel merito, ci mancherebbe, ma non ha bevuto le tesi che puntavano a rinchiudere una vicenda svoltasi tra Londra e Roma esclusivamente all’ombra del Cupolone. Insomma: è l’equivalente di un oneroso rinvio a giudizio. Il timore è che i giudici di Sua Maestà si applichino alle questioni sotto esame con criteri esclusivamente tecnici, come costume locale, in contrasto con la gestione opportunamente a-tecnica ma giudiziosamente politica da parte di Pignatone, per raddrizzare i binari storti di Diddi e non trascinare il Papa, della cui buona fede nessuno deve poter dubitare, nel discredito. Il tutto senza inzuppare la vicenda in ideologie pauperistiche abbastanza ipocrite.
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Com’è noto il Vaticano è tra i maggiori proprietari di immobili a Londra, tra l’altro in quartieri d’alto bordo sin dal 1931, quando Pio XI, da buon brianzolo, pensò bene di investire nel mattone i denari ottenuti dall’Italia per il risarcimento dei territori passati sotto sovranità del Re: se fosse valido il ragionamento invalso per il numero 60 di Sloane Avenue si dovrebbero vendere quelli di lusso, che sono tanti… Ci sarebbe un’altra notizia: nessun giornale o talk-show o Tg del Triangolo magico (Milano-Roma-Torino) del potere mediatico ne ha scritto o parlato. Perché? I loro corrispondenti non hanno segnalato la notizia ben presente sui quotidiani inglesi? O c’è anche qui un pensiero unico che vieta qualsiasi articolo che faccia dubitare della colpevolezza di Becciu? Esaltano la stampa anglosassone, poi non la imitano quando è scomoda per la loro “linea”. Questo sì che è sovranismo italo-vaticano.
Oggi su
http://www.korazym.org/78037/cardinal-becciu-a-margine-di-una-messa-a-golfo-aranci-saro-reintegrato-nelle-mie-funzioni-di-cardinale-il-papa-mi-ha-invitato-al-concistoro/
“Sabato mi ha telefonato il Papa per dirmi che sarò reintegrato nelle mie funzioni cardinalizie e per chiedermi di partecipare a una riunione con tutti i cardinali che si terrà nei prossimi giorni a Roma. Per questo domenica prossima non potrò essere presente alla Messa essendo impegnato a Roma”. Lo ha riferito il Cardinale Giovanni Angelo Becciu ieri mattina, durante una Messa privata celebrata con un gruppo di fedeli a Golfo Aranci, dove sta trascorrendo qualche giorno di villeggiatura. È quanto si legge su L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna oggi in edicola….