Un’altra tragica buffonata, in grado di portarci alla Terza Guerra Mondiale; questo sono i missili lanciati su Damasco e Oms, le città siriane colpite da tre paesi neocolonialisti: Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia.
Donald Trump, Teresa May e Emmanuel Macron sono impegnati a rilegittimare il colonialismo sul Mediterraneo Orientale, per rapinarne i giacimenti di idrocarburi, i più vasti e ricchi d’ogni tempo.
Pubblicato con altro titolo su La Verità il 15.04.18 |
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Dal 2009 il Mediterraneo orientale è un immenso bacino di idrocarburi. Si cominciò coi giacimenti Tamar e Leviathan, nelle acque libanesi e israeliane. Nel 2011 fu scoperto il giacimento Afrodite, di fronte a Cipro.
I paesi che possono avvantaggiarsi di queste ricchezze sono tutti quelli affacciati sul Mediterraneo orientale: Libano, Israele, Cipro, Turchia, Grecia e l’Italia, la quale, oltre alla posizione geografica e ai tradizionali legami politico economici coi paesi dell’area, è dotata dell’Ente Nazionale Idrocarburi, l’ENI, il gioiello creato da Enrico Mattei, ucciso proprio a causa di esso.
Era agosto 2015 quando l’Eni scoprì Zohr, il più grande giacimento di gas nelle acque egiziane del Mediterraneo. Zohr è esteso 100 chilometri quadri, con 850miliardi di metri cubi di gas, equivalenti a 5,5miliardi di barili di petrolio.
Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, si recò al Cairo per aggiornare personalmente il Presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, il Primo Ministro, Ibrahim Mahlab, e il Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie, Sherif Ismail.
Dall’inizio di quelle prospezioni l’ENI era nell’occhio del ciclone giudiziario. Cominciarono pure a circolare voci sulla sua possibile privatizzazione, a vantaggio di chi? Della Francia, ovvio.
Il vertice ENI nel settembre 2014 fu indagato per corruzione internazionale dalla Procura di Milano. A marzo 2016 era ancora in corso un’inchiesta internazionale in collaborazione fra inquirenti italiani e olandesi. Olanda e Gran Bretagna sono tutt’uno negli interessi petroliferi.
Sei mesi dopo la scoperta di Zohr da parte dell’Eni, il cadavere torturato di Giulio Regeni fu gettato fra i piedi della compagnia italiana e di Al Sisi, il presidente egiziano. Regeni era sotto il controllo delle autorità inglesi, quelle che non hanno dato alcuna collaborazione agli inquirenti.
Maggio 2013, Carla Del Ponte ex procuratore del Tribunale penale internazionale e membro della Commissione ONU sui crimini di guerra:«I ribelli (anti Assad, NdR) hanno usato armi chimiche, facendo ricorso al gas sarin» |
La guerra in Siria è iniziata due anni dopo le prime scoperte, il 15 marzo 2011, con le dimostrazioni pubbliche contro il governo centrale di Damasco. Era maggio del 2013, quando, in un’intervista alla Radio svizzera italiana, Carla Del Ponte ex procuratore del Tribunale penale internazionale e membro della Commissione ONU sui crimini di guerra, dichiarò:«Stando alle testimonianze che abbiamo raccolto, i ribelli (anti Assad, NdR) hanno usato armi chimiche, facendo ricorso al gas sarin». [leggi qui]
La “spontaneità” della rivolta fu resa credibile nel contesto più ampio della primavera araba, che ha destabilizzato tutta l’area gravitante sul bacino mediterraneo e, in particolare, ha gettato nel caos i due paesi principali, la Libia e la Siria. In altre parole Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno prima crearono il caos, per poi presentarsi come la soluzione del problema.
Questo ha tuttavia consentito il reingresso della Russia nel Mediterraneo, dopo la disastrosa ritirata dell’Unione Sovietica. Per di più il ruolo della Russia oggi nel Mediterraneo è di gran lunga più legittimo di quello dei tre colonialisti. Mosca infatti soccorre un legittimo capo di Stato, Bashar al Assad, il cui paese, la Siria, è sul Mediterraneo e dunque ha titolo ha rivendicare i diritti sui giacimenti.
I tre non se ne fanno una ragione e dall’inizio delle prospezioni portano avanti il loro disegno coloniale.
L’operazione è compiuta costantemente con la medesima tecnica, in Egitto come in Libia, in Tunisia come in Siria, in tutta la fascia settentrionale africana.
Fase UNO. Dal 2009 al 2011 sono infiltrati in Siria, in Libia, in Egitto, in Tunisia e in Algeria (dove hanno tuttavia fallito) gruppi terroristi mercenari, prezzolati, presentati come “combattenti della libertà”. L’infiltrazione è avvenuta anche mediante navi da pesca e con l’aiuto di trafficanti internazionali di clandestini, ai quali fu assicurata l’immunità.
Fase DUE. I terroristi seminano il caos e gettano nel panico la popolazione civile con attacchi micidiali e indiscriminati: mediante armi tradizionali, bombe al plastico e, come ci dice Carla Del Ponte, con armi chimiche.
Sullo stesso tema – Trump Gioca alla Roulette Russa con Leviathan – Gran Bretagna coi nervini scoperti: basta bufale – SIRIA INTOSSICATA DI BUGIE |
Fase TRE. Mentre le nefandezze si compiono, i circuiti massmediatici internazionali mettono alla gogna i capi di Stato da abbattere. Sono tutti caduti, a cominciare da Muhammad Gheddafi, ma Bashar al Assad ha resistito, grazie al sostegno di Russia e Iran, la quale nel frattempo è entrata nel mirino per il “piano nucleare”.
Di conserva sono passati alla fase QUATTRO, tuttora in corso: i neo colonialisti Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti premono per l’intervento armato, naturalmente per “restituire la libertà al popolo siriano”. Vorrebbero coinvolgere la NATO, stiamo dunque attenti.
A corollario, in Italia come in Grecia, è stata favorita l’ascesa di governi complici, abbattendo quelli inaffidabili, i quali, secondo alcuni, si sono lasciati abbattere troppo facilmente, ma questa è un’altra storia.
Per questa tragica buffonata, il mondo dovrebbe entrare in guerra.
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Sembra che chi detiene il potere, in ogni settore, non si sia ancora reso conto del fatto che c’è una fetta dell’informazione che sfugge al controllo e che opera in maniera libera.
Anche se rapidamente stanno cercando di tappare le falle inserendo in rete professionisti che devono creare confusione e alzare una cortina fumogena per impedire che quelle false verità che vengono propinate dai media ufficiali sia esposte per quello che sono: fake news, così come si chiamano adesso.
Avidità senza limiti che non ci porterà niente di buono!
Assad è un criminale? Che sia provato!
Se fosse vero sarebbe giusto che la comunità internazionale si occupasse di lui.
Di contro, cercare di toglierlo di mezzo sulla base di informazioni “riservate” è un film già visto. Quell’area è una santabarbara. Non sembra il caso di dare fuoco alle polveri.
La verità è una chimera sempre più lontana dall’affermarsi e questo grazie anche agli organi di informazione/disinformanti.Sempre ossequiosi ai poteri.
Ugo