Cinema in corto finale? Lo streaming, dicono, suona la campana a morto al grande schermo. E’ davvero così?
Lo sostengono la pubblicità in tivvù e i benpensanti che scrivono sul web: il problema per la generazione di giovanissimi – dicono – è che non sanno che scaricare film è illegale, non sanno che si commette reato, non hanno idea che si toglie lavoro a persone, che si viola il diritto d’autore etc etc …
Le leggi di solito seguono e s’adeguano ai costumi. Se introduci una legge contro i mulini a vento, irreale e inapplicabile, non è detto che essa rifletta la realtà operante dietro lo streaming. C’è tuttavia altro che non torna in questo quadro.
Ricordiamo quando la tele a colori si diffuse, il cinema fu dato per morto da tanti. Echeggiano ancora gli anatemi contro le video cassette a nastro e le copie napoletane sulle bancarelle d’ogni dove. Le video cassette scomparvero, sopravvennero i Cd e i DVD, ora il Blu Ray e il cinema sopravvive come sopravvisse, anche in barba allo streaming.
Quanti lanciano anatemi ricordino che negli Stati Uniti la tivvù a colori arrivò trent’anni prima e il cinema non se ne preoccupò più di tanto, anzi i cineasti yankee furono avveduti a sviluppare tecniche, stili, distribuzioni e visioni tali da sopravanzare il cinema europeo e stendiamo un velo pietoso su quello italiano. Anzi no, ricordiamo che i nostri film – con rare eccezioni – seguivano intanto filoni di alto livello come le vicende di professoresse, dottoresse e studentesse di varia vocazione.
Ricordiamo pure certi registi sicuri di essere Fellini già prima del primo ciak, grazie alla tessera di partito o ai favori del produttore o della/del di lui fidanzata/o. Sorvoliamo.
Il film statunitense intanto s’irradiò, adattando anno dopo anno l’offerta alla domanda, indirizzandola piuttosto che farsene dominare, come qualunque avveduto che sappia stare sul mercato.
Non di meno fummo assordati dalle prefiche in coro che blaterano tuttora di dittatura culturale. Come se sia difficile dominare un mercato come quello italiano dove attori, registi e produttori – con eccezioni sempre più rare e nonostante l’Oscar velenosamente invidiato – hanno una vocazione al canile impossibile da dissimulare.
Arrivato il web, il coro di disperati cambia le parole con la musica immutata. Orbene, si sa quanto inutili siano i dispendiosi spot pubblicitàprogresso, profittevoli per chi vi lavora a spese di tutti, sapendo di non cavare un ragno dal buco.
Qual è la soluzione? Non ce ne deve importare nulla, tanto meno in un mondo sedicente liberista a cantilena.
Il web impazza da vent’anni; i download di conserva. Qual è l’esito, oggi?
Sono effimeri sugli schermi i film mediocri: come farfalle dalle ali spezzate campano meno d’un giorno, anche senza il tasto enter. E meno male. Al contrario, quelli che hanno spessore, sfidano milioni di scaricatori di svago, se ne fregano dello streaming.
Il film davvero bello te lo vedi sul mega schermo 3D a casa, poi ti domandi chissà come sarebbe al cinema. Se hai soldi e tempo (di solito s’accompagnano) ti dai una risposta gradevole. Contano soldi e tempo, più che altro, ma non conta nulla lo streaming né gli scaricatori di svago in questo mondo noioso.
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