Casale San Nicola: la presenza dell’estrema destra non giustifica né il disagio inflitto ai residenti né i manganelli sulle loro schiene #foaveritàavvelenata
Anna Foa scrive su Pagine Ebraiche: «I ‘cittadini italiani’ che, sotto la guida di forze di estrema destra come Militia e Casa Pound, si scagliano a Roma come a Treviso contro dei profughi, danno fuoco alle loro povere cose, cercano di cacciarli gridando di “non volere i negri”, affermano anche di non essere razzisti ma di agire ‘per paura’. La giustificazione gira da tempo sui media: abbiamo paura di loro, per questo non li vogliamo. Ma che cos’è questa paura e siamo proprio così sicuri che tale paura non abbia proprio niente a che fare col razzismo? Perché questi cittadini tanto paurosi non hanno paura di una persona o di un gruppo di persone determinate, che abbiano fatto loro del male o minaccino di farlo; hanno paura di coloro che hanno un colore diverso della pelle, che vengono da un altro continente, che vivono in condizioni di grande disagio. Hanno cioè paura di chi è diverso da loro. È la paura dell’altro, non una paura specifica, motivata. È la paura di perdere il proprio status, le proprie idee. Personalmente, non provo nessuna pena per queste persone. Tale paura è infatti parte costitutiva del razzismo, della prepotenza, dell’odio del diverso. Sono razzisti, e per di più razzisti paurosi.»
Foa trascura dati importanti e a lei, prof di storia, ben noti.
Primo. La presenza di Militia e Casa Pound fra i manifestanti di Casale San Nicola è una responsabilità del prefetto Gabrielli, non dei residenti. Il prefetto avrebbe dovuto ordinare alla questura di individuarli e separarli dagli inermi manifestanti di Casale San Nicola. Non lo ha fatto. Anzi, ha usato quella presenza come alibi per la violenza; come negli Anni di Piombo quando i pariolini in orbace prendevano ordini in questura. Film già visto.
Secondo. Quand’anche Militia e Casa Pound fossero stati assenti, il disagio dei residenti di Casale San Nicola è reale e ingiusto.
Terzo. È un disagio reale perché, ovunque i clandestini siano stati collocati, la qualità della vita del circondario è precipitata, per una quantità di motivi: dalla difficoltà di integrazione alla commissione d’un ventaglio di reati.
Quarto. È un disagio ingiusto perché inflitto in base a un arbitrio, tutt’al più tenendo in massimo conto le esigenze della cooperativa che ha vinto l’appalto per l’accoglienza – con sozzure ben note – e niente affatto l’equanime distribuzione del disagio fra i cittadini.
Quinto. L’equanime distribuzione del disagio fra i cittadini italiani è impossibile. Di questo tuttavia non sono responsabili i residenti di Casale San Nicola. L’accoglienza dei clandestini e dei profughi – Foa non bari, non sono solo “profughi” – colpisce i meno abbienti, i quartieri più disagiati e comunque, fa precipitare la qualità della vita dei fortunati prescelti.
Sesto. L’accoglienza indiscriminata – voluta da Bergoglio e dal trogolo politico – si risolve in un danno ingiusto, al quale giustamente la gente reagisce violentemente e ancor più lo farà in futuro.
Settimo. Sostiene il prefetto Gabrielli “noi siamo titolari dell’uso della forza” e aggiunge “io sono chiamato a fare questo lavoro. Se poi gli immigrati non li vogliamo, si contestano cose che stanno sopra la mia testa”. Due affermazioni temerarie. Il disagio reale dei cittadini e la vulnerazione dei loro interessi concreti non si risolvono col manganello. Olio di ricino e manganello sono binomio inscindibile. Non si capisce dunque perché minacciare l’olio sia più grave che usare il manganello. Se le cose contestate stanno “sulla testa” del violento prefetto, figurarsi quanto più in alto passino su quella dei cittadini. Imporre col manganello la soluzione sbagliata è quindi provocazione priva d’ogni giustificazione. Anzi, aumenta la violenza.
Ottavo. Chi si chieda perché accade quanto illustrato sinora, osservi il fiume di milioni che fluiscono verso le casse delle cooperative.
Nono. Foa distribuisce patenti di razzista pur conoscendo bene i fatti oggettivi appena esposti e tuttavia messi in ombra nel suo farisaico intervento su Pagine Ebraiche. Chi autorizza Foa a insultare così un vecchio che piangeva di fronte allo stravolgimento della sua vita quotidiana? Foa non ha alcuna giustificazione per insultare le persone coartate dallo Stato. Il razzismo non nasce come pianta spontanea ma consegue alla stupidità di borghesi piccolo a piacere. Se tuttavia Foa è convinta che lo Stato abbia fatto bene – unico in Europa – ad aprire indiscriminatamente ai profughi e – non dimentichiamolo ai clandestini – allora c’è una via sicura per arginare la diffusione del razzismo: Foa dia l’esempio e ospiti un po’ di clandestini. Ci faccia sapere quanti, come, dove e per quanto tempo.
Decimo. Sconsiglierei tuttavia di imitare la furbizia di Bergoglio che dopo aver salmodiato “vergogna!” ha messo una poltrona da barbiere sotto al colonnato del Bernini e concesso un dormitorio per 30 persone, cioè neppure un millesimo di quanto le strutture religiose di Roma possono accogliere. Numeri e proporzioni assurdi e ipocriti, come Foa sa molto bene, dacché essa ha il conto preciso di quanti ebrei S. S. Pio XII di venerata memoria accolse nei conventi di Roma e del circondario, senza berciare “vergogna!” né rivendicare meriti a posteriori.
[cryout-pullquote align=”right” textalign=”justify” width=”25%”]Chiediamo al Parlamento di respingere il ddl Cirinnà, che dà alle unioni omosessuali più diritti della famiglia – padre, madre e figli –abbandonata a se stessa e iper tassata. Clicca qui per: NO ddl Cirinnà[/cryout-pullquote]Undicesimo. A proposito, lo sa anche Gabrielli, il titolare dell’uso della forza, quante strutture religiose sono a Roma e nel circondario. Stupisce che non le abbia requisite, almeno trecento, nessuna delle quali protetta dall’extra territorialità del Vaticano.
Dodicesimo. Foa corre in soccorso dello sconsiderato Bergoglio. Maria Antonietta voleva distribuire le brioche ai pitocchi. Foa sparge polpette avvelenate da sub cultura opportunista, la stessa che favorì la Shoa, e chiama razzista chi non abbocca. #foaveritàavvelenata
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Alla Foa consiglierei di calmarsi, essere più cauta nei giudizi, e magari anche rileggersi qualcosa di Carl Jung sui temi delle fobie e della paura. Come quella “lettera al pastore Fritz Buri” del 10 dic 1945 in cui scrive: “…non tento mai di liberare i pazienti dalla paura. Al contrario, li conduco sino al motivo profondo che spiega come essa sia giustificata.”
Nitore di pensiero!
Sì, ma l’ha fatto leggere alla Foa? Ha provato a discuterne con lei? Altrimenti è inutile, perché la Foa scrive sui giornaloni, lei no, anche se può avere ragione. A proposito: lo faccia leggere anche alla Morresi, che sull’Occidentale difende la cosa perché deve difendere Alfano e il NCD.
L’ho postato sul profilo FB di Pagine Ebraiche. Grazie per la segnalazione sulla Morresi.